Proposte sull’Ospedale di Alessandria

Garavelli 2di Pietro Luigi Garavelli*

Alessandrino di nascita e di residenza e Novarese d’adozione, lavorando all’Ospedale “Maggiore della Carità“ da oltre un decennio , nella Città Gaudenziana ho avuto modo di seguire l’ annoso dibattito sulla “costruenda” Città della Salute e della Scienza, fornendo sui mass media locali spunti di riflessione.

Periodicamente e del tutto recentemente anche fra il Tanaro ed la Bormida si riaccende il dibattito sul destino dell’ Ospedale SS. Antonio e Biagio e Cesare Arrigo.
Fatto salvo che sia in Alessandria che come a Novara qualsiasi disegno di “nuovo” nosocomio deve confrontarsi con la necessità di reperire risorse, finite in sanità pubblica, anche mediante forme alternative come la “finanza di progetto”, mi siano consentite alcune brevi considerazioni mutuate dal dibattito in corso a Novara ed applicabili anche ad Alessandria.

Innanzitutto in una logica di razionalizzazione dei beni e dei bacini d’ utenza, cioè la popolazione assistita, nel Piemonte nord-orientale è stato anche proposto di costruire il “nuovo” “Maggiore” fra Novara stessa e Vercelli, città separate da pochi chilometri e con strutture necessarie di costante manutenzione.
Per chi conosce la geografia valutazioni simili possono essere fatte pure per il Piemonte sud-orientale: un Ospedale nella Fraschetta sarebbe all’interno di un ideale triangolo fra la stessa Alessandria, Novi Ligure e Tortona e potrebbe costituire, anche per la numerosità degli abitanti e la collocazione, un polo di eccellenza, in grado di competere coi vicini e prestigiosi San Matteo di Pavia e San Martino di Genova.

Ho richiamato il concetto di eccellenza, aspetto imprescindibile nell’ assistenza sanitaria.
Già il 29 gennaio 2004 sul Corriere di Novara dicevo “ … il problema di un nuovo ospedale (di Novara) non sta solo nel “contenente” , ma anche nel “contenuto” …”.
Da sempre in Sanità, ed in tante altre professioni, la differenza è fatta dalla capacità degli operatori.
Abili professionisti sono garanzia e richiamo di pazienti, tuttavia devono trovare anche condizioni strutturali ed organizzative idonee per poter lavorare in serenità e con pieno profitto.

Ultima considerazione.
All’Azienda SS. Antonio e Biagio e Cesare Arrigo mancano ormai molti Direttori di Struttura Complessa, un tempo chiamati Primari.
A mio avviso nella loro sostituzione si gioca una fetta importante del futuro di quel nosocomio, il cui rilancio dipende in primis dall’avere nella propria “pancia“ Tecnici di eccellenza, molti dei quali comunque già vi lavorano.
Questi ultimi devono essere “valorizzati“ ….
* Medico e Sindacalista