Venuti a conoscenza della deliberazione della Giunta Comunale n. 118 del 25 maggio, avevamo avanzato l’istanza, ai sensi dell’art.5 del D.Lgs. 14 marzo 2013, n. 33, per ottenere copia di tutti i documenti, quali istanze, relazioni istruttorie, pareri, nonché gli atti intermedi connessi al procedimento di formazione della delibera. Per tutta risposta il Dirigente del comune in data 25 giugno trasmetteva alla nostra segreteria copia della lettera prot. 12554 dell’8 maggio con la quale l’IMAM responsabile del Centro Culturale Islamico manifestava l’intenzione “di costruire all’interno del territorio comunale una struttura che diventi punto di riferimento importante per le famiglie islamiche residenti.” Null’altro.
Ciò starebbe a significare che l’analisi della questione non sia stata supportata da alcuna relazione sulla fattibilità dell’iniziativa, alcuna indagine sulla realizzabilità dell’eventuale cambio di destinazione del sedime necessario, alcuno studio sulle condizione dei rapporti e degli impegni vincolanti che gli attori della prevista convenzione sarebbero pervenuti ad assumere, ma più semplicemente che l’istruttoria dell’atto amministrativo si sarebbe basata su di una intenzione espressa senza formalità alcuna, di mera matrice politica.
Tuttavia due impegni di particolare rilevanza compaiono nella bozza di convenzione:
1) “Il responsabile del centro ogni anno entro dicembre dovrà inviare all’Ufficio Affari Sociali del Comune il programma delle attività da svolgere nell’anno successivo” ma non vene indicato il soggetto che valuterà (ammesso che sia prevista una valutazione) le attività previste e neppure vengono esplicitati i criteri per la valutazione sull’accettabilità delle iniziative proposte.
2) Il comune, facendo proprio quanto previsto dalla Costituzione della Repubblica italiana agli artt. 2, 3, 6, 8, 10, 11, 20, e 21 dove vengono riconosciuti i diritti fondamentali della persona umana e le libertà di pensiero, di coscienza e di religione, nonché dalle Dichiarazioni, Convenzione e Patti Internazionali citati nella delibera di approvazione dello schema di convenzione, si impegna a valutare la possibilità di vendere o cedere in diritto di superficie all’associazione un’area insistente sul proprio territorio, idonea alla costruzione della struttura che dovrebbe essere aperta a tutta la cittadinanza.
La cosa strana è che non si comprende cosa voglia dire far proprio, forse che tali principi fanno parte di un patrimonio che solo con volontà espresse in atti ufficiali sono vincolanti anziché essere universali?
Nessuno mette in dubbio l’universalità di tali principi, ma qui la questione è un’altra: si tratta di capire quali conseguenze potranno scaturire dalla convenzione e se veramente la reciprocità dei valori essenziali per le parti in causa sarà rispettata).
Inoltre è di tutta evidenza come un impegno a valutare la possibilità rappresenti una frase elegante per affermare che non c’è ancora impegno a cedere, in modo tale da tacitare eventuali opposizioni da parte di coloro che si ritengono contrari all’iniziativa, ma nello stesso tempo può essere una locuzione poco opportuna, ma valida, per mascherare una volontà di cessione già promessa e confermata dalle intenzioni malcelate dei nostri amministratori.
La verità affiora finalmente!
Leggiamo sulla stampa del 13 settembre che l’impegno della Giunta si sta concretizzando.
E tutto questo “apertis verbis” senza alcuna seria istruttoria amministrativa di supporto (oppure, se dovesse esistere, ricordiamo che a noi richiedenti non è stata consegnata)
Ed allora vale la pena di soffermarsi a riflettere su parecchi punti stridenti dell’iniziativa:
L’Assessore Broda sostiene la necessità di “realizzare una struttura ove favorire l’integrazione, considerando che molti bambini islamici frequentano da anni scuola e giochino insieme con i nostri figli e nipoti”……..ma noi vogliamo che continuino a studiare con i nostri bambini e non vengano isolati e ghettizzati, come succede già alle donne islamiche, magari in un centro culturale con scuola di arabo e corano.
L’Assessore Broda sostiene che “molti erroneamente, parlano di costruzione di una moschea. Noi parliamo di un centro culturale con finalità condivise con l’amministrazione comunale, definite in una convenzione approvata dalla giunta e condivisa anche con la cittadinanza….” ma forse dimentica che nell’istanza del Responsabile del Centro Culturale e nella bozza di convenzione approvata, espressamente viene citata la realizzazione di un luogo di preghiera (che cosa poi voglia significare quell’espressione “aperto” messo tra le parentesi occorrerebbe chiederlo all’estensore!).
L’Assessore Broda sostiene che l’iniziativa è stata approvata dalla Giunta e condivisa dalla cittadinanza. Ma quale parte della cittadinanza? Forse quella interessata alla realizzazione? Forse l’Assessore dimentica che non tutti i componenti della Giunta hanno approvato la deliberazione: ne dobbiamo dedurre che neanche nella compagine di governo della città i pareri sono unanimi sull’argomento.
Ritorniamo pertanto a sostenere con insistenza che i rapporti tra le parti in causa debbano essere minuziosamente regolamentati in un documento che contenga ben altro che l’affermazione banale e generica di un inutile e pleonastico riconoscimento di principi già esistenti ed attualizzati nella nostra comunità.
Noi vogliamo vedere gli atti inerenti il cambio di destinazione:
a) l’individuazione dell’area e le motivazioni che hanno sorretto la scelta;
b) le modalità di attuazione del cambio di destinazione urbanistica nonché le implicazioni di carattere economico – patrimoniale;
c) le relazioni, i verbali, i resoconti e/o le registrazioni comprovanti che la bozza di convenzione è stata condivisa con la cittadinanza.
Non ci sentiamo infatti lontani dalla realtà quando affermiamo che, al di là dei soliti personaggi più o meno pubblici, nel contesto cittadino l’iniziativa si tende a farla passare sotto silenzio. Ed e’ proprio per difendere gli interessi della città ignara che ci sentiamo impegnati a chiedere, a norma degli articoli 72 e seguenti dello Statuto comunale, l’indizione di un referendum popolare sull’argomento, certi che il Sindaco e il Consiglio Comunale non vorranno sottrarsi a consentirne l’esecuzione.
Riteniamo l’argomento di altissimo interesse e non condividiamo con gli altri principali attori che rimanga nascosto nelle segrete stanze del Palazzo.
Chiediamo infine la sospensione di tutti i procedimenti sino alla conclusione del referendum ed alla più approfondita conoscenza dei fatti.
La Segreteria della Sezione Oriana Fallaci
Lega Nord Novi Ligure