Cascina Battignanina: nascerà qui il nuovo timorasso?

Premier Exif JPEGIl business principale di famiglia è un altro, ossia quello delle ‘pompe bianche’, che vede il gruppo Ratti di Tortona tra i protagonisti assoluti del nostro territorio, con 7 distributori in provincia e un’importante ‘filiera’ di aziende clienti. Ma se gli parli dei colli tortonesi, di terreni e di vino Francesco Ratti (il capofamiglia, “ormai però ci sono i miei figli Marco e Michele, che sono molto più bravi di me”) ti guarda un momento in silenzio, poi si siede e ti invita a fare altrettanto: perché il tema è di quelli importanti, e non lo si può liquidare in due battute.

“Le nostre vigne – dice quasi riflettendo tra sé e sé – sono un bene prezioso, una risorsa perPremier Exif JPEG tutti, eppure sembra che in pochi se ne rendano conto. Non è solo questione di produrre buon vino, inteso come attività economica e imprenditoriale. Le viti sono sempre state anche un elemento di equilibrio idrogeologico: e pensi che qui, a Villaromagnano e dintorni, c’è stato un tempo che gli ettari a vigna erano più o meno 1.000. Oggi ne saranno rimasti 100, malcontati”. Di questi, una ventina sono quelli della cascina Battignanina, che la famiglia Ratti rilevò nel 1979, e che oggi produce circa 2 mila quintali di uva, per lo più barbera e cortese. Il che fa della famiglia Ratti uno dei principali ‘conferitori’ della Cantina Sociale di Tortona. “Abbiamo scelto di non vinificare in proprio, e di sostenere un progetto, quella della Cantina Sociale, che ha una valenza economica, ma anche appunto sociale in senso più ampio. Alla Battignanina lavorano a tempo pieno due dipendenti, un agronomo e un trattorista, “oltre a personale stagionale, ingaggiato tramite cooperative. Ma la vendemmia oramai si fa in maniera automatizzata, con un macchinario e ‘spoglia’ il grappolo, asportando gli acini”. Meno romantico, forse, ma più funzionale ed efficace.

Slarina_grappolo(1)“Sicuramente i tempi sono cambiati, rispetto a quando faceva l’agricoltore mio padre, racconta Francesco Ratti. All’epoca avevamo parecchi terreni sparsi, come si definivano all’epoca, e mio padre ci manteneva la famiglia. Oggi, onestamente, abbiamo proprietà molto più significative, eppure non copriamo neppure i costi dell’attività. Ma non rinuncerei mai a produrre vino, fa parte delle mie radici. E pensare che, dopo aver avviato l’attività dei distributori, dicevo a volte a mio padre, che continuava a dedicarsi alle vigne: quando non ci sarai più tu, venderemo tutto. E’ successo il contrario, e sono contento che sia così”. Cascina Battignanina, tra l’altro, è al centro di un progetto di recupero e rilancio sul mercato di un vitigno, la slarina o cenerina  (“sono termini per ora equivalenti, vedremo quale si deciderà di utilizzare, e come verrà chiamato il vino”), che esisteva nel tortonese già nei secoli scorsi, e poi andò via via perdendosi. “In realtà – spiega Francesco Ratti – noi abbiamo aderito con piacere, una decina di anni fa, anzi qualcosa di più, ad un progetto dell’Associazione Ampelografica tortonese, che si proponeva, a partire credo da una tesi di laurea, di sviluppare una serie di studi approfonditi, e sperimentali, su tutti i vitigni delle nostre colline, con particolare riferimento a quelli pressoché scomparsi. Con l’obiettivo, naturalmente, di capire quali e quanti di questi potrebbero essere ripiantati e rilanciati oggi, guadagnandosi una fetta di mercato”. Insomma, timorasso docet: perché non immaginare di replicare il successo dell’apprezzato bianco, prerogativa dei colli tortonesi, portato alla ribalta nazionale e non solo, in questi anni, da un gruppo di produttori locali, tra cui il più noto è certamente il carismatico Walter Massa?  “Tutto quel che può servire a fare del bene alle nostre colline va fatto – spiega Francesco Ratti –, e noi fin dal 2000 abbiamo messo gratuitamente a disposizione del progetto, che è coordinato dal centro regionale di sperimentazione vitivinicola di Cascina Cannona a Carpeneto, un nostro terreno a Vho di Tortona. La slarina è il vitigno su cui il processo è più avanzato: alla Battignanina ne abbiamo piantate 5 mila viti nel 2012, pari circa ad un ettaro e mezzo, e contiamo di fare la prima vendemmia nell’autunno del 2014”. Ma che vino sarà, quello ricavato da questo nuovo/antico vitigno, e come si chiamerà? “E’ presto, non è ancora stato deciso: diciamo, impropriamente, che è una sorta di barbera: un vino molto corposo, di forte personalità”.

Non resta, dunque, che attendere un altro anno per saperne di più. Nel frattempo, siPremier Exif JPEG avvicina il momento della vendemmia di un anno che in tanti descrivono come molto positivo, nelle attese. “E’ vero – conferma Francesco Ratti – per ora i segnali sono positivi, anche se nel nostro settore dobbiamo tenere le dita incrociate fino all’ultimo. Basta una grandinata, e va tutto a pallino: anche se naturalmente siamo assicurati, perché non si può rischiare di bruciare il raccolto di un anno in due ore”. Altra questione ‘spinosa’, la peronospora: “dalle nostre parti abbiamo avuto anni peggiori, ora siamo in parte riusciti a debellarla: ma è una battaglia che non si è mai vinta del tutto, e che per i singoli agricoltori ha costi davvero importanti: torniamo al solito problema di fondo, ossia l’incapacità di fare sistema, e di affrontare avversità e anche opportunità in maniera organizzata, con progetti e sostegni che vadano ad incentivare chi davvero ci crede, e si mette in gioco”. Nonostante tutto, però, Francesco Ratti alle sue colline è affezionato, e non smette di crederci, e di investirci: “che vuole che le dica? Quando ero ragazzino le vacanze si facevano qui, nelle vigne: altro che mari e monti. E anche adesso non saprei vivere da nessun’altra parte, e facciamo il possibile per investire nel futuro del nostro territorio”.

Da questo punto di vista,  oltre a cascina Battignanina la famiglia Ratti ha investito anche su Villa Garibalda, suggestiva tenuta a pochi chilometri da Tortona, in strada Viola, che appartenne  a Fausto Coppi: “è un bed & breakfast con camere e un mini appartamento – spiega Ratti -, e a gestire l’attività è mia moglie. Naturalmente con la Battignanina c’è una forte collaborazione, ad esempio sul fronte dell’organizzazione di pranzi di matrimonio o aziendali”.

Ettore Grassano