Ma come, ad Alessandria esiste la Dogana? Ma mica siamo città di confine, o un porto…E’ questo, certamente, uno degli errori più comuni che molti di noi fanno, in riferimento ad una Agenzia ‘cardine’ dell’amministrazione finanziaria del Paese, che è presente in realtà in tutte le regioni, e le province, con attività e compiti assai articolati, e un impatto diretto sulla vita di tutte le attività economiche. La sede alessandrina dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli è in Spalto Gamondio 3, e la sua giurisdizione si estende su due province, con uffici operativi anche a Pozzolo Formigaro e, appunto, ad Asti. Il dirigente preposto a guidare l’attività di circa 70 dipendenti è Claudio Bergamo (nella foto), che non si sottrae ad un’approfondita chiacchierata per spiegarci come funziona la struttura, e soprattutto che tipo di rapporto ha con le imprese, e quali servizi fornisce.
“Vorrei che fosse chiaro – premette il direttore – che il rapporto che abbiamo con il sistema impresa è assolutamente di tipo consulenziale, e non vessatorio. Insomma, il nostro compito non è andare ‘a caccia’ di piccoli errori formali, per sanzionarli, ma semmai da un lato supportare le aziende affinché le procedure di legge si possano svolgere nella maniera più corretta e rapida, poiché se hai delle merci che devono transitare ed essere smistate il tempo è denaro. Dall’altro lato, dobbiamo andare a verificare, naturalmente, che non si realizzino vere e proprie truffe, soprattutto sui prodotti e le merce ‘ad alta pericolosità fiscale’. Ma anche vigilare su aspetti legati alla sicurezza e alla qualità dei prodotti, e alla contraffazione dei marchi”.
Insomma, un’attività composita, che poggia su due pilastri fondamentali: da un lato le Accise, dall’altro la Dogana. “C’è stato nell’ultimo decennio – sottolinea Bergamo – un processo che ha portato ad una unificazione degli uffici delle due attività, che prima erano entità separate. Questo in un’ottica di integrazione di una serie di servizi interni, per razionalizzare e risparmiare, ma anche con l’obiettivo di semplificare la vita delle imprese, e di diminuire il tempo che le stesse devono dedicare ad una serie di adempimenti burocratici, e di ispezioni. E, da questo punto di vista, mi fa piacere sottolineare che, anche sul piano dell’informatizzazione, abbiamo fatto negli ultimi anni importanti passi in avanti, anche per armonizzarci e dialogare con il resto dell’Unione Europea. Oggi i nostri addetti dispongono di software e metodologie davvero evolute, che consentono il controllo e la gestione, in tempo reale e in elettronico, di tutte le merci in circolazione su scala continentale, il che consente naturalmente anche di combattere le frodi con maggior efficacia. Sul fronte informatico, devo aggiungere, purtroppo spesso le imprese locali si mostrano ancora non del tutto evolute, e insistono con la produzione di documentazione cartacea che potrebbe tranquillamente essere eliminata compilando e inviando dei form on line. Con il vantaggio, oltretutto, che il controllo è immediato, e a prova di errore”.
Ma cosa si intende per accise, e per ‘alta pericolosità fiscale”? “Le accise – spiega il direttore della Dogana di Alessandria – sono le imposte sulla fabbricazione e vendita di prodotti di consumo, in termini generali. Quando si parla di alta pericolosità fiscale si fa riferimento in genere a prodotti su cui esistono tributi elevati, e che quindi sono esposti ad un rischio di frode significativo. Il classico esempio è la benzina, o i superalcolici. Questi ultimi, tra l’altro, rappresentano per il nostro territorio di riferimento, con le sue ben 12 distillerie in attività, un segmento di forte impegno, poiché esistono una serie di regole e adempimenti (anche con presenza fisica dei nostri funzionari) che vanno espletati per legge. Ma non solo: poiché dobbiamo muoverci in ottica internazionale, dobbiamo effettuale controlli e verifiche anche su prodotti che, come il vino, in Italia non pagano accise, ma altrove sì: in Svezia, ad esempio sul vino c’è un’accise assai elevata, intorno ai 6 euro al litro, per cui tutto deve essere esportato a regola d’arte”. Altro settore significativo, sul fronte accise, è nell’alessandrino quello dell’autotrasporto: “fanno riferimento a noi circa 1.300 autotrasportatori, che trimestralmente si rivolgono ai nostri uffici per i rimborsi delle accise. Ma, ad di là dei controlli e dei rimborsi, i nostri compiti prevedono anche un forte impegno sul fronte della formazione, che portiamo avanti in collaborazione con le diverse associazioni di categorie, in primis Confindustria e Confapi”.
E la Dogana vera e propria? Perché è sbagliato legarla, concettualmente, soltanto ai porti, o comunque alle zone di confine di Stato? “Semplicemente perché sarebbe impossibile, materialmente, gestire tutte le operazioni doganali di import/export soltanto in prossimità dei luoghi di ingresso, o uscita, delle merci dal Paese. Per noi questo è un filone di grande rilievo, anche per la ‘vocazione’ all’export dell’alessandrino in diversi comparti, che viene spesso evidenziata. Naturalmente all’interno dell’Unione Europea esiste la libera circolazione delle merci, oltre che delle persone, ma i rapporti con tutto il resto del mondo sono regolati da una legislazione assai eterogenea, e che varia con impressionante rapidità: per cui noi dobbiamo essere in grado di gestire con tempestività (ne va della qualità del business: la merce ferma, anche per poche ore, è un costo aggiuntivo che le imprese devono sopportare) ma anche con il massimo scrupolo l’import export con la Cina come con l’Angòla, per fare un esempio. E in un contesto di risorse professionali sempre più limitate. Diciamo che le merci effettivamente controllate sono complessivamente circa il 10%, naturalmente con forte prevalenza di quelle ad alta pericolosità fiscale. Per il resto esistono procedute di autocertificazione delle aziende, che possono anche richiedere un certificato di affidabilità, in base ad una serie di parametri che vengono rigorosamente verificati: a quel punto possono adempiere in autocertificazione ad una serie di procedure, salvo naturalmente controlli periodici. Ma, lo ribadisco, per le aziende noi rappresentiamo non solo il controllore, ma soprattutto il consulente a cui ci si può rivolgere in qualsiasi momento (direttamente o, più spesso, tramite il proprio spedizioniere) per avere supporto e chiarimenti”.
Ma qual è lo stato di salute dell’economia del nostro territorio, visto dall’osservatorio privilegiato dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli? “Direi che – spiega il direttore Claudio Bergamo – se raffrontiamo i dati dei primi 8 mesi dell’anno con quelli del 2012, si nota un certo incremento di attività sul fronte export soprattutto nell’area della provincia più vicina a Genova. A parte l’Interporto di Rivalta (che è sotto la giurisdizione doganale della Liguria, come retroporto di Genova, e non della nostra, che naturalmente facciamo riferimento alla Direzione Regionale Piemonte/Valle d’Aosta), sono nati diverse altre piccole realtà nel settore della logistica, segno di un certo dinamismo. L’import invece è stabile, su tutto il territorio. Certo, se si vanno ad analizzare invece i dati su scala quinquennale, la crisi invece si vede, eccome: e certamente, per tornare ai livelli del 2007-2008, il percorso non sarà breve”.
Ettore Grassano