Si chiama Candida, Marco Candida, ma la sua anima rivela sfaccettature noir. Il giovane scrittore tortonese, trentacinque anni compiuti da poco, ha già al suo attivo ben sei libri e una raccolta di racconti. L’ultimo, uscito da poco, si intitola “Il ricordo di Daniel”.
A soli dodici anni scrive, con una mitica Olivetti lettera 22, il suo primo libro “un giallo” di circa una ventina di pagine, ma confessa che una volta terminato lo butta. Il suo vero primo libro lo scrive a venticinque anni, l’anno dopo firma con una piccola casa editrice e nel 2007, all’età di ventotto anni ha la soddisfazione di vedere pubblicato “La mania per l’alfabeto”, romanzo autobiografico ambientato tra Tortona, Alessandria e Genova.
Marco è nato a Tortona, ha studiato giurisprudenza per qualche anno e ha svolto per un breve periodo un lavoro d’ufficio, ma alla fine ha ceduto al fascino della scrittura, con tutti gli annessi e connessi: viaggi e tante letture.
Ha vissuto in America, Minnesota, circa 2 anni e mezzo, invitato da un’università grazie al Dipartimento di Letteratura e Scrittura Creativa.
Marco, quali sono le letture che ti hanno condizionato o che semplicemente prediligi?
Ce ne sono molte, ma ti dico solo chi mi ha colpito di più. Diciamo che a dodici anni avevo già letto i russi (Tolstoj, Dostoevskij, ecc), Honoré de Balzac, ecc., poi ho scoperto Hemingway, Jack London, Stephen King, Karen Russell, Charles Baxter e tanti altri.
Tra gli italiani?
Tra i contemporanei Umberto Eco, anche se lo preferisco come saggista che come romanziere, Ermanno Cavazzoni, che ha collaborato con Federico Fellini al soggetto e alla sceneggiatura del film La voce della luna, Carmelo Bene, e poi ancora Giulio Mozzi, Lorenza Ronzano. Lo scrittore e sceneggiatore Luigi Malerba. E poi non dimentichiamo Dante.
In questo momento hai in mano dei libri, tra cui ‘Festa mobile’ di Ernest Hemingway.
Sì tra i miei autori americani preferiti, lui occupa sicuramente uno dei primi posti. In particolare questo libro, uscito postumo negli anni sessanta che raccoglie le memorie dello scrittore. Racconta della Parigi degli anni venti, dove Hemingway visse gli anni più importanti della sua vita e durante i quali iniziò a muovere i primi passi nel mondo artistico, grazie all’incontro con Gertrude Stein e Ezra Pound.
Altri autori stranieri che ti piacciono?
Ce ne sono molti, ma ti dico solo chi mi ha colpito di più: Stephen King, Charles Baxter, Jack London, e Karen Russell, una giovane scrittrice statunitense ….
Parlaci del tuo esordio come scrittore…
Beh, mi sono approcciato fin da piccolo alla scrittura, a vent’anni ho cercato di smettere finché a ventitre mi è scoppiata definitivamente la mania e ho aperto anche un blog . In quel periodo ho conosciuto lo scrittore Giulio Mozzi e ho iniziato a scrivere su un bollettino “Vibrisse”, conosciuto dagli addetti ai lavori. La scrittura è come un demone. Socrate parlava di divina mania. La scrittura a volte diventa addirittura grafomania. Non è detto che tu scelga di scrivere un libro, la voglia di scrivere è una sorta di voglia innaturale.
Hai studiato legge, nulla a che vedere con il mestiere dello scrittore?
Non è proprio così, anzi. Il fatto giuridico, per esempio, è molto presente nei classici. Pensa a Delitto e castigo di Dostoevskij, per citarne uno.
Quanto è stata importante per te l’esperienza americana?
Nel periodo in cui ho vissuto in America mi è venuta voglia di scrivere romanzi veri, più strutturati. Mentre ero negli States ho terminato un romanzo e una raccolta di racconti, rispettivamente “Il bisogno dei segreti” iniziato a Genova e finito a Chicago e “Bamboccioni Voodoo” anche questo iniziato a Genova e finito in Minnesota. È stata un’esperienza decisamente positiva, ho conosciuto persone che si sono interessante ai miei lavori: una docente mi ha tradotto “Il diario dei sogni” che uscirà tra poco, non so dirti esattamente quando, nell’edizione americana. Presto sarà pubblicata in Cina una Antologia Best European Fiction 2011 che contiene uno dei miei racconti.
Prima parlavi di un demone che ti spinge a scrivere. Come definiresti il tuo stile?
Sicuramente c’è una continua ricerca di uno stile, per questo è importante leggere molto. A volte si vede un libro e quello che c’è in mezzo, ma non si vede quello che c’è dietro. Nelle mie storie c’è un lato oscuro, si parla di perversioni e di cose che toccano le parti peggiori dell’animo umano. Per esempio “La mania per l’alfabeto” parla di manie persecutorie e – assicura ridacchiando – non è autobiografico.
Anche il tuo ultimo libro sembrerebbe autobiografico: è così?
Quando scrivo metto una maschera che rimane per un po’ di tempo, fino a quando non mi dedico ad un nuovo romanzo e quindi ne indosso una nuova. Quando si scrive un romanzo c’è il processo di immedesimazione, se scrivo di un serial killer scrivo di un archetipo in cui anche una persona normale si possa rispecchiare. Il lettore comune, senza patologie particolari, si riconosce e quindi quella storia mette in luce gli aspetti malati di un individuo che si sente normale. È per questo che si scrivono i libri. C’è anche l’esigenza di trasmettere qualcosa in cui riconoscersi e vedersi davanti a sé stesso, di oggettivarsi. Le opere più importanti, i cosiddetti classici analizzano le parti più oscure dell’animo umano. La letteratura si occupa spesso di questo, di cose molto concrete, dell’animo umano nel profondo, nel quotidiano. Quando scrivo mi viene da guardarmi dentro, forse perché di solito si è soli e spesso vengono fuori cose molto brutte.
Quali sono i tuoi propositi futuri, i famosi sogni nel cassetto?
Beh, uno è molto minimalista ed è quello di fare un figlio. Poi mi piacerebbe continuare a pubblicare, ho già un altro libro pronto nel cassetto. Magari tornare negli States … e perché no? Un viaggio in Brasile.
L’ultimo libro di Marco “Il ricordo di Daniel” è stato da poco presentato alla Fondazione Cassa di Risparmio di Tortona e al Circolo Culturale Arti insieme di Via Dante ad Alessandria.
Le opere di Marco Candida:
La mania per l’alfabeto, Sironi Editore 2007
Il diario dei sogni, Las Vegas Edizioni 2008
Domani avrò trent’anni, Eumeswil Edizioni 2008
Il mostro della piscina, Intermezzi Editore, 2009
Il bisogno dei segreti, Las Vegas Edizioni, 2011
Bamboccioni voodoo, Historica Edizioni, 2012
Il ricordo di Daniel, Edizioni Anordest, 2013