Da sempre in Italia avvengono omicidi inspiegabili che sembrano trovare una loro magra giustificazione nella ferocia esibita. Dagli anni Sessanta poi è in atto un’escalation. Prima in una città di provincia nel nord Italia. Poi a Milano nel decennio successivo con giovani donne trucidate attraverso modalità di raro sadismo. Sino a quando ai giorni nostri una giovane e determinata giornalista investigativa, Cassandra Giordano, non scopre un impensabile filo rosso che collega delitti tra loro lontani nel tempo e nella geografia: la visione di certi film, il cosiddetto effetto Copycat, le voci nel cervello che ti spingono a uccidere emulando gli omicidi passati sullo schermo in tante famose opere cinematografiche. Ma, una volta scoperchiato il vaso di Pandora, Cassandra ne diventa vittima, innestando una nuova e ancora più feroce serie di delitti per imitazione. Una sequenza sanguinosa che la vede morire, prima vittima della nuova ondata omicida, sotto il guanto artigliato del leggendario Uomo Nero di Elm Street, Freddy Krueger. Ma può essere possibile un crimine del genere nell’Italia contemporanea? Si tratta di uno o più assassini? Magari una nuova stirpe di psicopatici ben mimetizzati nella normalità quotidiana? Arianna Giordano, sorella minore della giornalista, e un coriaceo ispettore di polizia si lanciano nella più incredibile delle indagini: svelare l’enigma degli omicidi Copycat, giungendo a smascherare il più insospettabile dei serial killer. E Milano si trasforma in un sanguinario set cinematografico.
Nel mondo si commettono delitti ispirati o suggeriti dalla visione di certi film. Più spesso di quanto si pensi perché le “citazioni” non vengono colte da investigatori e forze dell’ordine. La psichiatria li classifica come Copycat Murder e la sindrome che li accompagna Copycat Effect. Uno dei più recenti e clamorosi esempi è la strage di Aurora avvenuta in concomitanza con la prima di The Dark Knight Rises, l’ultimo film di Batman,
Ho immaginato – ma credo fino a un certo punto – che in Italia da tantissimi anni, almeno dai primi anni Sessanta, esista questo problema. Ho cercato e scoperto tra i troppi delitti insoluti ipotesi e modelli che, in chiave di pura fiction, possano a loro modo illuminare zone altrimenti oscure. Ad esempio, il collettivo Cold Case milanese degli anni Settanta, undici donne uccise all’arma bianca, una cronaca nera quasi passata sotto silenzio per la preponderanza di trame eversive, attentati e strategie della tensione. Casi autentici e purtroppo mai risolti.
Ho ipotizzato una linea di sangue che parte dal 1961 e che ancora continua. Dei Copycat Movie Killer che a macchia di leopardo modellano i loro omicidi su quelli inscenati sullo schermo nei film più famosi e rappresentativi del genere. Investigatori che, per quanto abili e intuitivi, non riescono a fermare la piaga dell’omicidio seriale. Per quanto la strutturazione degli eventi sia una crime story di pura immaginazione, nulla è inventato.
IO SONO LE VOCI è un romanzo, ovviamente, citazionistico. La citazione è il suo tema portante in quanto “ossessione” patologica di uno dei personaggi principali. Vengono quindi menzionate in continuazione autentiche opere filmiche che entrano nell’impianto narrativo ancorché nella mente malata dei copycat killer.
A suo modo è il trattato più estremo di critica cinematografica che abbia mai scritto.
Danilo Arona
Io sono le voci
Edizioni Nordest