La citta di Pavia ha organizzato in collaborazione con Alef-cultural project management anche per questa stagione una grande mostra alle Scuderie del castello Visconteo. Si parla nuovamente di Impressionismo ma questa volta, dopo Toulouse Lautrec, Degas e Renoir, rivolgendosi forse al più grande, al più profondo e convinto sostenitore del movimento, Claude Monet, essendone anche il fondatore con l’opera (non esposta in questa mostra) ‘Impressione al levar del sole’ del 1872 e conservata al Museo Marmottan Monet di Parigi.
La mostra, a cura di Philip Cros, presenta una selezione di opere provenienti da prestigiosi musei di tutto il mondo che illustrano il percorso artistico del pittore dalla formazione fino alla maturità: dal Columbus Museum of art (Ohio) dal Musee d’ Orsay di Parigi, dalla Johannesburg Art Gallery ed altre grandi sedi internazionali. Si tratta di un vero e proprio ‘viaggio’ nel cuore della vita di Monet, raccontato attraverso la voce di sei personaggi chiave del suo percorso artistico ed umano. È una mostra molto originale, interattiva, sinestetica, perché va a scandagliare la vita del pittore per scoprirne la vera ispirazione e che vuole ‘bilocare ‘lo spettatore, immergendolo nell’epoca passata.
Gli incontri, i successi, così come i momenti critici sono stati ricostruiti sulla base di preziose lettere provenienti dal Musee des Lettres e Manuscrits di Parigi, nelle quali l’autore stesso si racconta.
Lungo il percorso una serie di videoinstallazioni hanno il compito di suggestionare il pubblico emozionandolo, portandolo quindi a rivivere le stesse emozioni provate dall’artista. Del pittore e già stato detto e scritto molto, dell’uomo invece si possono scoprire le emozioni profonde che hanno dato spunto a tante meravigliose opere. Adolphe Monet, il padre, con il quale Claude ebbe un rapporto contrastato, Eugene Boudin, il maestro dei cieli, che gli insegnó a dipingere e a scegliere come modella scostante ma incontrastata la natura e la sua luce; Camille, l’amore inquieto della gioventù, prima moglie e madre dei due figli, morta precocemente, George Clemenceau, il politico, grande amico, committente delle Ninfee dell Orangerie, la cappella sistina dell’impressionismo, Alice Hoscedè e Blanche, rispettivamente l’amore della maturità e la figliastra pittrice che tanto si ispiró a lui nelle sue opere floreali, per la luce, per il giardino a Giverny e per le influenze nipponiche: sono i sei personaggi che raccontano Monet e che ne sono arrivati ognuno a modo suo al cuore, alimentandone la fiamma ispiratrice.
Tra le opere, le più significative ed importanti troviamo La gare d’Argenteuil, del 1873, Printemps, del 1873, la Cattedrale di Rouen, 1894 e il Waterloo Bridge del 1900, dove spicca il gioco di luce dell’acqua quasi dissolto nella nebbia. Molto interessanti i paesaggi invernali dipinti durante il viaggio in Norvegia del 1895, intrapreso proprio per cogliere le luci della neve con effetto a lunga durata. Monet è tra gli impressionisti colui che si è spinto più avanti nello studio della luce. Ciò che lo affascinava era il mutare continuo della natura e il suo variare di luci. Cezanne diceva di lui che era solo un occhio, ma quale occhio! Cosi tanto da affermare il primato dell impressione sulla razionalita’; come poeti e musicisti, da Proust a Debussy egli scomponeva e frammentava timbri e toni per riuscire a guardare meglio dentro se stesso.