Da che mondo è mondo, i trionfi nello sport servono anche a ridare morale ad una comunità, ad un territorio. Quindi stracomplimenti a Valeria Straneo, atleta ‘normale’ che ha saputo compiere un’impresa eccezionale, facendo scattare una volta tanto l’identificazione e l’orgoglio degli alessandrini, scettici e disillusi per ‘contratto’, e forse Dna.
Naturalmente, però, sarebbe da fessi aggrapparsi ad un successo sportivo individuale per ignorare che, subito dopo la quiete di Ferragosto, le emergenze sul tappeto saranno le solite, e sempre più stringenti.
I dati di questi giorni (nazionali e locali) sull’occupazione, e sull’esaurimento delle risorse per gli ammortizzatori sociali, sono terrificanti. La Cisl alessandrina ha già lanciato l’allarme, parlando per l’autunno di “rischi per la tenuta economica e sociale del territorio”: industria in primis, ma anche artigianato, edilizia, commercio. E’ un intero sistema produttivo a ‘boccheggiare’, e non si può non pensare alla superficialità con cui, contestualmente, esponenti di primo piano del governo Letta parlano di ‘ripresa ormai alle porte’.
Giova, al riguardo, la lettura della bella analisi di Mario Deaglio, pubblicata su La Stampa di ieri. Sciocco e pericoloso creare illusioni, o meglio tenere il popolo nell’inconsapevolezza di quanto sta succedendo. In primis perchè mancano al momento nella maniera più assoluta i basilari elementi tecnici (i tre trimestri ‘positivi’ consecutivi: qui anzi il Pil su base annua è in caduta libera) per parlare di ripresa.
Ma poi, e soprattutto, perché siamo di fronte ad un cambiamento strutturale del nostro sistema economico, e conseguentemente anche sociale. Citando Deaglio: “L’Italia del dopo-crisi non potrà quasi mai risuscitare i negozi che sono stati chiusi in questi mesi, dovrà progettare un sistema di distribuzione diverso; non potrà far ripartire un gran numero di fabbriche ormai smantellate ma le toccherà di inventare altri tipi di unità produttive, di maggiore efficienza, in grado di resistere sui mercati mondiali; non potrà tollerare i macroscopici sprechi del settore pubblico, evidenti soprattutto a livello regionale, ma dovrà disegnare in maniera radicalmente diversa il sistema produttivo, il sistema finanziario-creditizio e il sistema fiscale”.
Piuttosto chiaro, no? E badate bene che non sono solo parole, ma ciò che ci aspetta nei mesi e anni a venire. E significa, tradotto in ‘volgare’, che questo Paese si avvia verso una trasformazione epocale, che farà morti e feriti, e che necessita di una classe dirigente davvero lungimirante, e con competenze e progetti solidi. Voi la vedete in giro? E allora alegher, alegher: ma anche consapevoli che, in queste settimane di pausa estiva, bisogna scaldare i muscoli, e prendere la rincorsa. In questo senso il ‘modello Straneo’, basato su impegno, determinazione, programmazione e sacrificio, potrebbe far bene a tutto il Paese.