Sono già trascorsi tre anni dalla chiusura del Teatro Comunale di Alessandria, un teatro importante, vero e proprio fiore all’occhiello della città, nonché secondo palcoscenico di tutto il Piemonte, dopo Torino, per grandezza e funzionalità.
Era infatti il 2 ottobre 2010 quando venne decretata la sua chiusura, nel pieno della manifestazione RING! Festival della Critica Cinematografica e della Premiazione del Concorso Internazionale di Chitarra Classica Michele Pittaluga, a causa di una dispersione di fibre di amianto all’interno delle sale, fuoriuscite dai lavori in corso nella centrale termica.
Da quel momento la nostra città è priva di un luogo fondamentale e strategico per la cultura e l’intrattenimento, mentre per i dipendenti è iniziato un triste calvario. Esposti alle fibre di amianto, in quanto hanno vissuto e respirato per giorni in ambienti contaminati, hanno inizialmente portato avanti le attività presso i camerini con computer e attrezzature personali.
I primi a “cadere” nei mesi successivi sono stati i lavoratori a tempo determinato: nonostante la funzionalità del loro lavoro, sono stati lasciati a casa. Lo stillicidio è continuato con la presunzione da parte della Giunta Fabbio e dell’allora Consiglio di Amministrazione presieduto da Elvira Mancuso di ostentare abbondanza, programmando stagioni in Cittadella e produzioni onerose, che hanno portato le già difficili finanze del Teatro al collasso.
Durante i lavori di (ri)bonifica, eseguiti dalla stessa ditta che aveva provocato il danno, è andato perduto il fondo librario Adelio Ferrero, fino ad allora custodito in Teatro in vista di una possibile e fruibile biblioteca teatrale, e frettolosamente gettato in discarica, nonostante la Sovrintendanza per i Beni Artistici del Piemonte abbia dichiarato che i libri contaminati da amianto sono bonificabili.
Dall’aprile 2012 si è dato il via alla cassa integrazione in deroga, inizialmente per alcuni dipendenti, in seguito per tutti, nell’attesa di conoscere le sorti del Teatro.
In questi tre anni come Comitato Ridatecilteatro abbiamo cercato di mantenere alta l’attenzione di tutta la cittadinanza, della politica e delle istituzioni su questo tema delicato, chiedendo a gran voce chiarezza e trasparenza sulle responsabilità che hanno portato alla chiusura del Teatro, sulla bonifica, sulla possibile riapertura e sul futuro dei lavoratori. Con grande rammarico e delusione constatiamo che le nostre domande (e quelle dei dipendenti), poste in questi tre anni a ben due amministrazioni comunali di diverso colore politico, sono in gran parte rimaste inevase.
Ancora una volta ci chiediamo perché la Fondazione TRA, nello specifico il Comune di Alessandria in quanto proprietario dell’edificio-Teatro, non abbia intentato un’azione legale di richiesta danni nei confronti della ditta Switch 1988; quali sono state (sempre che ci siano state) le azioni legali ed amministrative che gli amministratori pubblici hanno intrapreso nei confronti del precedente consiglio di amministrazione.
Ad oggi sembra che la bonifica del Teatro sia in parte ripresa, anche grazie al prezioso supporto di alcuni dipendenti qualificati della Fondazione TRA che lavorano al suo interno, insieme alla ditta preposta, ma le nostre preoccupazioni persistono: cosa succederà ai lavoratori ora che la liquidazione della Fondazione Teatro Regionale Alessandrino è stata avviata e si paventa anche la fine della cassa integrazione?
Perchè i controlli sanitari richiesti su alcuni dipendenti esposti all’amianto non sono stati ancora effettuati? Possibile che non si riescano a trovare i fondi per qualche radiografia?
E ancora: perché non è stata trovata una “soluzione ponte” per 15 dipendenti qualificati che permetta di traghettarli fino alla riapertura del Teatro? Si preferisce forse gettare al vento l’esperienza, in alcuni casi trentennale, maturata in questo settore e privare la città di risorse in grado di ricostruire il già danneggiato tessuto culturale, sociale e teatrale della città?
Perché il Comune di Alessandria non si adopera nel pretendere che anche Regione Piemonte e Comune di Valenza, in quanto parti costitutive ed effettive del TRA, si occupino del problema della ricollocazione dei lavoratori?
Perchè non usare queste professionalità per dare nuova vita ad eventi, manifestazioni, turismo, biblioteca (tutti settori in cui i dipendenti possono operare), senza contare che tra di loro c’è anche un non vedente che avrebbe il diritto al ricollocamento in quanto appartenente a categoria protetta?
E una volta riaperte le sale Zandrino e Ferrero del Teatro, così come letto su alcune testate, chi si occuperà della loro gestione?
