Sorriso educato da ragazzo di buona famiglia, eloquio travolgente, fisico da giocatore di pallacanestro. Che infatti è una delle sue passioni, da sempre, come testimoniato dal suo profilo facebook ricco di foto giovanili legate alla militanza nel Casale Basket degli anni Ottanta. Incontriamo Nicola Sirchia a Palazzo Ghilini, ma la veste in cui si cala è soprattutto quella di assessore ai Lavori Pubblici della sua città, Casale Monferrato, e più in generale di persona appassionata di politica da sempre, “anche se mia moglie continua a chiedermi chi me lo fa fare, e non ha tutti i torti, oramai”. Eppure c’è da aspettarsi che Sirchia continui a farla, politica: forte di un consenso personale che lo ha visto, nel 2009, raccogliere un ingente numero di preferenze sia alle elezioni comunali che a quelle provinciali, ma soprattutto della voglia di partecipare alla costruzione del futuro della sua comunità, della quale va visibilmente orgoglioso: “Casale è davvero la mia città: non solo perché ci sono nato e cresciuto, ma perché la amo in maniera assoluta. E vederla associata in automatico oramai, nelle cronache nazionali, al caso amianto mi fa davvero male: non ce lo meritiamo, e abbiamo la capacità e il dovere di andare oltre”.
Assessore Sirchia, lei sembra un ragazzo ma non lo è più, e come amministratore pubblico è ormai quasi un veterano: come nasce la sua passione per la politica?
Dice bene: passione, e non mestiere. Senza nulla a voler togliere a chi lo fa per lavoro, se lo sa far bene e con competenza. Ma io una mia attività professionale, prima come dirigente d’azienda e poi come ingegnere libero professionista, l’ho sempre avuta e me la tengo stretta. Detto ciò, la politica in famiglia già c’era, diciamo così, nel senso che mio nonno fu uno dei fondatori della Dc a Casale, e poi a lungo assessore. Però, curiosamente, io cominciai da tutt’altra strada. Ossia, da studente universitario, scrissi una lettera a Raffaele Costa, che alla fine degli anni Ottanta inviava sempre a casa delle famiglie il suo giornale, facendo campagne di denuncia molto concrete, che in tanti ancora ricordano. Ebbene, lui mi risposte personalmente, colpito dal fatto che fossi di Casale Monferrato, come il suo segretario dell’epoca. Fu così che cominciai il mio impegno politico, nel Partito Liberale di Costa e Bondi, alla fine della prima repubblica.
E aderì poi con convinzione a Forza Italia?
Assolutamente sì, anche se sognavo che Forza Italia potesse diventare quel partito liberale di massa che poi, la storia lo insegna, non divenne, poiché fu il punto di incontro e convergenza di tante istanze politico culturali diverse. Probabilmente il nostro è un Paese in cui la cultura liberale è destinata a rimanere minoritaria. In ogni caso, divenni coordinatore casalese di Forza Italia nel 1997, e lo sono tuttora del Pdl. In consiglio comunale entrai nel 1999, poi fui candidato sindaco nel 2004, proprio in concomitanza con la spaccatura con la Lega Nord, che corse da sola. E dal 2009 sono consigliere provinciale, e assessore ai Lavori Pubblici nella giunta guidata dal sindaco Demezzi.
E a Casale si sente nell’aria, assessore, che le elezioni si avvicinano: le polemiche sui media, dalla ristrutturazione delle piazze alle autorizzazioni per l’apertura di un bar nei giardini, si stanno facendo quasi quotidiane….
La polemica politica ci sta, ci mancherebbe. Quel che spiace constatare è quanto spesso sia pretestuosa, e perda di vista l’interesse generale della comunità casalese. In ogni caso, a me pare che in questi quattro anni (e abbiamo ancora un po’ di mesi per completare alcuni progetti) la squadra del centro destra, prima di tutto per il metodo, l’impegno e il rigore del sindaco Demezzi, abbia avviato una bella inversione di tendenza, ricominciando a parlare di futuro, di sviluppo, di crescita. Al di là del dramma dell’Eternit e dell’amianto, che naturalmente non può essere cancellato, e che anzi va affrontato ancora con determinazione, nelle sue molteplici implicazioni e su tutti i fronti. E in maniera assolutamente unitaria.
Non è piacevole, in effetti essere identificati, in qualsiasi contesto e occasione, con la ‘maglia nera’ dell’amianto. E’ un po’ quel che sta succedendo, in maniera per fortuna meno drammatica, ad Alessandria con il dissesto.
