Classe 1962, nato ad Alessandria da padre alessandrino e madre monregalese, Sandro Bocchio è un giornalista e scrittore “emigrato” diversi anni fa a Torino, causa assunzione a Tuttosport. Con la moglie Stefania, abruzzese doc, è riuscito a fare quattro figli: Michele, Giulia, Cecilia e Francesca. In casa sua si trovano sparpagliati un cane, due tartarughe e alcuni pesci rossi. Ama la musica (dal punk a Bach), la buona cucina, i Simpsons e Fox Crime. Non sopporta i reality, i paraculi, la confusione e i luoghi comuni. E’ presidente del gruppo subalpino dell’Unione Stampa Sportiva Italiana, e gli piace tantissimo la nebbia.
1) Sandro, che cos’è per te Alessandria?
E’ la città cui sono legatissimo, con tutti i suoi pregi e difetti. Quella dove mi sento sempre a casa. Quella dove mi basta un breve passaggio per ritrovare dinamiche e ritmi di un tempo. Soprattutto sapori che non esistono fuori città: i rabatòn, i salamini di vacca, la focaccia dolce, il marocco (che oggi tutti sanno che cos’è). Quando sono in giro per lavoro, alla domanda: di dove sei? La risposta standard è: di Alessandria, deportato a Torino.
2) Tu vivi e lavori a Torino ormai da diversi anni. Era davvero impossibile trovare un lavoro ad Alessandria?
Per me sì, perché all’epoca non esisteva la possibilità di effettuare il tragitto professionale tipico del giornalista in una realtà di provincia. Passare quegli anni tra Il Piccolo e Radio West è servito per impattarmi comunque con il lavoro, soprattutto a livello di ritmi. Impari una reattività e una sensibilità che altre realtà non facilitano.
3) Come giudichi le “dissestate” vicende della nostra città?
Con amarezza. Perché ho sempre creduto nelle possibilità della città ma troppe volte l’ho vista seduta in attesa degli eventi. Questo l’ho vissuto soprattutto in campo sportivo, quando vedevo altre realtà salire e Alessandria al palo. Nel calcio (pensate al Chievo o al Sassuolo), nel basket maschile come femminile (arrivato in serie A e poi emigrato o scomparso), nella pallavolo. Un confronto impietoso con il Piemonte delle province e, a maggior ragione, con il resto delle città dalla dimensione simile ad Alessandria. Ci sono potenzialità uniche come la Cittadella, Marengo, il Museo del cappello, l’enogastromia, il turismo religioso: dovremmo valorizzarle e, soprattutto, farle conoscere.
4) Sei un giornalista sportivo e segui il calciomercato. Secondo te quale sarà la squadra rivelazione del prossimo campionato?
L’anno scorso ho scommesso sulla Roma e vedete tutti come è finita… I pronostici sono sempre complicati, soprattutto ora. In questo momento, se devo puntare su una squadra che sia alternativa alla Juventus, dico Fiorentina: per Montella, per il gruppo che stanno costruendo, per le ambizioni della proprietà. Penso che Diego Della Valle voglia rendere difficile la vita agli Elkann per i rapporti diciamo “complicati” sui vari fronti, a cominciare dal predominio in Rcs.
5) Hai seguito la campagna acquisti dei Grigi? Che voto daresti al presidente Di Masi?
Vale quanto detto prima. La passata stagione a un certo punto si credeva di avere uno squadrone, non vorrei si ripetesse lo stesso errore, anche se l’impressione è quella di un gruppo costruito con attenzione, con gli elementi adatti alla categoria. Vale comunque essere alessandrini, con un po’ di sano disincanto iniziale per poi farsi travolgere velocemente dalla passione. Una speranza di vedere i grigi in serie B, almeno, la cullo sempre. Basta facciano in fretta: quest’anno per me sono 51…