C’eravamo tanto amati: ma più che 25 luglio è commedia all’italiana! [Controvento]

Camera - informativa del Governo su manovra finanziariadi Ettore Grassano

Quanta retorica in nome del Paese ci siamo dovuti sorbire, noi che ieri abbiamo masochisticamente seguito gran parte del dibattito pre fiducia al Governo Letta? Quante chiacchiere e quanti nasi lunghi lunghi (è una ripetizione voluta, pinocchiesca) in nome del popolo italiano? Chissà perché, ci venivano alla mente certi irriverenti pellicole cinematografiche di Luigi Magni. Finché, naturalmente, non è arrivato lui, Silvio Berlusconi. Che sarà senz’altro Caimano morente, ma ancora una volta ha se non altro messo un po’ di pepe nella minestra insipida, e ci ha regalato cinque minuti di alto pragmatismo politico, di cui tutti abbiamo parlato per il resto della giornata.

“Quell’uomo lì è un genio”, dico al telefono ad un amico, e lui: “”no, l’ho appena detto anch’io in famiglia…giuro!”. E il “grande” sulle le labbra di Enrico Letta testimonia più ammirazione che sprezzante ironia, come invece vorrebbe darci da intendere l’house organ del nuovo regime, La Repubblica.

Berlusconi è chiaramente una vecchia gloria, ma a noi che ci infiammavamo con il tennisConnors degli anni Ottanta ricorda l’istrionico e talentuoso Jimmy Connors (nella foto): destinato a soccombere contro ‘pallettari’ noiosi e programmati come Lendl o Wilander, ma capace di colpi ad effetto che, da soli, valevano la partita.

Avanti tutta, dunque. Berlusconi nell’angolo, ‘mollato’ da quegli “ex democristiani ed ex socialisti che lui contribuì a salvare”, secondo il senatore Bondi. Enfatico forse, ma c’è del vero, in fondo. Non scomodiamo il 25 luglio però: piuttosto siamo di fronte al solito opportunismo all’italiana, e nulla più. E che fine faranno costoro è tutto da vedere: il pallore con cui il ‘mai giovane’ Alfano ha accolto il coup de théâtre del vecchio show-man fa pensare che si sia improvvisamente immaginato sulle panchine dei giardinetti con Fini, o ad Arcore, sì, ma a falciare l’erba del prato reale. Vedremo.

Il governo Letta comunque sia va avanti, ma per favore che non ci parlino di terza repubblica. Almeno quella vorremmo vederla nascere dalle urne, e con una legge elettorale decentemente democratica, magari da approvare non proprio a ridosso delle urne: pratica da terzo mondo, e da italietta, appunto.

Che finora il governo Letta (come il precedente Monti) abbia brillato per concretezza e risultati è francamente opinabile. Che l’attuale maggioranza sia costituita da personaggi che portano su di sè la responsabilità (personale, famigliare, di partito) dei disastri italiani degli ultimi vent’anni invece è indubitale. Continuità assoluta. E tuttavia, giusto guardare oltre: ci dicano qual è il progetto concreto per uscire dal baratro. E, nelle prossime settimane (non mesi, non anni) ci dimostrino che le famose riforme c’è la volontà e la capacità di realizzarle davvero. In caso contrario, potrebbe non bastare la retorica del semestre europeo a guida italiana a tenere calmo e buono il popolino ipertassato, e con reddito da lavoro in costante assotigliamento.

Che succederà secondo voi? Si accettano sia previsioni che scommesse. E presto torneremo ad occuparci anche del Pd: e di un congresso da cui Renzi potrebbe anche uscire ‘bollito’ ed ‘ex leader’, se non sta più che ‘accorto’, con la bella compagnia di viaggio che si ritrova.