Noi amministratori dobbiamo fare il possibile e l’impossibile per fare in modo che le nostre città rifuggano da queste identificazioni negative, che oltretutto possono avere risvolti assai dannosi anche sul fronte economico, e degli investimenti imprenditoriali. Noi a Casale abbiamo credo lanciato da questo punto di vista diversi segnali forti, fin dal nostro insediamento. Ad esempio abbiamo investito 2 milioni di euro nell’ammodernamento del patrimonio edilizio scolastico comunale, e non è poco. Abbiamo incentivato l’insediamento sul nostro territorio di un grande gruppo attivo nel settore della logistica, la Argol della famiglia Bonzano, che dà lavoro in Italia e nel mondo a 5 mila persone, e che potrà davvero consentirci un salto di qualità, sul piano dell’attrattività anche rispetto ad altre realtà imprenditoriali. E pensi che il centro sinistra ha cercato di ostacolare persino questo progetto. Poi siamo riusciti a trattenere sul territorio almeno una parte delle attività del gruppo Cerutti, e la Bistefani, pur nel passaggio di proprietà. Non solo: la riqualificazione urbanistica dell’area del Lungo Po vedrà l’apertura di un nuovo insediamento Esselunga, che ha comportato un investimento, tutto con risorse private, da 20 milioni di euro. E avremo nuovi posti di lavoro, ma anche nuovi 1.000 posti auto di parcheggio gratuito a ridosso di piazza Castello. Che potrà così tornare ad essere teatro di manifestazioni importanti, e attrattive.
Al contempo, però, Casale ha incassato smacchi importanti: la perdita del tribunale, il depotenziamento di alcune linee ferroviarie…
Lo so bene, e con il sindaco Demezzi ci stiamo ancora battendo sui diversi fronti, per ottenere quanto è possibile. L’anomalia di Casale è che, pur essendo una città medio piccola, ormai di soli 35 mila abitanti, è nei fatti (oltre che nell’orgoglio e nell’identità) il capoluogo di un territorio vasto, fatto di 70 mila abitanti e una cinquantina di comuni. Non è questione di sentirsi rivali rispetto ad Alessandria: su molti temi, date anche le comuni problematiche di crisi, si può collaborare, ma siamo realtà oggettivamente, culturalmente e geograficamente diverse. Però Casale, proprio perché non è capoluogo di provincia, ha perso nel tempo battaglie importanti. Il tribunale è un esempio lampante: spostarlo a Vercelli (anche se il sindaco Demezzi ha ottenuto che determinate funzioni rimangano, almeno per ora, in città) comporterà non un risparmio, ma un aggravio dei costi di struttura. Senza contare il disagio e i danni per i cittadini, e soprattutto per le imprese. Analogo discorso sul fronte linee ferroviarie: che andrebbero potenziate, non tagliate. Penso alla Casale Vercelli, ma anche alla mancanza di un collegamento di qualità con Milano. Probabilmente Expo 2015 potrà essere l’occasione per ottenere dei miglioramenti, ma dobbiamo fare presto.
Intanto, però, il basket casalese è in serie A…
E questo è un motivo di vero orgoglio per tutti i casalesi, e non solo per chi, come me, è da sempre appassionato di basket. Torno al discorso di prima, dell’immagine: se oggi si va su google, e si dicita Casale, la Novipiù Casale Monferrato è il contraltare positivo, in termini di immagine, ai danni causatici dalla vicenda amianto. Che, appunto, oltre ad avere falcidiato la nostra comunità in termini di vite umane, rischia di rimanerci addosso per un tempo infinito come ‘alone’ negativo. E sa qual è l’assurdità? A fronte di tutto ciò, non siamo ancora riusciti a fare in modo che lo Stato riconosca le spese di bonifica per amianto come svincolate dal patto di stabilità: per cui, per dire, non potendo spendere nel corso dell’anno più di tot, dobbiamo scegliere. O bonifiche, o asfaltatura strade, per dire. Ovvio che far accettare tutto questo ai cittadini è difficile: semplicemente perché si tratta di decisioni sbagliate, che vanno modificate.
Assessore Sirchia, lei di recente è stato a Parigi per lavoro: quanto sono distanti le nostre città dal modello di smart city europeo, con forte utilizzo delle tecnologie come strumento per migliorare la qualità di vita individuale e collettiva?
Certamente il paragone tra Parigi e Casale sarebbe improprio e privo di senso, però francamente noi, già oggi, siamo un modello di smart city che funziona, e che migliora di anno in anno. I casalesi hanno tutti la carta d’identità elettronica, esiste il wi fi libero in diversi punti della città (compresa piazza Mazzini, di cui tanto si parla in queste settimane), e abbiamo 50 videocamere di sorveglianza, che presto diventeranno 88. Naturalmente si può e deve migliorare, ma negli ultimi anni molto è stato fatto.
Lei sta per concludere la sua esperienza di consigliere provinciale: che bilancio può trarre, su quel fronte?
Siamo tutti in attesa di capire che ne sarà davvero delle Province, ma soprattutto come saranno ripartite le loro competenze, e a chi potranno fare riferimento i tantissimi piccoli comuni del nostro territorio. Quanto ad un giudizio politico sull’amministrazione provinciale, posso solo dire che la giunta Filippi ha responsabilità precise sia nell’aver scelto deliberamente (e poi si è capito perché) di ostruire per anni qualsiasi canale di dialogo e collaborazione con il comune di Alessandria, sia per aver pensato di poter dare lezioni di bilancio, mentre noi dall’opposizione continuavamo a segnalare che i conti non tornavano, soprattutto sul fronte dell’iper valorizzazione dei residui. Vedremo, a questo punto, cosa succederà.
Ettore Grassano