“Finora non ho fatto perdere posti di lavoro né stipendi, ma alla riorganizzazione bisogna metterci mano, sennò si finisce nel baratro. Sono certa che un commissario farebbe peggio di me”. Lo sostiene Rita Rossa, in un’intervista pubblicata ieri dal quotidiano Il Manifesto.
In cui peraltro il sindaco ribadisce che Alessandria ha bisogno, per non precipitare, che Roma attraverso il tavolo interministeriale (che si riunirà domani, giovedì) conceda aiuti e interventi concreti e ad hoc: “chiederò ammortizzatori, il rifinanziamento della cassa in deroga, strumenti come tirocini formativi, per ricollocare le persone interessate dal risanamento. Il costo dei contratti di lavoro è attualmente ingente, 62 milioni l’anno rispetto a entrate di 93 milioni euro”.
Dopo lo sciopero di ieri (specchio di una città divisa, o semplicemente apatica e poco partecipativa), e alla vigilia dell’ennesima spedizione romana, ad Alessandria le voci che danno la giunta sempre più barcollante si moltiplicano, soprattutto tra gli addetti ai lavori. A chiedere esplicitamente le dimissioni di Rita Rossa sono stati finora solo il sindacato Usb (nei giorni scorsi), e i consiglieri comunali Barosini, Locci e Foglino, questi ultimi ricordando che “il commissario è un funzionario pubblico, non un killer”.
Ma anche Silvana Tiberti, segretario della Cgil, richiama con durezza il sindaco alle proprie responsabilità, ammonendola con un “non creda l’amministrazione comunale di poter salvare se stessa, senza salvare la città”. E parla di 600 possibili licenziamenti complessivi.
Dal centro destra alessandrino infine, non hanno mancato di notare, in conclusione dell’intervista della sindaca sul Manifesto, un cenno a possibili larghe intese (“Con il Pdl? Solo se rimuoverà Fabbio“), che ha qualcuno ha fatto ‘strabuzzare’ gli occhi, e a qualcun altro ha strappato un sorriso cinico, e il commento glaciale: “mi sembra alla canna del gas”.
Occhi puntati sulla trasferta romana di domani dunque: un nuovo inizio, o l’ultimo giro di valzer?
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