“Guarda, entro tre mesi in Italia non ci saranno più soldi per pagare stipendi pubblici e pensioni, e per garantire la sanità. E non è solo colpa di Berlusconi…”. Parole di un autorevole esponente del mondo politico, pronunciate in assoluta riservatezza. E prima del patatrac (per ora annunciato, poi vedremo) del Governo Letta. Analisi che, peraltro, fa il paio con quella di un altrettanto esperto di dinamiche economiche, che pochi giorni prima mi disse: “La crisi del Paese affonda le sue radici in trent’anni di errori, furbizie, guerra per bande. E oggi non è più reversibile: prepariamoci al peggio”.
Due rondini non fanno primavera: ma due opinioni autorevoli, di osservatori esperti e distantissimi tra loro, vanno tenute in conto.
La situazione nel Paese sta precipitando, ma mente chi sostiene che sia un precipitare imprevisto e imprevedibile: tutta colpa del Caimano, anzi dei due Caimani (Berlusconi e Grillo), come con la sua consueta, insopportabile sicumera ci erudisce Barbapapà Scalfari su Repubblica.
Ma ci parlano mai, costoro, con gli italiani comuni? Si rendono conto di quanto la politica nel suo complesso sia ormai assolutamente screditata, lontana, ostile, e di quanto lo Stato sia solo ed esclusivamente oppressore e ‘gabelliere’?
Il vero mistero, semmai, è come mai gli italiani ancora non siano passati alla rivolta di piazza, con tutto ciò che potrebbe conseguire. E la risposta è semplice: perchè siamo un Paese di vecchi, e perché per il momento il blocco (paventato dai miei due interlocutori sopra citati) di stipendi e pensioni, come pure i prelievi ‘forzosi’ dell’ingente risparmio privato degli italiani, sono stati scongiurati.
Ma per quanto ancora? fa sorridere chi ipotizza, per il 2014, la ripartenza della nostra economia. Ma lo vedono o no, questi soloni da centro studi, che il sistema produttivo, come quello artigianale e commerciale, sta letteralmente smobilitando, mese dopo mese?
E’ tutto un ascoltare storie di artigiani che “tirano giù” la claire, e di piccole e medie aziende che si trasferiscono in Svizzera (leggete on line le cronache dei giornali di Como, o di Varese), in Croazia, in Austria o Polonia.
Altro elemento: quasi ogni giorno raccogliamo tra amici e conoscenti del nostro territorio storie di lavoratori stranieri che se ne vanno, tornano nei Paesi di origine o puntano su Germania e Francia. E lo fanno con rammarico: “perchè qui da voi in fondo ci stavo bene: ma l’Italia è un Paese senza futuro, devo pensare ai miei figli”.
Un Paese senza futuro: così ci vedono, e ci vediamo. Questo è lo scenario prodotto da vent’anni che definire di mala politica e mal governo è roba tenera. E giocare ora ad identificare il singolo capro espiatorio (per quanto personaggio sprezzante dell’interesse collettivo, e campione solo sul fronte del ‘farsi gli affari suoi’, come il Cavaliere), all’interno di una classe politica che le larghe intese le sperimenta de facto da sempre, è davvero troppo comodo. Significa essere falsificatori volontari, e conniventi.
Faranno un Letta bis, un governo Amato di emergenza o andremo alle urne? Cominciamo a chiedervelo nel nostro mini instant pool settimanale, diteci la vostra. All’orizzonte vediamo due sole figure che oggi godono di una popolarità personale che va oltre il disprezzo per la politica e i politici: e sono Renzi e Grillo. Entrambi grandi comunicatori, e entrambi con serie incognite rispetto a programmi e capacità reali di rianimare il cadavere Italia. E poi non è neanche detto che Renzi, almeno dentro l’attuale Pd, riesca davvero a candidarsi. Ne riparleremo.