E qui riprendo da una calda riflessione dei nostri giorni per dire che forse un tempo, con tutti i difetti resi noti dalla storia, c’erano forze politiche di sinistra che stavano con i lavoratori mentre adesso sono dalla parte di Marchionne, che a far compagnia a queste forze politiche c’è una larga parte del sindacato che si è omologato su queste posizioni.
Allora andiamo un po’ indietro di qualche anno, precisamente al maggio del 1949, quando si svolse a Bologna il congresso della Federbraccianti e qui venne annunciato lo sciopero di tutta la categoria.
Il giorno 17, giorno fatidico direbbe un grande amico scrittore del calibro di Danilo Arona nelle sue apocalittiche cronache, durante la seconda giornata dello sciopero, mentre è in atto una spietata caccia all’uomo condotta dagli uomini della polizia di Scelba, con una raffica di mitra sparata da un carabiniere venne assassinata, a Molinella, Maria Margotti, mondina, operaia.
Aveva soltanto trentaquattro anni. La sua colpa era quella di sfilare in un corteo pacifico insieme a colleghe e colleghi per legittimare i diritti dei braccianti.
Maria era un’operaia della fornace cooperativa di Filo, dove aveva da pochissimo trovato occupazione.
Vedova, madre di due bambine, durante la resistenza aveva collaborato con le formazioni partigiane.
Quel giorno la manifestazione aveva lo scopo di contrastare un’azione di crumiraggio in atto a Malmorta, dove gruppi di lavoratrici e lavoratori, ingaggiati dagli agrari favoriti dall’avvenuta scissione sindacale, avevano spaccato il fronte di lotta andando a lavorare nei campi.
Infatti ai primi giorni di maggio i dirigenti socialdemocratici avevano rotto l’unità delle organizzazioni sindacali costituendo le organizzazione operaie autonome.
A Molinella gli scioperanti furono malmenati da un migliaio di celerini e carabinieri al comando del capitano Lugli perchè cercavano di impedire il crumiraggio.
Questa repressione serviva a smorzare gli animi per l’organizzazione di un grande sciopero che i braccianti stavano programmando, uno sciopero che avrebbe dettato condizioni per un miglioramento dei salari e il riconoscimento di diritti fondamentali.
(la vicenda ha seguito con il prossimo Gnacapiöğ)