Palazzo Rosso: sfida all’O.K. Corral? [Controvento]

Sfida all'OK Corraldi Ettore Grassano.

Cosa sta succedendo davvero a Palazzo Rosso? Dove può portare la nuova astensione dei Moderati dai lavori del consiglio comunale, e soprattutto quali sono le vere intenzioni del sindaco e della giunta rispetto al futuro delle partecipate dei rifiuti, del gas e dei trasporti?

Le domande, in queste settimane finalmente estive, sono senz’altro più numerose e facili delle risposte. Se si guarda in maniera oggettiva a quanto sta succedendo (richiesta di ulteriore rinvio al Ministero sul fronte del bilancio riequilibrato, piani industriali veri che tardano a prendere forma), la tentazione è senz’altro dire: “guadagnano tempo, non sanno che pesci pigliare, sperano in un ‘piano Marshall’ romano”.

Chi però conosce un po’ meglio le dinamiche del Palazzo sorride, e sostiene che sotto ci potrebbe essere anche dell’altro. Ma stiamo ai fatti, e partiamo da quelli, prima di azzardare retroscena che sono tutti validi, e tutti indimostrabili. E i fatti quali sono? Che c’è una montagna di debiti pregressi (220 milioni come si diceva all’inizio? 140 milioni? Di meno? Stabilirne l’esatto ammontare è compito che spetta al ‘mitico’, e speriamo non ectoplasmatico, organismo di liquidazione), che naturalmente andranno saldati, in qualche modo. O in percentuale (e allora ad un certo punto si deve pagare, senza ratei), o in tempi lunghi, ma i creditori i loro soldi li vogliono. E anche operazioni del tipo faccio fallire l’azienda x, così cancello i miei debiti nei suoi confronti, e le banche si ‘attaccano’, si è visto che non hanno un percorso così semplice. Ma forse una sorta di maxi prestito statale, se arrivasse, potrebbe comunque consentire di metterci una pezza.

Il vero snodo è l’altro, ossia la perdita secca annuale d’esercizio, diciamo così. Eravamo rimasti al fatto che la baracca incassa 93 milioni, più o meno (e già con tariffe mostruose in rapporto ai servizi di modesta qualità erogati ai cittadini), e ne spende 25 di più. Un trend da fallimento secco, da chiusura immediata e tanti saluti, se parlassimo di un’azienda. E il fatto che un ente pubblico non possa (in Italia: altrove succede, eccome) fallire, non significa che sia possibile continuare su questa strada ancora a lungo.

Il tema dimissioni del sindaco, e commissariamento dell’ente, quando fu tirato fuori un paio di mesi fa (in prima battuta dalla senatrice del Pdl Manuela Repetti, in un comunicato stampa) fu additato da tutti come una mezza bestemmia, per di più ipotesi formulata da una ‘forestiera’, e senza le stigmate dell’esperta. Poi sul tema si espressero anche alcuni consiglieri comunali (Barosini e Locci, in particolare), e anche lì apriti cielo. Parliamo soltanto di qualche settimana fa, come ricorderete.

Bene: provateci ora, a chiedere in privato agli esponenti del centro sinistra alessandrino come la pensano. A me più d’uno ha detto, spalancando le braccia, “senti, piuttosto che questa agonia, forse è davvero meglio un commissario”.

Di certo, per tornare ai fatti evidenti e manifesti, c’è che oggi o domani dovrebbe esserci laMiraglia Cesare 2 classica ‘verifica di maggioranza’, chiesta dal Pd nei giorni scorsi a seguito della recente astensione dei Moderati dalla partecipazione al consiglio comunale.  Anche se Miraglia e i suoi per ora tengono le bocche cucite, e si guardano bene dal fare polemica, ci vuole poco a capire che, alla base del dissenso, c’è la strategia sulle partecipate. I Moderati credono alla necessità di risanare le aziende pubbliche, ma senza ricorrere a fallimenti, e a ‘svendite’ in saldo. E non è detto che, in questa loro battaglia, rimangano da soli. I sindacati, ad esempio, che dopo aver fatto ‘fuoco e fiamme’ pare abbiano scelto un temporaneo basso profilo, come la pensano?

Sull’altro fronte, Rita Rossa e il suo staff (staff: non necessariamente giunta) sembrano assolutamente convinti che il risanamento debba passare attraverso un percorso di ‘alleggerimento’ degli organici (naturalmente con tutte le possibili tutele del caso per i lavoratori: che però in quest’ottica diventerebbero normali, ossia sottoposti alle stesse logiche dei dipendenti privati), e di valutazione sul mercato delle opportunità esistenti, in termini di cessione di servizi come i rifiuti, il gas, i trasporti.

E’ una partita tutta da giocare, e dall’esito incerto. La tentazione, complice l’estate e pure la ‘precarietà romana (ci aiuteranno o no? E in che modo?), potrebbe essere quella di rimandarla ulteriormente, e di giocarla in autunno. In ogni caso i prossimi mesi, in questo Paese e in questa città indecisi a tutto, saranno davvero infuocati. Prepariamoci.

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