Sospiri, perplessità, e anche un certo senso di ‘spiazzamento’. Ieri pomeriggio i vertici provinciali di Cgil, Cisl e Uil (supportati dalla presenza dei loro riferimenti diretti ‘di categoria’ all’interno del pubblico impiego e di Palazzo Rosso) hanno probabilmente dovuto ‘correggere’ in corsa i toni e i contenuti della conferenza stampa indetta il giorno prima, alla luce di informazioni fornite in mattinata (“e in bozza, ad oggi non abbiamo in mano documenti ufficiali”) dall’assessore al Bilancio del comune Matteo Ferraris ai rappresentanti Rsu.
Ha detto Silvana Tiberti (Cgil): “Fino a qualche mese fa l’ammministrazione di centro sinistra dichiarava in comune ad Alessandria un disavanzo di 25 milioni di euro annui, e minacciava licenziamenti di massa. Ora l’assessore Ferraris pare abbia preannunciato il raggiungimento del riequilibrio di bilancio per il 2013, con 103 milioni di entrate, e altrettanti di uscite. Di fronte ai miracoli, non si può che allargare le braccia, e compiacersi”.
Dello stesso tono, tra l’esterrefatto e lo scettico, anche gli interventi di Aldo Gregori (Uil) e Alessio Ferraris (Cisl), che poi hanno comunque tentato una disamina articolata della “galassia” comunale, da Palazzo Rosso alle varie partecipate. Sottolineando la propria disapprovazione per l’approccio a ‘spezzatino’ con cui si sono affrontare le singole questioni (Tra, Aspal, Amiu, Atm), che finora ha portato a “circa 200 casi di cassa integrazione” (compresi 1 101 di Atm, dal prossimo 1 novembre, ndr), oltre alla perdita del lavoro da parte dei precari e ai danni subiti dagli ‘invisibili’, ricordati da Silvana Tiberti “ossia i fornitori del comune che vedranno, bene che vada, il 50% di quanto loro dovuto tra chissà quanti anni, ma anche gli esercizi commerciali del centro cittadino, a partire dai bar, che da quando sono stati eliminati buoni pasto, straordinari e integrativi hanno avuto un vero tracollo”.
Davvero interessanti anche alcuni elementi emersi attorno ad Amag: anzi, troppo interessanti per ‘bruciarli’ in due battute: torneremo presto sulla (ex?) cassaforte del comune di Alessandria, con qualche riflessione ad hoc. Mentre riguardo ad Atm, i sindacati hanno tenuto a precisare che lì, grazie ad un dialogo concreto con gli amministratori (scuola Moderati, aggiungiamo noi: il partito di Miraglia e Cermelli sembra avere con le rappresentanze dei lavoratori un dialogo assai più pacato e collaborativo del resto del centro sinistra, in questa fase), un accordo è stato raggiunto, e si è imboccata una strada che si auspica possa condurre fuori dall’emergenza.
Però, inutile nascondersi dietro ad un dito, il clou dell’incontro è stata la rivelazione del raggiunto riequilibrio di bilancio, a quota 103 milioni di euro per il 2013. Le domande che tutti ci poniamo, nel rallegrarci del traguardo raggiunto, sono naturalmente quelle più banali e scontate: da dove arrivano i 10 milioni aggiuntivi di entrate? Ed è vero, come dicono i sindacati, che 24 milioni di euro di spese del personale, su un bilancio di 103 milioni, fanno di Alessandria un comune virtuoso e da applausi, ancorché paradossalmente in dissesto, o fallito, come non mancano di sottolineare costantemente i media nazionali?
Sul fatto che l’assessore Ferraris abbia finora lavorato col massimo impegno, dubbi non ne abbiamo. Sappiamo anche che è attento lettore del nostro magazine, per cui confidiamo di apprendere direttamente da lui (nella misura in cui può pronunciarsi, prima del consiglio comunale di martedì e mercoledì prossimi) come stanno le cose.
Dopo di che, non ha forse tutti i torti l’osservatore attento di cose alessandrine che mi dice: “da quanto avete cominciato tutti ad occuparvi di numeri e bilanci, la politica è morta”. Ma di questo parliamo magari un’altra volta.