Statalizzazione degli asili: sarà vero risparmio? [Controvento]

Scuola infanzia asilodi Ettore Grassano.

Chi all’asilo ci è andato, come noi, negli anni Settanta, lo chiama ancora così, ma oggi la dizione corretta è scuola per l’infanzia. Quella insomma che si frequenta (senza obbligo, peraltro) fra i 3 e i 6 anni di età, e che è ormai una sorta di pre-elementare (pardon, scuola primaria). Nel senso che non è più soltanto un luogo di aggregazione e gioco per bambini, ma già una scuola, appunto, a tutti gli effetti.

Per il Comune di Alessandria, parliamo a spanne di circa 500 bambini, e di un comparto che attraversa una fase particolarmente turbolenta e delicata, naturalmente a causa della carenza di risorse, e di costi complessivi del servizio non proprio banali.

Per cui è difficile, francamente, non inquadrare la notizia di questi giorni, ossia l’avvio del processo di ‘statalizzazione’ delle scuole per l’infanzia, anche come un tentativo di ‘scaricare’ un costo rilevante (in primis di personale, a tempo indeterminato ma anche precario: si veda alla voce Costruire Insieme) dalle esangui ‘casse’ dell’ente locale a quelle, non sapremmo dire quanto più solide, dello Stato.

Naturalmente però si tratta solo dei primi passi di un iter che tanto breve e facile potrebbe non essere. Tutto è partito da una delibera di giunta, ma dopo l’approvazione del consiglio ci saranno non pochi ulteriori step, destinati a coinvolgere sia Regione che amministrazione centrale. Il punto dirimente, come sempre, saranno i quattrini, ossia il ‘chi paga’. E, da questo punto di vista, decisivo si spera possa essere il celeberrimo ‘tavolo interministeriale’, che potrebbe consentire di individuare per Alessandria, date le particolari circostanze in cui versa Palazzo Rosso, un percorso privilegiato.

In che tempi, è difficile dirlo. Possiamo scordarci che tutto sia definito e risolto per settembre però, questo è certo.

Per cui, pur nell’importanza del principio di ‘continuità del percorso educativo’ che anima e dà forza e credibilità al progetto, diffilmente sarà possibile realizzare concretamente la trasformazione in tempi così brevi.

Peraltro, ad Alessandria esiste già una sorta di convivenza tra Stato e comune, in alcune scuole cittadine. Si tratta di avviare un processo di progressiva ‘conmversione’, che metta naturalmente in prima fila le esigenze dei bambini, ma anche quelle dei lavoratori del comparto. Ai quali una maggior ‘stabilità’ non potrebbe che giovare, consentendo loro di uscire da un tunnel di precarietà e incertezza nel quale ‘stazionano’ da un tempo non breve. Una volta tanto, la politica locale sembra aver trovato sul tema una certa concordia. Ora si tratta di verificare la reale disponibilità, e capacità di agire, dello Stato.

Senza dimenticare, peraltro (se si  osserva la vicenda dal di fuori) che, in termini generali, spostare capitoli di spesa da una voce all’altra del bilancio pubblico può servire a dare respiro ad un ente in particolare affanno, ma non sarebbe di per sé un processo risolutivo, se i costi anziché essere ridotti venissero solo ‘migrati’ su un altro centro di spesa.

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