di Carlo Viscardi
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Vedere nelle dichiarazioni delle organizzazioni sindacali un atteggiamento strumentale sulle vicende alessandrine ci pare cozzi con la richiesta di un rispetto delle parti e dei ruoli. Come succede a livello nazionale, difficile cogliere elementi di coerenza e concretezza nelle decisioni che il maggiore partito del centro sinistra (?) assume da qualche tempo.
Allarmarsi per il ”disfacimento di quello che ancora c’è di pubblico“ o per il “crollo totale dei servizi e dell’occupazione” senza porsi il problema dell’origine di questa crisi è semplicemente puerile. E’ cambiato il mondo ma a casa Pd probabilmente non ci si accorge di questo e si tenta con palliativi di arginare gli effetti di una crisi strutturale e di sistema di dimensioni epocali.
Parlare di servizi senza comprendere che questi sono un “fatto economico” e non solo “assistenziale” significa non aver capito il momento che stiamo attraversando.
Parlare di ATM senza porsi la questione della qualità di un servizio che deve avere un conto economico positivo significa non aver compreso che il trasporto pubblico locale come servizio con finalità sociali è finito.
Un servizio infatti che si muove in un mondo in cui la mobilità delle persone è prevalentemente di tipo privato richiede una capacità di proporre sempre più sistemi flessibili di mobilità che competano con questo mondo sia sul piano dell’efficienza che sul piano dell’economia.
Per essere ancor più concreti; Parlare di ATM senza pensare a come risolvere il problema di una mobilità che dal Cristo verso la città vede impegnate centinaia di auto con a bordo un solo passeggero… è semplicemente da irresponsabili.
La concorrenza con un sistema di mobilità di tipo privato infatti potrebbe risolvere i problemi occupazionali, di inquinamento ambientale ed economici della comunità alessandrina.
Per fare il paio poi con la situazione a livello nazionale due parole rispetto agli ultimi provvedimenti del governo che vede il PD affossare il principio di uguaglianza che è alla base del suo dna.
L’inserimento nella pubblica amministrazione di 140.000 persone (definite precari) che bene o male, “vicine” alla politica, hanno iniziato collaborazioni in un momento in cui aziende ed aziende chiudono lasciando sul marciapiede (spesso anche in senso fisico) milioni di persone ci pare cozzi decisamente con un principio di uguaglianza pilastro del nostro impegno civile.
Si badi che l’inserimento non avviene in un comparto pubblico caratterizzato da efficacia, efficienza, meritocrazia ma esattamente il contrario: in un comparto pubblico regno di una burocrazia inefficiente alla quale non viene applicato nessun sistema di controllo dei risultati o almeno di gradimento degli utenti; in cui il licenziamento o la cassa integrazione sono, come istituti, del tutto sconosciuti come sconosciuto è il concetto di produttività.
Tutto si spiega però tenendo presente che questo settore (pubblico impiego e scuola) rappresenta probabilmente il più ampio serbatotio di voti per le forze ‘di sinistra’, a cominciare proprio dal Pd. Ma allora ci vien da pensare che aveva ragione Ivan della Mea quando alla fine di una delle sue belle canzoni avanzava un dubbio: “a meno che il gioco sia finito / e allora ci guadagna anche il partito“.
Ecco vien da pensare che il gioco sia finito per davvero.
Carlo Viscardi – Arcipelago