Il suo solito occhiale a specchio, abbigliamento casual e bicicletta: Eh si! Pier Giuseppe Rossi non ha davvero l’aspetto del pensionato! Il “Comandante” della Polizia Locale di Alessandria, ora in congedo dopo ben 42 anni di servizio, ci svela come trascorre il tempo libero. È una vera sorpresa, dopo averlo conosciuto in “azione” nella sua veste istituzionale, scoprirne ora l’animo dolce e sensibile: cogliere la voce rotta dalla commozione quando parla della neo nata nipotina Isotta o quando rivela l’amore e la passione per l’arte.
Oggi si è riappropriato del proprio tempo e si dedica a ciò che per lui davvero conta, e ci svela la sua continua ricerca interiore che spazia dalla riscoperta di emozioni apparentemente impolverate, alla riscoperta dei valori e dell’affetto della famiglia, fino ai momenti da condividere con la sua compagna Piera.
Comandante, mi scusi se la chiamo così ma è più forte di me, mi ha mostrato alcune delle sue opere e mi ha colpito in particolare quella dedicata a sua nipote Isotta, cosa l’ha ispirata?
L’emozione quando ho saputo che mia figlia aspettava un bambino (allora non sapevamo ancora che fosse femmina), mi ha fatto rendere conto che siamo un anello che fa parte di una catena e la completa. Ho pensato alla mia futura nipotina e ho pensato ad una figura celeste, un angelo [n.d.r. tutto torna visto che la figlia si chiama Maria Celeste] ed essendo io legato ad un concetto surrealista ho immaginato, anzi ho visto come se un angelo si staccasse dalla terra e volasse, una sorte di emozione visiva. Ho iniziato lo schizzo un anno fa, ricordo che era il quindici di agosto, quando ricevetti la notizia da “Nini”, mia figlia – e continua – Ma ho guardato anche al passato, infatti ho immaginato una figura che cade e una che si innalza verso il futuro: il seme che dà la vita, come concetto esoterico.
Quindi si definisce un artista surrealista?
Sicuramente. Secondo me è stato l’unico movimento che lascia liberi da tutti i vincoli e può manifestarsi anche attraverso visioni forti.
Cosa intende per visioni?
Prima visualizzo il mio pensiero, la mia idea, poi con il carboncino o la matita la disegno, la delineo sulla carta o su qualsiasi superficie che ritengo idonea, poi passo al colore, che tra parentesi faccio direttamente io con il pigmento per trovare le giuste gradazioni e sfumature, e infine comincio a definire la forma che si espande nella sua globalità con la scultura. La mia è una ricerca senza fine della forma perfetta. Dal disegno passo al quadro e poi mi dedico alla scultura. Confesso che mi sento più scultore che pittore.
A quando risale la sua prima esperienza?
La mia prima esperienza è stata con la scultura, appunto. A nove anni ho scolpito un volto. Era una pietra di tufo che ho trovato in cortile e con gli strumenti che avevo allora ne ho fatto un volto. Mi ricordo come fosse ieri l’emozione che mi ha dato questa esperienza ed è per questo che mi sento ancora così legato alla scultura.
Qual è la sua scultura preferita?
La scultura che mi ha letteralmente estasiato è il Cristo velato di Giuseppe Sanmartino nella Cappella del San Severo a Napoli. Opera unica nel suo genere, una delle più importanti da un punto di vista artistico e tecnico. Per non parlare delle altre sculture sempre presenti lì a San Severo.
E il suo quadro preferito?
Ummh, difficile. Direi sicuramente un quadro di Magritte, di Dalì, o di uno dei grandi surrealisti. Si, alla fine direi Magritte, anche se non saprei quale opera scegliere, ma dico sicuramente lui perché ritengo che abbia saputo cogliere l’essenza del surrealismo.
Quindi ama solo la pittura surrealista?
No, anche altri artisti di altre correnti mi colpiscono, ad esempio Al Moma a New York ho visto quadri che avevo potuto ammirare solo in foto e di fronte a tanta bellezza sono rimasto rapito, particolarmente da Michelangelo (nome emblematico per un artista) Pistoletto e da una sua opera geniale che ho visto proprio lì, si intitola “Man with yellow pants”.
In che stato d’animo ama creare? Si ritiene un artista tormentato?
No, direi che è un cocktail. Io potrei essere un mix di tante emozioni. Per la maggior parte delle mie ispirazioni lavoro in uno stato di serenità. Ho un rapporto diretto con la musica, vivo di musica e lavoro con la musica. Mozart riesce a darmi degli stimoli incredibili per le mie opere. Quando creo lo ascolto anche ad alto volume e, rapito dalle sue note, lavoro e mi diverto come un pazzo (confessa ridacchiando, ndr).
Quali sono i suoi riferimenti culturali oltre a quelli già citati?
Penso alla cultura esoterica, alla ricerca del mistero della vita. Penso ad esempio a Renè Guenon, il cui pensiero si basava su una ridefinizione in senso tradizionale del concetto metafisico, inteso come conoscenza dei principi di ordine universale da cui tutto procede.
Se a nove anni ha realizzato la prima “scultura”, quando ha cominciato a dipingere?
Poco tempo dopo. Mi regalarono degli acquarelli e, guardando le opere nelle enciclopedie, cercavo di copiare o di ispirarmi ai grandi pittori rinascimentali – e sorridendo ironico ammette – … traguardo impossibile.
Dove crea?
I quadri li faccio a casa. Mi sono costruito un piccolissimo spazio. La scultura invece è più complessa, sto cercando in Alessandria un luogo spartano dove trasferirmi, per il momento sono costretto ad andare a Ticineto, dove abita mia figlia, e là i miei consuoceri mi hanno gentilmente destinato un capannone enorme dove lo spazio non manca, ma la distanza è tale che penalizza il tempo che dedico ai miei lavori. I miei consuoceri, Fiorenzo e Mary, e mio genero Roberto sono stati molto disponibili a seguire tutte le mie istanze perché io potessi lavorare in modo ottimale. Sono alla ricerca di un laboratorio qui in Alessandria, mi basterebbero 25 mq.
Che dice Comandante? Lanciamo un appello agli alessandrini?
Si, perché no? A chi avesse la possibilità di affittarmi un locale idoneo e molto spartano. Scolpendo non ho bisogno di particolari comodità, mi basta la luce e un lavabo.
Ha in programma qualche mostra?
Solo quando avrò un certo numero di opere per poter allestirne una.
Allora perché non una collettiva?
Preferisco le personali che raccontano di più il singolo artista e nelle quali si possono cogliere meglio le sfumature. Gli artisti vanno visti, analizzati, criticati singolarmente, secondo me. Mi piace tantissimo che la gente guardando le mie opere proietti il proprio pensiero, la propria visione e anzi sia stimolata a farlo. Così Io divento un oggetto, un mezzo, ecco perché la grandezza del movimento surreale ….
Enrichetta Duse