Rimarranno ancora chiuse perchè nessuno vuole affrontare il peso di tale fardello oppure, come abbiamo appreso da fonti vicine alla Giunta, verranno affidate ad un privato? Onestamente questa seconda ipotesi non ci convince affatto. Temiamo infatti che un privato non lavorerà nel pieno interesse del Teatro Comunale ma sfrutterà le sale Zandrino e Ferrero per destinarle a pellicole meno appetibili e interessanti, avvantaggiando così sale di sua proprietà. Inoltre vogliamo sapere quale accordo commerciale verrebbe siglato con questo privato e a quali condizioni? Ma soprattutto riteniamo grave e ingiusto che il Comune deleghi ad un privato la gestione e la programmazione delle proprie sale cinematografiche, che costituiscono un bene comune, quando esiste già un personale qualificato disponibile e pronto ad occuparsene.
Infine chi si accollerà i costi relativi alla conclusione della bonifica della Sala Grande e alla sua ricostruzione? Ricordiamo infatti che anche qualora la bonifica giungesse a termine, bisognerebbe acquistare nuove poltrone, tendaggi, strumentazioni e soprattutto creare un nuovo impianto di riscaldamento. Riteniamo che questi costi non debbano ricadere sui cittadini, già duramente colpiti dalla crisi economica, ma su coloro che hanno provocato il danno.
Chiediamo riposte concrete, non l’ennesima indicazione aleatoria e infondata di una possibile, ipotetica quanto improbabile data di riapertura. Francamente dopo tre anni siamo stanchi di essere presi in giro con continui annunci vuoti, sparati a casaccio dal Sindaco o dall’Assessore di turno.
Comitato Ridatecilteatro
Analoga la presa di posizione dei dipendenti del Tra:
I tre anni di chiusura del Teatro Comunale di Alessandria
Il due di ottobre è l’anniversario della chiusura del Teatro Comunale di Alessandria. Noi dipendenti vogliamo ricordare questo a tutti i concittadini perché, nel clima di mortificazione che avvolge la città è troppo facile dimenticare.
Eravamo orgogliosi del nostro luogo di lavoro ma soprattutto eravamo fieri di condividerlo con gli alessandrini e facevamo del nostro meglio per essere gli attenti custodi di un bene di tutti.
L’insensato intervento di rimozione dell’amianto presente nella centrale termica ha azzerato all’improvviso tutto questo.
Teatro chiuso, manifestazioni e spettacoli già prevenduti spostati in altri luoghi, l’attività portata faticosamente avanti nei camerini senza riscaldamento e con computer e mezzi propri e, soprattutto, la consapevolezza del fatto di essere stati esposti alla fibra di amianto.
Questo è stato vissuto da noi nei primi duri mesi durante i quali, tuttavia, non ci sentivamo soli, sostenuti, da mille manifestazioni di partecipazione e comprensione provenienti dal mondo politico, imprenditoriale, culturale cittadino.
E poi, la precedente gestione poco attenta alle spese, ma molto attenta ad ossequiare i voleri di una amministrazione desiderosa di apparire, i fornitori mai pagati, le compagnie mai pagate, i primi colleghi in cassa integrazione, le stagioni portate avanti con caparbietà e opera di quasi-volontariato per mantenere vivo il teatro e, infine, la cassa integrazione per tutti e la paura e il sospetto di essere stati lasciati, tutto sommato, davvero da soli;
questi tre anni sono stati un’altalena sfibrante di illusioni e delusioni.
Da poco tempo la bonifica è ripartita ma il percorso è lungo e la fiammella di speranza che si è accesa non riesce, purtroppo, ad attenuare la cappa di incertezza per il nostro futuro.
La cassa integrazione in deroga sta per finire e, temiamo, non ci permetterà di poter prendere parte alla riapertura del Teatro.
Abbiamo un’esperienza trentennale nel settore cultura e siamo certi di poter essere considerati risorse preziose in questo settore; anzi, siamo certi di poter essere considerati, in generale, risorse preziose da adibire a qualsiasi mansione e in qualsiasi settore poiché abbiamo la necessità, e con noi le nostre famiglie, di poter essere ricollocati nel mondo del lavoro dal quale siamo stati cacciati da circostanze tanto beffarde.
Confidiamo, quindi, nel fatto che i soci della Fondazione TRA, che hanno sempre manifestato e continuano a manifestare attenzione e interesse per il problema, possano farsi carico di noi quindici dipendenti, trovando una soluzione che permetta di traghettarci verso la riapertura del Teatro, restituendoci quella dignità lavorativa che ci è stata sottratta domenica 2 ottobre 2010.
I lavoratori del Teatro Comunale di Alessandria