Le prime pagine dei giornali locali nei giorni scorsi l’hanno vista al centro della scena, “anche se di certe ironie sulla mia finta solidarietà avrei fatto volentieri a meno: le assicuro che sono qui per forte senso di responsabilità, come cittadina di Alessandria. Anche se potrei godermi la pensione, e il mio nipotino”. Maria Teresa Gotta è assessore al Sistema Educativo del comune di Alessandria soltanto da 4 mesi, che però pesano come anni, tanto i temi del comparto sono stati (e sono tutt’ora) sotto i riflettori, e in maniera anche burrascosa. Proviamo allora a farci raccontare dalla maestra Gotta (come ancora la chiamano e ricordano tanti suoi ex alunni, dopo 38 anni di attività professionale come insegnante, soprattutto al quartiere Cristo) come si sta affrontando l’emergenza, ma soprattutto qual è il progetto che c’è alla base della riorganizzazione, sia pur in gran parte obbligata, dei primi anni della filiera educativa dei piccoli alessandrini di oggi, e di domani.
Assessore, l’ultimo consiglio comunale è stata una ‘maratona’, ma tutto sommato non ci sono state tensioni particolari, o ‘barricate’: la gestione di nidi e materne viene dunque ‘reinternalizzata’, e Costruire Insieme continua il suo percorso, pur cambiando ‘mission’ e pelle?
Questo è l’indirizzo che è stato approvato dal consiglio, cui seguiranno nelle prossime settimane altri passi fondamentali, dal punto di vista tecnico e del rispetto di determinati vincoli di legge. Quel che speriamo di aver chiarito è che c’è l’assoluta volontà, da parte non solo mia ma del sindaco e di tutta la maggioranza, di realizzare, pur tenendo conto di una serie di obblighi e ‘paletti’ ineludibili, una vera riforma e riorganizzazione del comparto che rappresenti, per gli alessandrini, un passo in avanti verso il futuro, e non una ritirata o una sconfitta.
Ci aiuti allora ad ‘inquadrare’ la situazione, partendo dagli asili nido. Servizio, ricordiamolo, non obbligatorio per legge. Insomma: un comune, specie se in difficoltà, potrebbe anche decidere di chiuderli, i ‘nido’. O di appaltarli all’esterno. Invece cosa succederà?
Invece noi riteniamo che gli asili nido siano un elemento basilare del servizio socio educativo. Con una funzione sociale, appunto: di aiuto alle famiglie con mamme che lavorano, soprattutto. E una altrettanto importante funzione educativa: si tratta per un bambino della primissima esperienza di uscita dal ‘guscio’ famigliare, di confronto con il mondo esterno. Qui parlo anche come nonna: il mio nipotino comincerà ad andare al ‘nido’ a settembre, e naturalmente in famiglia ci sono anche apprensioni. Ma deve andarci, secondo me: è un primo passaggio essenziale nel percorso di vita. Ed è giusto che il comune faccia la sua parte.
Però tre strutture su otto verranno chiuse: al Cristo in via Campi, in Pista in via Tonso, e in Fraschetta a Cascinagrossa. Non c’erano alternative?
Purtroppo no: non si possono tenere aperte realtà che non raggiungono un numero adeguato di iscritti. Per una questione di risorse, naturalmente. E in fondo anche perché un nido da 25 posti, che ha in realtà 5 o 6 iscritti, diventa un impoverimento per tutti, a partire dai bambini che lo frequentano. Nessuna delle strutture, però, sarà al momento smantellata, vorrei precisarlo. E se nei prossimi mesi cambiassero le condizioni, ci adegueremo prontamente. Ad oggi però le iscrizioni effettive, nella fascia 0-3 anni, sono poco più di 200, e non ci sono davvero le condizioni per andare oltre al modello dei 5 asili nido a gestione diretta (distribuiti in maniera omogenea su tutto il territorio: in Fraschetta rimane comunque Spinetta, ad esempio), più il Campanellino che è appaltato in gestione, da diversi anni e con un contratto di lungo periodo, alla cooperativa Bios.
Poi ci sono le scuole per l’infanzia, ossia 3-6 anni, per intenderci. Per quelle si parla di statalizzazione: in che tempi?
Non immediati, è un processo che il consiglio comunale ha approvato all’unanimità, ma che prevede il coinvolgimento di Provincia, Regione e Ministero. La prima realtà ad essere statalizzata dovrebbe essere la Bovio, anche perché ha le caratteristiche per esserlo, ossia si trova all’interno di una struttura che ha già scuola per l’infanzia statale, e scuola primaria. Comunque il processo dovrebbe riguardare anche, a ruota, altre tre scuole per l’infanzia cittadine: quindi complessivamente almeno 4 su 9.
