Come molti alessandrini siamo rimasti molto perplessi per la sponsorizzazione della StrAlessandria da parte della Solvay. Abbiamo atteso qualche giorno ancora, prima di intervenire, per “non rovinare la festa” ai cittadini con le polemiche della politica: la StrAlessandria è infatti una festa, molto partecipata dagli alessandrini, e tale deve restare. Ora forse è il caso di tornare sulle decisioni prese dagli organizzatori (che, è bene ricordarlo, sono una onlus privata e non più un ente emanazione del Comune) e riflettere un momento sulle implicazioni e le conseguenze di questa sponsorizzazione.
Si è trattato di una grave leggerezza, proprio in un momento in cui il Comune si è costituito parte civile nel processo contro la Solvay per l’inquinamento ambientale, con l’accusa di omessa bonifica e con altri gravi risvolti che stanno emergendo dai dibattimenti. Crediamo che dopo le molte proteste e il disappunto dei cittadini, sia la Solvay che gli organizzatori della corsa si siano resi conto dello scivolone.
Vogliamo però provare a fare un passo ulteriore e a volgere in positivo le discussioni dei giorni scorsi per trovare una “morale della storia”. Sui cartelloni pubblicitari della StrAlessandria campeggiava più grande degli altri, come “main sponsor”, il logo della Solvay con il suo motto che tradotto dall’inglese recita: “chiediamo di più alla chimica”. Prendiamo in parola la Solvay. Se la Solvay ha un’altra idea di chimica, se “chiede di più”, cosa di cui non dubitiamo, se ha sviluppato una sensibilità ambientale, se queste parole non sono solo uno slogan pubblicitario, non possiamo che essere contenti e chiedere allora alla Solvay di essere coerente col suo motto e di restituire ad Alessandria, in termini ambientali e di sicurezza, quanto ha tolto alla città questo storico stabilimento, in passato, in termini di salute e inquinamento (con riferimento naturalmente a tutta la lunga storia dello stabilimento chimico e non solo della parte di responsabilità che potrebbe spettare all’attuale dirigenza, questo lo deciderà in autonomia la magistratura). Certamente il polo chimico tanto ha dato in termini di lavoro e sviluppo, in un’epoca dove peraltro si usciva dalla povertà del mondo contadino, contava solo lo sviluppo e non si ragionava sulle sue conseguenze: e questo non può essere rimosso, ma come detto ha tolto anche tanto in termini di sicurezza e di salute, in primo luogo dei lavoratori dello stabilimento, ma anche dei cittadini di Spinetta Marengo.
Se si chiede di più alla chimica, oltre al dovere della bonifica, bisogna pensare a progetti di ricerca, in collegamento col polo universitario, che puntino sull’innovazione e su una chimica delle energie rinnovabili e su prodotti e cicli industriali innovativi e pienamente ecosostenibili. E a un rapporto trasparente e pacificato con la città, in primo luogo con i cittadini di Spinetta Marengo, dove le informazioni non vengano più nascoste e si possa trovare un equilibrio necessario fra il lavoro, la salute e la sicurezza di chi lavora e di chi abita vicino dello stabilimento, e l’ambiente. Sarà la Solvay all’altezza di questa sfida o si fermerà agli slogan?
Sinistra Ecologia Libertà – Alessandria