Botta: “no agli OGM in Italia: tuteliamo il settore agroalimentare italiano”

Botta Marco“L’agroalimentare è uno dei settori che resiste meglio alla crisi economica in atto e, in particolare, l’agricoltura italiana registra risultati migliori dell’industria e dell’economia nel suo complesso, in termini sia di contributo alla crescita economica sia di occupazione; ancora meglio si posiziona l’industria alimentare che presenta indicatori in termini di valore aggiunto che sono costantemente migliori della media dell’industria in generale; l’export si conferma il motore dell’agroalimentare italiano, con un nuovo record di 32 miliardi di euro di fatturato nel 2012 (con un incremento del 5,4 per cento rispetto al 2011), e un avvio di 2013 molto promettente (a quanto risulta da elaborazioni dell’Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare – Ismea sulla base di dati Istat)”.

Con queste parole il Consigliere Regionale del Piemonte Marco Botta introduce la mozione presentata a Palazzo Lascaris, avente per oggetto la richiesta al Governo Nazionale di adottare la clausola di salvaguardia, di cui all’articolo 25 del decreto legislativo n. 224 del 2003, di recepimento della direttiva n. 2001/18/CE, al fine di evitare in Italia ogni forma di coltivazione di Ogm autorizzati a livello europeo a tutela della sicurezza del modello economico e sociale di sviluppo dell’agroalimentare italiano.

“Le performance attuali del settore dipendono sia da fattori generali del sistema Paese che da fattori specifici del settore, caratterizzato dalla profusione di un enorme sforzo dei produttori italiani a tutela della qualità e della tracciabilità della produzione agroalimentare nazionale, che si contrappone ad una visione diffusa a livello internazionale per la quale si tende a considerare la produzione agricola solo in termini di commodity, che, al pari del petrolio, può determinare ingenti fortune finanziarie; in tale ultimo contesto, l’attività lobbistica delle multinazionali che vogliono trarre profitto da produzioni transgeniche, a prescindere dalle conseguenze che ne derivano, ha spesso il sopravvento nelle decisioni in materia di alimentazione, ponendo ostacoli alla ricerca indipendente a causa dei brevetti sui semi detenuti dalle medesime multinazionali.” – ricorda Marco Botta – “Ad oggi i nodi da sciogliere connessi al settore transgenico sono ancora molti: oltre ai rischi per la salute e l’economia del Paese, che si contraddistingue per i suoi tradizionali prodotti tipici e di qualità, resta irrisolto il problema dell’impossibilità di coesistenza tra le colture geneticamente modificate con quelle convenzionali, dato che non esistono misure idonee ed efficaci per evitare la contaminazione determinata da un inquinamento irreversibile dell’ambiente.”

agroalimentare_bottaUna vasta parte della comunità scientifica continua ad esprimere forti e rinnovate perplessità e significative resistenze all’impiego di tecnologie transgeniche in agricoltura, richiamando l’attenzione sull’importanza che sia la comunità dei cittadini a prendere le decisioni di merito sull’uso di tali tecnologie, in considerazione delle ricadute globali ed incontrollabili su salute e ambiente che potrebbero derivare da eventuali errori di valutazione.

“Un’eventuale introduzione di colture transgeniche avrebbe, inoltre, come diretta conseguenza la messa in discussione di uno dei principali fattori di creazione di valore aggiunto del Paese e, cioè, del modello agricolo italiano, fondato su produzioni di qualità apprezzate sul mercato interno, ma ancor più all’estero, che danno vita a quel made in Italy così stimato da essere costantemente minacciato da imitazioni e falsificazioni.  – continua il Consigliere Regionale alessandrino – “In realtà la maggioranza dei cittadini italiani ed europei ha già manifestato la propria volontà di non autorizzare la coltivazione di sementi transgeniche sui propri territori al fine di tutelarne l’integrità per le future generazioni”.

“E’ necessario difendere le produzioni nazionali da possibili contaminazioni da colture geneticamente modificate e collocarne i prodotti ad un livello di maggiore interesse e competitività nel panorama economico mondiale.” – conclude Botta – “Per questo chiediamo al Governo di adottare la clausola di salvaguardia al fine di evitare in Italia ogni forma di coltivazione di Ogm autorizzati a livello europeo a tutela della sicurezza del modello economico e sociale di sviluppo dell’agroalimentare italiano”.

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