Ha avuto luogo nei giorni scorsi, registrando notevole successo ed apprezzamento da parte del pubblico, presso il Salone Tartara di Casale Monferrato, l’originale mostra sul Futurismo, abbinata alla filosofia di Slow Food, intitolata FAST SLOW – il testacoda di un secolo. Ideata e curata dal Prof. Davide Sandalo, con opere e coordinamento grafico di Camillo Francia, la riuscita del felice abbinamento è frutto anche di ricerche ed opere documentarie raccolte dai ragazzi delle classi quinte dell’Istituto Luparia di Rosignano Monferrato. Proprio per questa peculiarità, unita al valore culturale della mostra in sè il Ministero della Pubblica Istruzione ha dato il suo prestigioso riconoscimento.
‘Un enorme tramvai a due piani, la lenta scia di una domestica chiocciola. Uno spregiudicato pilota, un sapiente cuoco. Il tecnicismo della lingua italiana, la cadenza misurata del dialetto. Andare sulla luna, guardare l’erba dalla parte delle radici. Potremmo continuare a lungo…..’. Il movimento futurista ha esportato il mito del motore nel mondo all’inizio del novecento, secolo delle magnifiche sorti e progressive; a secolo breve terminato, abbiamo invece sentito il bisogno di recuperare il senso della nostra vita, riducendone i ritmi. Dal Fast dunque allo Slow. Sicché a fine secolo, un nuovo movimento nato in Italia e’ divenuto internazionale, quello dello Slow Food. Ragionando su questa stagione agli antipodi, ne e’ nato un progetto che trova compimento in questa leggiadra mostra. Preparata da un lungo lavoro scolastico all’interno delle classi quinte dell’Istituto Agrario Luparia, ha l’audacia di mettere sullo stesso piano e in dialogo tra loro la cultura letteraria con quella materiale. Filippo Marinetti e Carlin Petrini, Umberto Boccioni e Dario Fo. Il quadro finale è estremamente mosso, ricco cioè di mille rivoli da seguire e approfondire, una miniera didattica che futuri studenti esploratori si incaricheranno di indagare. Come il Manifesto futurista fu foriero di nuovi linguaggi, ad esempio quello pubblicitario, altrettanto il valore etico e sapienziale della cultura materiale, presente a piene mani in più testi della nostra letteratura, apre lo spazio a una dimensione letteraria di stampo sociologico che riconcilia il destino dell’individuo con le attività pratiche e i cicli delle stagioni, fuori da una chiave di lettura di stampo spiritualistico, dura a ridimensionarsi.
E’ forse dunque arrivato tempo di riconoscere anche nei percorsi scolastici: “che La scienza in cucina ha fatto per l’ unificazione nazionale più di quanto non siano riusciti a fare i Promessi Sposi? che i gustemi artusiani sono riusciti a creare un codice di identificazione nazionale là dove fallirono gli stilemi e i fonemi manzoniani” per usare le parole di Piero Camporesi a proposito di Pellegrino Artusi, sottolineando in questo percorso didattico che il Manifesto Slow Food ne ha elevato i codici semantici fino a farlo diventare esso stesso letteratura? Tutte queste domande che restano sospese , ed alle quali ogni spettatore potra’ dare la sua personale risposta nascono dalla divertente e istruttiva mostra che raccoglie anche cinque interessanti opere di Camillo Francia riferentesi ai temi del mito, la festa, il paesaggio, la civetta, la terra.