di Giancarlo Patrucco
www.cittafutura.al.it
Visto come stanno andando le schermaglie fra PdL, PD e Governo persino adesso che i politici dovrebbero essere in vacanza, uscirò anch’io dal mio torpore estivo per dire qualcosetta in proposito. Veramente, avrei voluto ragionare del prossimo congresso del PD, quello che non si sa ancora quando si farà, come si farà e magari non si farà neppure. Ma su questo argomento Franco Livorsi ha scritto parole talmente esaustive (“Nostalgia dell’alternativa democratica”, nell’home page di Citta Futura) che non vedo cos’altro potrei aggiungere. Un augurio, forse: non tirino troppo la corda.
Per quanto riguarda, invece, le schermaglie, qui la corda la tirano quelli del PdL. Senza risparmiarsi e soprattutto senza risparmiare questo povero Paese, già con la corda al collo di suo. E, tutto, per ottenere un risultato, uno solo: far rientrare dalla finestra Berlusconi, dopo che la sentenza della Cassazione l’ha buttato fuori dalla porta.
Le stanno provando proprio tutte. Prima hanno minacciato tuoni e fulmini, poi si sono sgolati in compagnia di qualche centinaio di supporters in adorazione del Capo, quindi si sono riuniti e hanno messo a punto un piano d’azione che neanche Eisenhower per lo sbarco in Normandia.
Primum et semper, l’attacco al potere giudiziario. In una democrazia come la nostra, basata sulla tripartizione dei poteri legislativo, esecutivo e giudiziario, che ognuno faccia il suo, al posto suo, senza mischiare le carte, evitando di inquinare i pozzi e di ritagliarsi spazi d’altri, ma cercando di mantenere il sistema in equilibrio, è funzione vitale per la sopravvivenza della democrazia medesima. Il partito berlusconiano, in questi vent’anni, ha fatto proprio l’opposto. Per reazione – si badi bene – loro dicono. Per reazione all’invadenza di una magistratura che, quando non dà ragione al Capo, diventa subito deviata, collusa, connivente con la sinistra, anzi con i comunisti, per sottrarre al legittimo trionfatore la vittoria delle urne. L’unica vittoria che conta, quella elettorale, il bagno di folla osannante e plaudente di un leader vero, a fronte di travet dello Stato, gente che sta lì perché ha fatto un compitino e si arroga il diritto di giudicare senza mai essere passata attraverso il vaglio popolare.
Questo, più o meno, è quel che dicono (pensano?) nel PdL. Ma, ora, la guerra dei vent’anni è finita e il Capo l’ha persa. Ecco, quindi, pronto un bel pacchetto di tattiche lenitive e alternative, basato sulla geniale ma astrusa definizione di “ridare agibilità politica” a Berlusconi. Già, che vuol dire agibilità politica? Io ho sempre sentito parlare di agibilità di edifici, di strade, di ponti, di ferrovie, di uffici. Vuol dire che ci si può passare, si può entrare, si ha accesso. Ma l’agibilità politica di Berlusconi, sta a significare forse che può ricominciare a fare tutto come prima: guidare il partito, sedere in Parlamento, tenere riunioni quando e con chi gli pare, candidarsi alle elezioni, fare propaganda?
La sentenza, definitiva, dice di no. Tempo un mesetto, e Berlusconi dovrà decidere per i domiciliari o l’affidamento ai servizi sociali. Niente galera per quell’annetto sopravvissuto al condono perché la nostra legislazione prevede che a una certa età nessuno vada dietro le sbarre. Per fortuna.
L’ala dura del PdL vorrebbe che il Capo spargesse meno lacrime di commozione e facesse più fatti. Eclatanti. Erano già pronti all’Aventino2 – la vendetta, a radunare folle oceaniche, a imporre una revisione, punitiva, del sistema giudiziario, a far saltare il Governo delle larghe intese-disattese. Insomma, a scatenare un pandemonio.
Berlusconi ha ascoltato, ha lodato, perché nella comunicazione non si butta via niente, ma si è fatto due conti e ha capito che da tutto ciò in tasca non gli verrebbe alcunché. Anzi, se per caso il governo saltasse, Napolitano si stufasse e sciogliesse le Camere, magari sbattendo la porta, lui finirebbe per non contare più davvero. Come il due di picche a briscola. Quindi, niente ultimatum, ché magari qualcuno potrebbe prenderli sul serio. Solo penultimatum. Un’infinita serie di rivendicazioni, di condizionamenti, di avvertimenti minacciosi, tracotanti, arroganti, a cui far seguire immediatamente, per ogni risposta negativa o soltanto interlocutoria, la replica sprezzante: irricevibile, nei toni e nei contenuti. Non siete riusciti a batterlo nelle urne e volete abbatterlo con una magistratura complice. E il balletto ricomincia.
Intanto, l’ala più moderata, o forse sarebbe meglio chiamarla realista, lavora sotto traccia. Si vedono le acque incresparsi e non si sa bene cosa succede sotto. L’amnistia? Difficile. In Parlamento non si vede oggi una maggioranza qualificata in grado di approvare un colpo di spugna del genere, senza il voto del PD. Si può prendere il Governo Letta in ostaggio, ma per come sono messi i Democratici, sempre difficile rimane. La grazia? Praticamente impossibile. Anche senza tirare in ballo le propensioni personali del Capo dello Stato, il procedimento è normato da una serie di regole e di adempimenti che ne fanno una possibilità fragile, un oggetto da maneggiare con cura e con i tempi dovuti. Ma Berlusconi ha l’acqua alla gola. Se qualcosa non si muove prima di ottobre, è spacciato.
Resta la commutazione della pena. Ci ho capito poco, ma mi sembra si tratti di una conversione della pena detentiva in una multa. Dubito, comunque, che sia così semplice come appare a un profano. Si cita il caso Sallusti, al quale però venne commutata una pena per diffamazione a mezzo stampa. Qui siamo di fronte a un caso ben più grave – frode fiscale – e a un personaggio di ben diversa rilevanza. E’ questa l’agibilità pretesa da Berlusconi?
E’ vero, ci sono quasi 10 milioni di italiani che lo hanno votato alle ultime politiche. Ma ci sono almeno altri 40 milioni di italiani (togliendo i minori) che non l’hanno votato, oppure alle urne non ci sono andati proprio. E’ possibile un colpo di spugna di questo genere, senza che il condannato abbia espresso ravvedimenti o pentimenti di alcun genere, anzi tutt’altro? Che penseranno questi 40 milioni? Forse guarderanno con invidia alle grandi democrazie liberali, dove chiunque si ritira dalla vita politica per un semplice sospetto? E cosa farà il PD? Si lascerà consumare a fuoco lento, oppure ritirerà il suo appoggio al Governo Letta e si preparerà a una competizione elettorale da Sfida all’O. K. Corral?
Se a Berlusconi non dovesse andar bene, o anche se gli andasse bene, pare pronto comunque il piano b. B come Berlusconi, in questo caso Marina. Nella Sfida all’O. K. Corral, sembra che pure la ragazza ci sappia fare con la pistola.