Berlusconi vero tormentone d’agosto. Le notizie, le analisi, gli scenari si accavallano e aggrovigliano, e lo snodo è sempre lui.
Silvio ha già scelto il suo successore, e darà battaglia.
L’erede al trono sarà Marina, perché è inaccettabile che il nome Berlusconi sia cancellato per via giudiziaria.
O ancora: se il 9 settembre il Parlamento farà decadere Berlusconi dal ruolo di senatore, cadrà immediatamente anche il Governo. Oppure no: Napolitano affiderà un nuovo incarico, e si cercherà di andare avanti, con il Pdl all’opposizione, e di fare la famosa riforma della legge elettorale per poi votare in primavera, insieme alle Europee e al turno di parecchie amministrative.
Se ne stanno sentendo di ipotesi, in questi giorni. Ed è vero che è un agosto molto politico, e ancora una volta all’insegna del Berlusca: ma al contempo, fateci caso, si tratta di temi che ‘scaldano gli animi’ solo degli addetti ai lavori (politici, giornalisti,commentatori), mentre gli italiani sono altrove, sospesi tra relax da ultimo giro di giostra e incertezza sul futuro.
Non saremo certo noi qui a prevedere cosa succederà a Roma a settembre. Ma ci resta il sentore, che ribadiamo da tempo, di un’anomalia: gli italiani sono per i 2/3 di centro destra, per modo di sentire, pensare, vivere. Eppure il centro destra, dai tempi della prima repubblica, non è in grado di offrire loro una rappresentanza piena e credibile. Per vent’anni la contrapposizione attorno alla figura di Berlusconi (che peraltro non ha impedito un consociativismo a tutto campo dietro le quinte e sui territori: il business è business) ha avvelenato i pozzi della politica, fino all’attuale disgusto/indifferenza popolare. Siamo seri: guerra civile è il massacro egiziano di questi giorni, non (per fortuna) 300 o 3.000 simpatiche comparse un po’ avanti negli anni, in gita romana magari dalle borgate attorno, a gridare ‘forza Silvio’: panino, birra e mancetta comprese.
Sono interessanti le analisi dei ‘Foglianti’, ossia di quel gruppo di intellettuali che, attorno alla figura di Giuliano Ferrara e del suo giornale, si propongono come laboratorio politico culturale del centro destra. Lo saranno di più, però, quando appunto cercheranno di svincolarsi dalla figura ‘mitica e mitizzata’ di Silvio (che però probabilmente paga i conti, direttamente o indirettamente: per cui è dura), e dall’idea che i magistrati e il potere giudiziario siano oggi, agli occhi degli italiani, un problema tra i più rilevanti. Non è così, e lo sosteniamo pur essendo altresì convinti (ma le vicende di Berlusconi non c’entrano nulla nella genesi di questa convinzione) che verità e giustizia ‘da tribunali’ non siano parenti neppure alla lontana. Però, siamo onesti, le priorità dell’italiano medio (e non solo di centro destra) oggi si chiamano lavoro, reddito, tasse, figli. In una parola: futuro.
La terza repubblica, ne siamo convinti, comincerà quando il Cavaliere si farà definitavamente da parte, e parimenti nel centro sinistra riusciranno a liberarsi da quel gruppetto di finti statisti che sta lì a tirare le fila (nel proprio personale interesse) da almeno vent’anni, e anche più.
Il centro destra, naturalmente, deve fare un tratto di strada in più, ossia costruire ex novo modelli di partecipazione, rappresentanza e selezione del personale politico partendo dal basso.
Non il Capo assoluto che si circonda di lacché, insomma, ma i territori che esprimono i loro rappresentanti, fino ad individuare il leader maximo. Naturalmente pro tempore. La tentazione di prendere un’altra scorciatoia, e di individuare una nuova leadership carismatica (che sia Marina o chiunque altro/a), incoronata da Re Silvio per successione diretta, rischia di essere, oltre che pervicacemente populista, anche pragmaticamente un flop. Perchè, lo diceva già Carletto Marx, la storia si ripete sempre due volte: la prima come tragedia, la seconda come farsa.