La mostra, a Palazzo Guidobono, nel cuore storico di Tortona, durerà fino al 10 novembre, con l’intento di illustrare ed approfondire grazie alla ricerca e alla cura del Prof. Mauro Galli il percorso artistico del pittore e scultore tortonese Carlo Pedenovi in circa cento opere tra dipinti, disegni, sculture in gesso, marmo, terracotta e bronzo.
Appena ventenne Carlo inizia a frequentare lo studio genovese di Antonio Morera, scultore e decoratore dell’epoca del fascio, di impostazione novecentista, da cui apprende in particolare sulla scultura e sulle tecniche manualistiche per realizzarla; a seguire, la carriera di Pedenovi è segnata dall’incontro con Giancarlo Marchese, altro giovane tortonese, insieme al quale apre uno studio.
Nel 1957, trentenne, si iscrive all’ Accademia di Brera dove fa propri i linguaggi della modernita’ avvicinandosi al neocubismo. Pedenovi tra Astrazione e Realismo sceglie il secondo, tentando di coniugare modernità e tradizione, esprimendosi con una nuova figurazione ed attingendo l’ispirazione da Giacomo Manzù e Arturo Martini.
Nelle opere realizzate intorno agli anni ’60 e soprattutto nelle sculture geometrizzate e semplificate si rivela lo stile neocubista. Dalla metà degli anni ’60 in poi Carlo viaggia molto, soprattutto grazie alla passione per la montagna e le scalate, si sposta in luoghi paradisiaci, remoti e silenziosi, che accendono la fiamma della sua vena artistica avvicinandolo sempre più all’essenzialità della natura che gli dà continua linfa per esprimere lo spirituale e la ricerca dell’anima in ogni angolo della terra. Himalaya, Ande, Alpi, Caucaso, sono i luoghi e le fonti di ispirazione dove lasciandosi trasportare dagli usi e dalle tradizioni delle popolazioni, illustrandone le precarie condizioni di vita, le camminate infinite, la fatica quotidiana dei gauchos argentini, delle donne del Mali, portatori nepalesi, campesinos della Bolivia e del Perù, colti nella semplicità della routine quotidiana, per lo più in mezzo al vento e alla sabbia del deserto, con i volti malcelati da veli e palandrane, Pedenovi esprime la sua curiosa ricerca dell’assoluto e della semplicità.
Le forme divengono morbide ed arrotondate, piu vicine ai paesaggi naturalistici che incontra nei suoi viaggi. Tutto ciò permette allo spirito libero di Carlo di realizzare la scoperta profonda dell’essenzialità. Questo è lo stile che più lo caratterizza e lo rende unico. L’ultima stagione dell’artista, sviluppatasi nel primo decennio del nuovo millennio. ha fatto registrare una nuova tendenza pittorica, con l’applicazione del puntinismo nell’uso del colore acrilico, di matrice divisionista. Quasi come ricollegandosi idealmente a Pellizza da Volpedo, con un uso di colore molto intenso, reso vivido dalla diffusione luminosa l’artista abbandona cosi l’uso della stesura monocromatica del colore. Con questa nuova modalità espressiva ha raffigurato numerosi elementi naturalistici tra cui, particolarmente riusciti, gli alberi, come ‘Il Salice’, con rami nodosi e spogli stagliato contro la luminosità del cielo, a volte spaccati e squartati, quasi a farne uscire l’anima, quell’anima della natura che è madre e amante, la ricerca continua di Carlo Pedenovi nell’arte.