Il dibattito/polemica sull’eliminazione delle Province non si ferma, anzi arriva in maniera esplosiva sulle colonne del Corriere della Sera, con codazzo di veleni, e ipotesi di censure. Ad arrabbiarsi, in particolare, è l’Upi, Unione Province Italiane. Che ha inviato al quotidiano una lettera di replica/chiarimenti, ritenendo che le due ‘star’ dell’anticasta, Rizzo e Stella (nella foto), avessero toppato bellamente non pochi dati essenziali. Ma, appunto, il Corrierone a quanto pare non ammette repliche che evidenzino lacune delle sue firme più prestigiose. Strategia, in verità, che poteva funzionare fino ad alcuni anni fa, ma oggi espone semplicemente al ridicolo, poiché il web diffonde comunque in maniera capillare l’informazione in questione, come un virus.
Al di là della polemica sui numeri (che però non è marginale: leggete un po’ di dati e capirete), rimane la domanda di fondo. Ossia: davvero il Governo Letta porterà a compimento il suo proposito di cancellazione delle Province? Come ripartirà dipendenti e funzioni, e davvero ci saranno sostanziali risparmi? Non solo: per territori periferici come il nostro (penso alle valli, ai tanti piccoli comuni collinari) il rapporto con Torino, e con una Regione Piemonte distante fisicamente e culturalmente, cosa potrà comportare? Un processo con tante incognite insomma, e la sensazione che le Province (sulla cui scarsa efficienza su tanti fronti non abbiamo peraltro dubbi, così come sono strutturate) possano diventare una sorta di vittima sacrificale, in mancanza di un vero progetto di riorganizzazione della macchina pubblica.
E, a proposito di macchina pubblica: quasi 900 domande per concorrere a due posti da tecnico di radiologia all’Azienda ospedaliera Santi Antonio e Biagio e Cesare Arrigo. E altre 400 domande per un posto da tecnico di laboratorio. Indice da un lato della situazione occupazionale del Paese, dall’altro di quanto sia farraginoso, mastodontico e illusorio, ormai, il meccanismo di selezione del personale pubblico tramite concorso. Dubbio: ma se le assunzioni fossero dirette e nominative, e un dirigente della struttura ci mettesse firma, faccia e responsabilità, rispondendo in prima persona di chi assume, non avremmo un gran bel miglioramento in efficienza da un lato, e in trasparenza e onestà intellettuale dall’altro?