Quando mi è stata affidata questa pagina online (e sono ancora grato per l’opportunità concessami) si è fatta leva sulla mia flessibile abitudine a considerare le cose, derivata dalla mia condizione di precario della scuola.
Essere flessibili ha i suoi lati positivi: stimola alla creatività, mette alla prova la capacità di adattamento, non si corre il rischio della ripetitività.
Insomma, essere flessibile non permette di adagiarsi sugli allori.
Concepisco la mia professione (come qualunque altra) soltanto in questo modo, nella continua ricerca di produrre cose nuove e belle, instillando curiosità e divertimento negli altri, possibilmente conoscendo e facendo conoscere.
Concepisco la vita soltanto in questo modo.
E spero che ciò sia comune a molti, magari ai più.
Essere di tal fatta, però, comporta avere problemi in aggiunta a quelli che abitualmente affliggono tutti indistintamente.
Chi è come me può comprendere.
Qualche giorno fa mi sono sintonizzato sulla nuova edizione di “Forum” (Canale 5) condotta – ahimè- da Barbara Palombelli.
La domanda mi è sorta spontanea: perché?
Voglio dire perché, dovendo sostituire Rita Dalla Chiesa, lei piuttosto che altri?
Mi dicevo: la Palombelli – nulla di personale, s’intende – riesce a lavorare su tutte le reti televisive, su tutte le emittenti radiofoniche, a scrivere su varie riviste e settimanali, con differenti editori e su diversi generi.
Sempre dicendo cose ovvie.
Allora perché?
Mi rendevo conto che si poteva vivere anche senza avere una risposta a questo quesito; ma dentro di me insistevo: perché?
Quali meriti?
Quali titoli?
Alcune ore dopo mi sono risposto.
La Palombelli è accondiscendente.
Ha una voce monocorde, quasi neutra.
Ha uno sguardo vuoto, quasi assente.
Usa un linguaggio semplice, quasi povero.
Appare con un volto statico, quasi inerme.
In un certo senso riesce a far sentire tutti migliori.
E dunque: evviva le Palombelli e i Palombelli della comunicazione!
Scusate se vi ho annoiato con questo mio problema.