Ho saputo delle iniziative in programma a Grava, presso il Comune di Alluvioni Cambiò, nella prossima fine settimana, alcune delle quali già in corso. Mi riferisco al palio degli asini e alla sagra ecologica.
Riguardo al palio degli asini, ho contestato questo genere di spettacolo presso altri comuni che spesso l’hanno giustificato in nome della tradizione storica, non curandosi affatto del problema legato allo sfruttamento degli animali. Stavolta è inaccettabile anche la giustificazione della tradizione storica poiché tale palio non se ne fa portatore ma è voluto solo per “divertimento” e forse per interesse economico.
Credo che il palio, nello specifico della corsa degli asini e non delle manifestazioni collaterali, sia uno spettacolo anacronistico e diseducativo, soprattutto per i bambini, per nulla portatore di quei valori necessari per vivere in armonia col mondo animale. Oggi è difeso strenuamente da una cerchia sempre più stretta di persone tanto che alcuni paesi hanno rinunciato alle tradizionali corse di cavalli e di asini, sostituendole con gare di abilità o di velocità disputate dalla popolazione, anche con il coinvolgimento dei bambini.
Mi rivolgo alle autorità istituzionali, politiche, scolastiche e aggiungo quelle religiose che spesso si prestano a benedire animali e/o fantini prima della corsa, ma soprattutto mi rivolgo alle famiglie con bambini, chiedendo loro di non approvare una simile iniziativa per la valenza negativa del suo messaggio. Considero ogni spettacolo di sfruttamento animale uno spettacolo vietato ai minori perché offre loro una visione distorta della natura: nessun asino è felice di correre a un palio.
Riguardo la sagra ecologica, essa prevede i salamini d’asino e una sera il maialino sardo, una sorta di “guest star” della sagra.
Le cosiddette “sagre ecologiche”, che alcuni Comuni iniziano a promuovere, nascono dall’esigenza di ridurre l’impatto ambientale provocato da sagre e feste gastronomiche, diffuse soprattutto nel periodo estivo. Una sagra si intende ecologica quando promuove stili di vita e comportamenti eco-compatibili che limitino l’impatto ambientale con riduzione di consumi energetici, idrici e di rifiuti, raccogliendoli e smaltendoli in maniera differenziata. Servire a queste sagre pietanze animali non è affatto ecologico: l’allevamento di animali “da macello” è tra i principali responsabili del consumo di risorse ambientali, come terra e acqua, ed è responsabile dell’inquinamento di acqua e aria per l’emissione di enormi quantità di gas a effetto serra.
Le sagre ecologiche che si basano sul consumo di animali sono una trovata mistificatoria per attirare un numero maggiore di partecipanti, magari far breccia nel cuore degli ambientalisti; nascondono ipocrisia e soprattutto insensibilità nei confronti degli animali allevati, cacciati, pescati, macellati, mangiati e spesso “festeggiati” su quelle tavole. Tali sagre vogliono che il consumatore “ecologico” si sazi con più gusto, incurante della sofferenza che c’è dietro ciò che mangia che ai suoi occhi appare giusto, in perfetta sintonia con la natura. La sola buona notizia “ecologica” è che alla sagra di Grava si usano stoviglie in materiale termoplastico biodegradabile.
Come se non bastasse il salamino d’asino, a Grava si mangerà anche il maialino sardo cioè un cucciolo e vorrei che si riflettesse particolarmente su questo macabro rito dell’uccisione di un cucciolo. Basta guardare certe immagini diffuse sul web che lo testimoniano per rendersi conto di cosa intendo. “Più piccolo è il maiale, più esso è ritenuto prelibato.” recitano le tradizionali ricette sarde.
Invito il Comune di Alluvioni Cambiò a guardare gli asini con occhio diverso, risparmiando loro la corsa del palio e soprattutto evitando di riservare loro la macabra fine di essere insaccati in salamini o ridotti a stufato.
Grava ha diritto alle sue giornate di festa ma vorrei che si limitassero alla sfilata di trattori d’epoca con prova di trebbiatura, alla camminata tra due fiumi, alla festa degli anziani, alle mostre, al torneo di calcio, alle bancarelle, alla serata di danza.
Quanto al maialino sardo, è bene guardare alla Sardegna e ai Sardi per altri usi e costumi: credo che neppure a loro faccia onore questa tradizione gastronomica che vorrei fosse abolita o almeno restasse oltremare, confinata in quell’isola.
Cordiali saluti.
Paola Re – Tortona