Possession [Il Superstite 143]

arona-2di Danilo Arona.

Io non lo so se sono o “faccio” lo scrittore. Sono però certo che si tratta di un mestiere alquanto “arrogante”, per capirci. E nel corso degli anni ho avuto modo di appurare che tra gli scrittori esiste, da molto tempo, una inquietante quanto “artistica” condivisione: quella di cogliere, di percepire, identici segnali di allarme, che non sono mere soggettività, ma dati reali e concreti. Certo, gli scrittori lavorano anche in una zona grigia, sospesa tra il metafisico e il simbolico, però sono pure convinto che da anni questa “zona zero” si stia sempre di più “fisicizzando”, in qualche  modo materializzandosi.

Come dichiaravo due anni fa in un’intervista all’amico Francesco Cascione del blog mentelocale.it, «l’inconscio collettivo del pianeta è in fibrillazione per un catastrofico giro di boa che un geniale sistema di convenzioni (anche commerciali) ha datato all’anno 2012, speculandoci alla grande tra film e libri. Da qui al fatto che sta per accadere veramente qualcosa ce ne passa e forse alla fine il tutto potrebbe ridursi alla constatazione post 11/09 che viviamo in un limbo inconsapevole di aspettativa quotidiana della catastrofe. Però il pianeta non sta bene, il cosmo non sta meglio e la tecnologia là fuori è sempre meno affidabile. I fatti di cronaca inspiegabili aumentano ogni giorno (vedere lunga lista di omicidi e e suicidi che non hanno un vero perché, salvo ovviamente i troppi generati dalla crisi, per non dire dell’incredibile fenomeno delle missing persons…) e tutto questo, oltre a porre dei problemi, fa sì che gli scrittori autentici, quelli almeno che hanno un terzo occhio aperto in “altre” dimensioni, in qualche modo ricevono messaggi su tanta precarietà – da dove se ne può discutere… – alla loro maniera e con la fiction vogliono “avvertire” il prossimo.»

Il fatto è che tutti – chi consapevolmente, chi no – ci portiamo dentro una sorta di RENFIELDSYNDROME“informazione sepolta” dell’Apocalisse, una sorta di traccia filogenetica, trasmessa a livello cellulare ai posteri sin dai primordi dell’umanità. Certo che la tentazione per uno scrittore come me, per quanto agnostico e felicemente laico, è quello di cedere alla possibilità – sempre affrontata e reputata “reale” nei miei scritti –  di un’energia anche demoniaca in grado di “entrare dentro” e di “possederti al pari di un qualsiasi Pazuzu sumerico. L’ho battezzata in tanti modi: Eggregoro, Sale Nero, Black Magic Woman, Sindrome di Renfield, ma sempre quella è. Una frequenza mostruosa, forse “quantica”, una vibrazione planetaria che spesso spinge chi la ode tra le braccia dell’Ingiustizia. Ne ho scritto e ne ho parlato più volte. Ci sono, appunto, dei “Renfield” che la captano e a quella si lasciano andare. Aumentano le stragi senza senso, con piccone e/o altro. E’ ovvio che sociologia e antropologia hanno le loro spiegazioni infiocchettate e che “funzionano”.

Qualcosa però sfugge sempre. Il cattolico militante se la cava con il diavolo e le possessioni. Gli scrittori arroganti no e si lanciano alla ricerca di una ragione universale, magari da condividere. Tentano di definirla, di darle una forma, tentano di capire da dove nasca l’insensata e crescente voglia di “uccidere alla cieca” (piaccia o meno, stiamo parlando di questo) che sta invadendo il pianeta. Donne, uomini, per non dire delle ecatombi di piccoli animali che sembrano all’ordine del giorno, a giudicare dagli orrori pubblicati su Facebook.
Credo che lo scrittore, quella tipologia che definirei “connessa”, stia lanciando autentici e verosimili segnali di allerta planetaria. Molti romanzi e, di conseguenza, altrettanti analoghi film proprio di questo ci parlano, magari con apparente disimpegno. Ma, se si va a decodificare, il quadro generale è quasi soffocante. Quanto prima fornirò qualche esempio concreto. Da questi si potrà capire che la società dello spettacolo in parecchi casi non è poi tanto banale.