Parecchi anni fa ebbi la fortuna di imbattermi in un piccolo album fotografico. Piccolo nel senso del numero di fotografie e del loro formato relativamente esiguo.
Era una raccolta straordinaria e assolutamente rara (e quindi inedita) di reperti fotografici risalenti alla Prima Guerra Mondiale, ed il bello era che le immagini ritraevano avvenimenti locali.
Ecco altre foto di quella affascinante raccolta, insieme ad un articolo pubblicato su La Stampa del 18 giugno 1915.
La Stampa, Venerdì 18 Giugno 1915
I prigionieri austriaci
Asti, 17 notte.
Un treno speciale carico di prigionieri di guerra è qui giunto stamane, poco prima di mezzogiorno. Il treno, che proveniva da Alessandria, nella cui Cittadella i prigionieri erano stati per qualche giorno internati, era scortato da ufficiali e dalla truppa. I prigionieri furono fatti scendere allo scalo della piccola velocità ed in colonna, sotto la vigilanza dei bersaglieri, dei carabinieri e di numerosi agenti, avviati, traverso la piazza del mercato ed il pubblico giardino, alla caserma di cavalleria olli, disposta in precedenza per accoglierli. Si tratta, in massima parte, di trentini e di forse una cinquantina di bosniaci. Il loro aspetto appariva ottimo: è evidente che il riposo nella Cittadella di Alessandria ha giovato non poco al loro fisico ed al loro morale. Infatti, essi non si curavano per nulla di nascondere la gioia serena che era diffusa sui loro volti di gente rude e abbronzata dal sole, sebbene molti non siano più giovanissimi, apparendo di un’età media dai trenta ai cinquant’anni.
Una scena inattesa e senza alcun dubbio significativa si svolse appena i prigionieri ebbero abbandonato il recinto ferroviario. In presenza della folla immensa che era accorsa, spinta dalla curiosità,ad attenderli, i prigionieri, agitando in aria il berretto, gridarono in coro, con voce robusta e sicura: Viva l’Italia! La folla, sapendoli in grandissima maggioranza irredenti, fece eco con maggior forza al grido. E durante tutto il percorso la colonna continuò ad inneggiare alla Patria nostra, tra il crescente entusiasmo della popolazione, che applaudiva freneticamente all’esercito impegnato nella liberazione degli altri fratelli irredenti. Giunti all’ingresso della caserma Colli, i prigionieri si abbandonarono a nuove manifestazioni di giubilo, ballando e saltando come altrettanti ragazzi. La folla si disperse soltanto allorché il portone si fu chiuso e suonò l’ora del pasto di mezzogiorno.