Le statistiche ci dicono che nel nostro paese ci sono circa 7,5 milioni di cani, e poco più di gatti e, in molti casi, in casa c’è la presenza di entrambi. I numeri perciò ci permettono di affermare che (anche se su questo punto le associazioni animaliste potrebbero parzialmente obiettare) siamo un popolo amante degli animali.
Per quanto riguarda l’acquisto deI cane c’è chi preferisce comprarlo in un allevamento con pedigree incluso e chi invece, per scelta o per problemi economici, lo adotta in canile compiendo tra l’altro un gesto più che apprezzabile.
I cani sono effettivi membri della famiglia e spesso il numero aumenta, dato che tante coppie non riescono o non hanno potuto avere figli (il Piemonte registra il numero più alto di cani in Italia). Ci sono molti altri motivi che spingono a prendere una cane, c’è chi lo fa per i bambini, chi per proteggere la casa e la famiglia, chi come ad esempio i tanti anziani, per avere una compagnia e un po’ di affetto, o chi semplicemente per avere una motivazione per uscire e fare lunghe passeggiate, assieme al fedele amico a quattro zampe. Purtroppo non manca chi lo acquista per puro esibizionismo. I cani per la loro fedeltà sono definiti da sempre i migliori amici dell’uomo e quindi nel tempo, il loro numero in famiglia non potrà che aumentare. In questa situazione il fisco che cosa si inventa? L’idea balzana di inserire le spese veterinarie nel redditometro.
Ma è possibile che chi ha deciso questo provvedimento non abbia pensato che lo stesso rischia di determinare molti più effetti negativi rispetto a quelli positivi? Non sarebbe meglio controllare le persone che dichiarano di guadagnare mille euro al mese e possiedono lo yacht o la Ferrari invece di tartassare o mettere in difficoltà chi, pur avendo problemi economici, riesce a dar da mangiare anche al suo cane (magari adottato al canile) e che quando sta male trova pure i soldi per curarlo? Questo è un gioco al massacro sulla pelle dei più deboli, (dei quali i politici dovrebbero occuparsi) ma purtroppo non c’è molto da sperare, perchè la politica non si schiera quasi mai, a favore dei meno abbienti…
Con questo provvedimento si rischia solo di ridurre gli acquisti di cani di razza (penalizzando di conseguenza i numerosi allevatori) e le adozioni (aumentando così il numero dei cani che finiranno i loro giorni in canile), senza il calore di una famiglia (anche se curati al meglio da bravi volontari), favorire l’abbandono, con un conseguente aumento del randagismo (una piaga già fin troppo presente, in particolare in alcune regioni d’Italia).
C’è già chi si rifiuta di far applicare il microchip al cucciolo per paura di finire nel vortice dei controlli del redditometro, così si colpiscono anche i veterinari, perchè c’è anche il concreto rischio, che non si vaccinino più i cani, o peggio si riducano le cure, l’Inserimento delle spese veterinarie nel redditometro produrrà perciò gravi danni agli animali domestici perché rischiano di non aver più garantito un diritto acquisito: la salute.
Giovanni Flace, Presidente Associazione Italiana Pastore Tedesco, ha giustamente affermato: “E’ evidente ad ogni persona di buon senso che il ragionamento dei signori delle tasse sia immorale, incostituzionale, inutile e pericoloso”.
Questo è lo scenario probabile se questo provvedimento continuerà a rimanere in vigore, e se così sarà, si conferma per l’ennesima volta, che nel nostro paese, il conto lo paga come sempre, chi ha di meno. Il redditometro ha palesemente fallito l’obiettivo prefissato e cioè quello di stanare gli evasori fiscali totali e parziali, per contro sta invece creando problemi ha chi paga onestamente la tasse.
Pier Carlo Lava
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