La forza dei numeri

Soro Bruno 2di Bruno Soro.

“Solo in matematica si ha una vera garanzia di raggiungere conclusioni indiscutibili”.

Luca e Francesco Cavalli – Sforza, “Chi siamo, La storia della diversità umana”, Mondatori, Milano 1993.

Dirò cose già dette e ridette, ma a ripetere non si fa danno. Date un’occhiata a questa tabella: coloro che ritengono che l’alleanza che sostiene il Governo Letta-Alfano sia rappresentativa degli interessi degli italiani dicono una pietosa bugia (come si usa dire per gli ammalati gravi allo scopo di tenerli su di morale). Se alla Camera dei Deputati tale alleanza ha totalizzato il 58,7% dei voti validi, qualora la percentuale venisse calcolata sugli aventi diritto al voto (dal momento che anche coloro che non hanno votato hanno manifestato a loro modo una insofferenza nei confronti dei partiti che avrebbero dovuto rappresentarne gli interessi), la rappresentatività dell’alleanza di governo scenderebbe al 41,3%. Se poi si assume l’ipotesi (di comodo) che anche solo il 50% degli elettori del PD, ai quali era stato assicurato che “mai si sarebbe dato vita ad un governo con il PDL” non condividano questa alleanza, allora la rappresentatività del governo Letta-Alfano scenderebbe al 44% dei voti validi. Va da sé che questa percentuale è di poco superiore a quella delle minoranze e del non voto (41,3% dei voti validi), ma scenderebbe a circa il 32% qualora considerassimo la rappresentatività dell’alleanza di governo in relazione agli elettori.

Analogamente, al Senato della Repubblica, dove la maggioranza di governo è ancora più solida, l’alleanza di governo può contare sul 62,4% dei voti validi. Tale percentuale scenderebbe però al di sotto del 50% qualora venisse calcolata sul numero degli elettori (al 45,2%). In questo secondo caso, la rappresentatività delle minoranze e del non voto, che è del 37,6% dei voti validi, salirebbe al 54,8%. In altre parole, anche al Senato, la rappresentatività del governo Letta-Alfano è inferiore alla maggioranza degli italiani che hanno diritto al voto. Infine, se facciamo ancora l’ipotesi che il 50% degli elettori del PD sia scontento dell’alleanza con il PDL, allora la rappresentatività dell’alleanza di governo scenderebbe al 46,5% dei voti validi e al 33,7%, qualora la percentuale venisse calcolata rispetto al numero degli elettori.

Questa è la forza (o la debolezza, vedetela come vi pare) dei numeri. Ben si comprende, quindi, il motivo per cui in una intervista di qualche giorno fa Silvio Berlusconi avrebbe manifestato l’intenzione di non far cadere il Governo, anche a prescindere dai suoi problemi giudiziari. Da vecchia volpe qual è egli sa bene che se il PD facesse maggioranza con il Movimento 5 Stelle per far passare quei due o tre provvedimenti che lo riguardano personalmente, “quelli ci massacrerebbero”. La politica è l’arte del compromesso, ma per quanto “larghe o strette siano le intese”, alla stragrande maggioranza degli italiani è sempre più chiaro tra chi e a vantaggio di chi l’alleanza di governo operi. Pertanto è assai difficile che un governo che rappresenta poco più del 30% delle intenzioni di voto dei cittadini possa durare a lungo e in momento di crisi economica e di disgregazione sociale come quello che il paese sta attraversando, è ancor più difficile (se non impossibile) pronosticare qualunque cosa dicano i sondaggi, quale potrebbe essere l’orientamento elettorale del settanta per cento degli elettori. Di sicuro è più difficile che fare le previsioni del tempo per più di cinque giorni: per questo basta tirare la monetina.

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