Non si è capito bene, in quel caso, cosa succederà al personale attualmente di ruolo: sarà ‘statalizzato’?
E’ da valutare, non ho risposte certe. Mi pare che l’orientamento del Ministero sia però quello di ricorrere al proprio personale, alle proprie graduatorie. Ma attenzione: questo non significa che qualcuno rischia il posto. Il personale attuale rimarrà in organico al comune: che ricordiamolo, al momento non può assumere nessuno, neanche come aziende collegate. E tra l’altro ci sarà anche, negli anni, un normale esodo pensionistico.
A proposito di personale, assessore: a ‘piangere’ sono i precari di Costruire Insieme, su cui alcuni sindacati promettono battaglia. Mentre non è chiaro quanti dipendenti di Aspal potranno essere ‘ricollocati’ all’interno dell’azienda speciale. Facciamo chiarezza?
Per quanto possibile, volentieri. Pur tenendo conto che è un quadro in divenire. Costruire Insieme, a fronte della reinternalizzazione in Comune della gestione di asili nido e scuole per l’infanzia, potrà svolgere una serie di altre attività: dall’extrascuola per le primarie (un servizio importante, che si è depauperato nel tempo, tanto che oggi esiste solo in tre scuole cittadine), all’Informagiovani, alle attività di mediazione culturale (che vanno certamente potenziati). Nelle prossime settimane, tutt’altro che festive quindi, saranno i vertici di Costruire Insieme a dover mettere a punto, con la collaborazione del Comune, un piano organico di attività, e di risorse necessarie. Con tutti i vincoli normativi che sappiamo: e in particolare la necessità di riduzione del 20% del costo dei servizi erogati, a parità di tipologia e qualità, rispetto al 2012. Per essere chiari: nessun precario può essere assunto a tempo indeterminato, per i vincoli di legge. Speriamo che alcuni di loro trovino una ricollocazione, dove e come possibile. Così come è evidente che solo una parte dei dipendenti di Aspal potranno essere trasferiti a Costruire Insieme. Ma attendiamo di avere un quadro numerico e analitico più preciso nei prossimi giorni.
Opposizione (anzi, opposizioni, al plurale) e sindacati promettono battaglia, assessore Gotta. Sarà dura?
Sarà dura sicuramente, e ognuno è giusto faccia la propria parte, nel rispetto dei ruoli, ma spero anche con una visione di bene comune per questa città. Ovvio che i sindacati devono contrattare: mi piace meno quando qualcuno di loro (non tutti, per fortuna) mi attacca personalmente, come se io mi divertissi a negare l’assunzione ai precari, o simili. Poi c’è l’opposizione politica: è giusto che ci pungoli, ma in fin dei conti qual è la situazione, e quali sono i vincoli, lo sanno benissimo anche loro.
Come si immagina il quadro dei servizi educativi tra 3 o 4 anni, dopo questa ‘cura da cavallo’?
Più qualitativi, e più capaci di ‘leggere’ le esigenze della cittadinanza, e di adattarsi rapidamente. Faccio un esempio: c’è un calo, molto forte e assolutamente non solo alessandrino, degli iscritti all’asino nido. Chiediamoci perché: per l’aumento delle rette soltanto? No, anche se dobbiamo andare nella direzione di ridurle prima possibile. Ma c’è un fenomeno più ampio, legato a crisi, disoccupazione, difficoltà delle famiglie, e anche conseguentemente maggior disponibilità di tempo di mamme, o zie, o parenti. Ovvio quindi che la tendenza sia tenersi di più i bambini a casa: per risparmiare, ma non solo per quello. Noi dobbiamo capire come evolvono i bisogni, essere flessibili, e sempre più adattarci alle nuove esigenze.
L’ultima domanda è per la maestra Gotta: dopo 38 anni di insegnamento, cosa l’ha spinta ad accettare un incarico così ‘spinoso’?
La passione per il lavoro che ho cercato di svolgere tutta la vita con impegno, e l’amore per i bambini. Si figuri che pochi giorni fa ho incontrato in strada un signore barbuto, corpulento, con un bambino per mano. Mi ha salutato con un “buongiorno maestra”, e lì per lì sono rimasta interdetta, non lo riconoscevo. Poi si è presentato: è uno dei miei primi alunni di quasi 40 anni fa, e ancora si ricorda di me come maestra! Non nego che siano soddisfazioni. Ora, come assessore, cerco di mettere a disposizione le mie competenze tecniche e la mia conoscenza del settore, nella convinzione che ognuno di noi debba cercare di fare la propria parte, in un momento così difficile per la città. Dalla crisi possiamo davvero uscire con una riorganizzazione che consegni ad Alessandria un sistema educativo più moderno ed efficiente.
Ettore Grassano