Quanta retorica in nome del Paese ci siamo dovuti sorbire, noi che ieri abbiamo masochisticamente seguito gran parte del dibattito pre fiducia al Governo Letta? Quante chiacchiere e quanti nasi lunghi lunghi (è una ripetizione voluta, pinocchiesca) in nome del popolo italiano? Chissà perché, ci venivano alla mente certi irriverenti pellicole cinematografiche di Luigi Magni. Finché, naturalmente, non è arrivato lui, Silvio Berlusconi. Che sarà senz’altro Caimano morente, ma ancora una volta ha se non altro messo un po’ di pepe nella minestra insipida, e ci ha regalato cinque minuti di alto pragmatismo politico, di cui tutti abbiamo parlato per il resto della giornata.
“Quell’uomo lì è un genio”, dico al telefono ad un amico, e lui: “”no, l’ho appena detto anch’io in famiglia…giuro!”. E il “grande” sulle le labbra di Enrico Letta testimonia più ammirazione che sprezzante ironia, come invece vorrebbe darci da intendere l’house organ del nuovo regime, La Repubblica.
Berlusconi è chiaramente una vecchia gloria, ma a noi che ci infiammavamo con il tennis degli anni Ottanta ricorda l’istrionico e talentuoso Jimmy Connors (nella foto): destinato a soccombere contro ‘pallettari’ noiosi e programmati come Lendl o Wilander, ma capace di colpi ad effetto che, da soli, valevano la partita.
Avanti tutta, dunque. Berlusconi nell’angolo, ‘mollato’ da quegli “ex democristiani ed ex socialisti che lui contribuì a salvare”, secondo il senatore Bondi. Enfatico forse, ma c’è del vero, in fondo. Non scomodiamo il 25 luglio però: piuttosto siamo di fronte al solito opportunismo all’italiana, e nulla più. E che fine faranno costoro è tutto da vedere: il pallore con cui il ‘mai giovane’ Alfano ha accolto il coup de théâtre del vecchio show-man fa pensare che si sia improvvisamente immaginato sulle panchine dei giardinetti con Fini, o ad Arcore, sì, ma a falciare l’erba del prato reale. Vedremo.
Il governo Letta comunque sia va avanti, ma per favore che non ci parlino di terza repubblica. Almeno quella vorremmo vederla nascere dalle urne, e con una legge elettorale decentemente democratica, magari da approvare non proprio a ridosso delle urne: pratica da terzo mondo, e da italietta, appunto.
Che finora il governo Letta (come il precedente Monti) abbia brillato per concretezza e risultati è francamente opinabile. Che l’attuale maggioranza sia costituita da personaggi che portano su di sè la responsabilità (personale, famigliare, di partito) dei disastri italiani degli ultimi vent’anni invece è indubitale. Continuità assoluta. E tuttavia, giusto guardare oltre: ci dicano qual è il progetto concreto per uscire dal baratro. E, nelle prossime settimane (non mesi, non anni) ci dimostrino che le famose riforme c’è la volontà e la capacità di realizzarle davvero. In caso contrario, potrebbe non bastare la retorica del semestre europeo a guida italiana a tenere calmo e buono il popolino ipertassato, e con reddito da lavoro in costante assotigliamento.
Che succederà secondo voi? Si accettano sia previsioni che scommesse. E presto torneremo ad occuparci anche del Pd: e di un congresso da cui Renzi potrebbe anche uscire ‘bollito’ ed ‘ex leader’, se non sta più che ‘accorto’, con la bella compagnia di viaggio che si ritrova.