Trasformazione è il titolo dell’ultima opera di Ezio Minetti, che andrà in mostra alla Galleria Pow di Torino, piazza Castello il prossimo autunno.
La sua arte è di tipo concettuale: gioca con gli oggetti, li ripensa, li ricolloca, attribuendogli un significato nuovo.
Della sua nuova opera dice: “nell’arte si è già visto di tutto e di più. La mia idea di arte è che ora più che mai bisogna trasformare, il pensiero prima di tutto. In questo preciso momento storico la trasformazione ci può essere d’aiuto per rinnovare i nostri usi e costumi, per rivalutare la necessità di un’onestà sia intellettuale che pratica di chi un tempo diceva ‘hai la mia parola’ e così era. Per la mostra di Torino, sto lavorando su materiali del periodo della prima e della seconda guerra mondiale, perché non dobbiamo dimenticare che ci sono volute delle guerre per trasformarci. In quell’occasione – aggiunge Minetti – saranno proiettati dei video e si potranno utilizzare degli occhiali speciali che servono per vedere, ovviamente”.
Ma andiamo per gradi. Innanzitutto, chi è Ezio Minetti? In effetti è dura trovare una definizione che gli calzi a pennello: un’artista, un creativo? Forse è troppo riduttivo cercare di incasellarlo in una qualche categoria, e se lo si chiede a lui risponde vago con il suo tipico sorriso (un po’ beffardo e un po’ timido) e dice “un visore di sensazioni, darling”. Questo probabilmente spiega la sua “ossessione” per gli occhiali. Visori, lenti di ingrandimento per vedere il mondo sotto un profilo nuovo.
Minetti difatti, passando attraverso l’arte concettuale, utilizza un modo nuovo di comunicare; ed è così che servendosi degli oggetti, talvolta polverosi, trovati nei mercatini concede loro nuova vita e nuovo valore comunicativo, trasformandoli appunto o addirittura fissandoli nel tempo. Ciò che aveva prima un significato preciso, ne assume uno completamente nuovo oppure ne viene amplificato il valore precedente. Un gioco il suo, tra vecchio e nuovo, antico e moderno.
Le sue esperienze giovanili nel mondo della moda lo hanno sicuramente influenzato in quanto a gusto e utilizzo di materiali e colori. L’utilizzo della ruggine, ad esempio, quasi per esasperare il segno del tempo o, addirittura, per sporcare un candore che non c’è più.
Ciò che lo ispira? “come dicevo, le mie ossessioni sono occhiali, vestiti, scarpe. Adoro andare per mercatini e tutto ciò che è retrò lo trasformo, lo ridisegno o lo arrugginisco funzionalmente per le mie installazioni”.
Quando hai sentito la necessità di approcciarti all’arte?
“Faccio arte dal 2000 da quando ho iniziato a disegnare, indovina? occhiali, ovviamente”
Come definiresti la tua arte?
“Non amo definire la mia arte – e sorridendo aggiunge – alcuni dicono che è poesia”
Cosa provi quando crei?
“mi diverto da impazzire … ”
I suoi lavori sono stati esposti a Milano, a Torino presso la sezione regionale della Biennale di Venezia curata da Vittorio Sgarbi. Tra le più note, solo dell’ultimo anno, le collettive “Inside Marilyn”, “On air radio upcycle”, “Let me be your Valentine”, oltre ad aver allestito svariate mostre personali. In questo momento alcuni dei suoi lavori sono esposti in Alessandria, galleria Les Artist di Via Vochieri.
Le opere di Ezio si potranno ammirare anche venerdì 19 luglio a Parodi Ligure, spazio espositivo ex ABBAZIA di SAN REMIGIO. La collettiva, curata da Michele Dellaria, ha come titolo ABBEY CONTEMPORARY ART, 3 ° Edition.
La mostra è tesa alla valorizzazione del territorio, mediante lo strumento dell’arte contemporanea, intesa come stimolo alla progettualità, al pensiero, alla conoscenza e consapevolezza, utilizzando come tema di fondo i 4/5 elementi: acqua, aria, fuoco e terra, mentre il quinto viene definito, nella tradizione orientale, etere, cielo, vuoto.
In quell’occasione Minetti esporrà insieme a: Andy Rivieni, Angelo Formica, Ben Patterson, Berty Skuber, Franck Saissi Frederique Nalbandian, Gérald Panighi, Giacomo Toselli, Giuseppe Chiari, Gregorio Mancino, Lisa Ponti, Mario De Biasi, Philip Corner ,Toshiharu Wataru, Setsuko, Tatsumi Orimoto, Toan Vinh, Ugo La Pietra, Walter Di Giusto.
Enrichetta Duse