Prima lo hanno mormorato, poi lo hanno ribadito ad alta voce e poi – alla fine – hanno deciso di scriverlo a chiare lettere a tutti: «L’Inps non può essere utilizzato come un bancomat da cui ogni governo preleva a piacimento, senza curarsi del ruolo importante e delicato che l’Istituto svolge in un momento così difficile, con disoccupazione e cassa integrazione alle stelle». Così, a muso duro, i dipendenti Inps della sede di Alessandria e delle agenzie provinciali di Casale, Novi Ligure, Acqui Terme e Tortona, lo scorso 2 ottobre hanno approvato in assemblea – e all’unanimità – una mozione con cui dichiarano (a dire il vero, minacciano …) ogni possibile «iniziativa di lotta» utile a raggiungere il risultato. Quale?
«Innanzitutto – spiega Fabrizio Sala, Segretario Generale della Funzione Pubblica Cisl di Alessandria e Asti – come abbiamo scritto sia ai nostri vertici nazionali, sia a quelli regionali e locali, vogliamo far sapere ai cittadini che in un periodo di così grave sforzo da parte nostra, per poter essere davvero utili e vicini ai tantissimi lavoratori e pensionati in difficoltà si intende ridurre ulteriormente gli organici: già passati, in soli dieci anni, da 40 mila a 26 mila dipendenti». In effetti, a proposito di cittadini in difficoltà, basta davvero recarsi ogni mattina presso un qualsiasi sportello dell’Inps per assistere, non senza l’amaro in bocca, alle file interminabili costituite da centinaia di lavoratori italiani e stranieri che, nell’ultimo periodo, hanno perso il proprio impiego e che sperano – oltre di poter accedere alle forme di previdenza sociale previste – in qualche indicazione utile per riuscire a districarsi, almeno, dalla burocrazia. «Senza personale – prosegue ancora Fabrizio Sala – i nostri servizi perdono di qualità, di efficienza e i disagi, come al solito, finiscono per ricadere su chi è già in stato di estremo bisogno. Una guerra tra poveri, si potrebbe dire, dove però in prima linea: a rimetterci la faccia, insomma, sono i dipendenti dell’Inps».
La faccia e parte degli emolumenti, giacché per l’Istituto presieduto da Antonio Mastrapasqua la Legge di stabilità prevede un taglio sui bilanci pari a 240 milioni di euro «Che si traduce in un conseguente taglio lineare sulle indennità di produttività – incalza ancora la sindacalista – pari a trecento euro in meno sulla busta paga di ogni lavoratore Inps». Per protestare contro questa situazione definita «inaccettabile e mortificante della dignità professionale dei dipendenti», l’assemblea ha demandato alle rappresentanze sindacali unitarie di indire lo stato d’agitazione generale, che comporterà forti disagi all’utenza già dal 4 ottobre.
«Insieme alle principali sigle sindacali, infatti – precisa Sala – abbiamo deciso di riunirci in assemblea sotto la prefettura di Torino per tutta la durata della giornata lavorativa. Mi rendo conto che questo potrà essere visto come una beffa da parte di chi, purtroppo, un lavoro da cui astenersi non ce l’ha più, o non ce l’ha ancora – conclude il sindacalista – ma il nostro scopo è proprio quello di spiegare ai cittadini quanto potremmo essere loro maggiormente utili in questo momento di crisi e di come, invece, siamo messi nell’impossibilità di operare al meglio per assicurare all’utenza un servizio adeguato e, visto che lo pagano coi loro soldi, soprattutto, dovuto».