Il segretario provinciale Cisl Alessio Ferraris, nell’intervista che abbiamo pubblicato ieri,
dice che sul fronte della lotta alll’evasione fiscale serve un nuovo approccio sul fronte normativo-procedurale, e insomma lascia capire che i controlli ‘a tappeto’ dal basso servono a fare audience, ma spostano poco in termini sostanziali.
E’ sicuramente vero, e a ciò possiamo tranquillamente aggiungere che, rispetto a qualche anno fa, il clima di ostilità popolare nei confronti della piccola evasione ‘diffusa’ si è notevolmente ridotto, e pochi di noi, con l’aria di crisi che ‘tira’ in giro, hanno di questi tempi la voglia di chiedere con puntiglio al singolo esercente lo scontrino: “dai, deve campare anche lui”, pare essere il sentimento prevalente.
Così, quando ieri pomeriggio ho letto questo lancio dell’Ansa sui risultati dei controlli di questi giorni nel tortonese, ho sorriso, vedendoci la conferma di una mia sensazione ‘a pelle’: soprattutto nel periodo estivo, mi capita di frequentare abbastanza di frequente quella parte della provincia, e con un amico proprio non molto tempo fa mi è capitato di sottolineare: “ma non ti sembra che la tendenza a non fare lo scontrino da queste parti sia altissima, rispetto ad esempio ad Alessandria città?”.
E non parlo, badate bene, di dimenticanze occasionali, per un caffè o una bibita. Ma di un approccio assai più sistematico.
Sefarica la risposta: “è questione di valutare costi e benefici”. In effetti è così.
Lo so, i controlli di ieri fanno riferimento ad un target molto specifico: piscine e relativi bar e ristoranti. Ma, credetemi, allargando un po’ “il tiro” i risultati non sarebbero tanto diversi. Almeno empiricamente questa è la mia sensazione.
L’interrogativo serio allora diventa: funziona, questo meccanismo dei controlli ‘dal basso’, e relative sanzioni? O avrebbe più senso ripensare tutto il sistema fiscale, in maniera da procedere in maniera strutturale e sistematica, e senza dover ‘dare la caccia’ al singolo barista o bottegaio? Il tema, lo so, è delicatissimo, e la casistica variegata. C’è il negoziante effettivamente iper-vessato, e che non riesce più a sopravvivere, e l’evasore ‘sistemico’, che paga la singola multa (o magari neanche quella, affidando al commercialista ‘scafato’ il compito di avviare ricorsi decennali), e prosegue imperterrito per la sua strada. Dite pure la vostra: credo che ‘ricette’ risolutive ancora nessuno le abbia individuate.