Ho letto recentemente che lo scrittore inglese Gilbert Keith Chesterton (Londra, 29 maggio 1874 – Beaconsfield, 14 giugno 1936), , si fermò ben due volte lungo la strada che lo portava alla chiesa in cui di lì a poco si sarebbe sposato.
La prima volta, per bere un bicchiere di latte nello spaccio dove la madre lo portava quando era fanciullo; la seconda, per comprare una pistola (con relative cartucce), che mise alla cintura poco prima di presentarsi all’altare.
Così Chesterton spiegava la sua scelta agli amici e alla sposa, l’amatissima Frances Blogg: “Non comprai la rivoltella per uccidere mia moglie, non sono mai stato veramente moderno. La comprai perché si trattava della grande avventura della mia vita, con la vaga idea di difendere la mia sposa dai pirati che infestavano i Norfolk Broads, verso i quali eravamo diretti”.
Fu un vero romantico, ossia un uomo capace di scelte irrevocabili sottolineate da “modalità” a dir poco eccentriche. Ma fu anche una delle poche persone serie, e dunque libere di scherzare, della letteratura del Novecento. Leggere Chesterton, ancora oggi, è un antidoto al grigiore quotidiano. Anche senza pistola alla cintura.