Separarli è praticamente impossibile, negli archivi fotografici in rete come nella vita quotidiana. Così ad aprire la porta della loro dimora novese è il senatore Bondi in persona, con una breve e piacevolissima conversazione in salotto, e la promessa di un prossimo approfondimento. Ma la protagonista assoluta dell’intervista è Manuela Repetti, senatore del Pdl (e unico parlamentare del centro destra della nostra provincia) e anche coordinatore provinciale del partito. Per cui i temi da affrontare abbondano: dallo scenario politico nazionale, con “l’innaturale” alleanza di governo tra Partito Democratico e Popolo della Libertà, fino alle tante diverse situazioni del nostro territorio, dove già cominciano le “grandi manovre” per le elezioni comunali del 2014 in numerosi centri della provincia. Naturalmente con discrezione, e tutta la possibile vicinanza e solidarietà, rispetto al grave problema di salute che colpì improvvisamente Manuela Repetti lo scorso 24 gennaio, e che per fortuna è ormai completamente superato.
Senatrice Repetti, come sta prima di tutto?
(sospira, e sorride, ndr) Molto meglio, grazie. Ho vissuto un’esperienza terribile, con un arresto cardiaco improvviso, come quello che uccise il calciatore Morosini, per intenderci. Nella disgrazia, sono stata fortunatissima, per una serie di circostanze favorevoli. Devo ringraziare la buona sorte, ma soprattutto i professionisti della sanità novese e alessandrina, a cui devo davvero molto. Comunque guardiamo avanti, naturalmente.
Volentieri: tornando a Roma, dopo la rielezione in Parlamento (stavolta in Senato), che clima ha trovato?
Una situazione certamente molto delicata, per il Paese intendo. In questi casi la politica e le sue polemiche di schieramento devono mostrare un forte senso di responsabilità, per cui ritengo davvero che il governo Letta fosse, ad un certo punto, l’unica soluzione percorribile. Il presidente Berlusconi, ancora una volta, è stato lungimirante, mettendo gli interessi dell’Italia davanti a quelli del partito, e ai suoi. I sondaggi parlano chiaro: se si votasse ora, il Pdl vincerebbe in maniera netta. Per meriti propri e, lo dico per onestà, anche per enormi demeriti del centro sinistra, che negli ultimi due mesi ce l’ha messa proprio tutta per autodistruggersi, mostrando tutta la propria fragilità ed inconsistenza. Ma, appunto, non dobbiamo perdere la bussola: questo è il momento della responsabilità: il Paese ha bisogno di un governo stabile, che faccia poche, ma essenziali e rapide riforme. Poi torneremo alla battaglia politica, come è giusto che sia.
Quali sono queste riforme? Elenchiamole concretamente…
Per ridare respiro all’Italia, in primo luogo il premier Letta deve ottenere a mio avviso dall’Europa una revisione sostanziale degli accordi e dei vincoli di bilancio in sede di Unione, appunto. Solo così potremo uscire dalla spirale recessiva in cui siamo caduti. E di cui stanno facendo le spese soprattutto i ceti più deboli, e i giovani. Come si fa a vivere in un Paese in cui i ragazzi che finiscono gli studi possono scegliere tra disoccupazione ed emigrazione? Per questo l’altro aspetto essenziale è allentare la morsa fiscale sulle imprese, perché possano tornare a crederci, ad investire. Le risorse finanziarie private che gli italiani hanno a disposizione sono ancora rilevanti, frutto di risparmi plurigenerazionali. Ma la gente oggi è spaventata: non investe di certo in nuove attività, così come gli imprenditori non assumono, spaventati da troppi vincoli.
Insomma, per uscire dalla crisi ci vuole una sempre maggior deregulation del mondo del lavoro?
Attenzione: lungi da me l’incentivare il lavoro nero, o abusivo. Dico solo che, se un imprenditore dopo aver assunto un dipendente si rende conto che, per tante ragioni, quel lavoratore non va bene deve poter rescindere il contratto di lavoro. Ma assumendo sempre tutti in maniera regolare, ripeto.
E sul fronte Imu prima casa? Letta e Berlusconi sembrano al momento aver dato una lettura diversa: uno parla di sospensione, il secondo di soppressione. In autunno sul tema sarà scontro, o passata l’estate uno dei due cambierà posizione?
Il Pdl ha parlato chiaro: la prima casa non si tocca. E’ un bene essenziale degli italiani, il frutto di sforzi spesso gravosi, su cui peraltro già grava un’altra lunga serie di tasse dirette e indirette. Oltretutto, con massimo pragmatismo: l’Imu da un lato ha portato introiti allo Stato, ma dall’altro ha contribuito a fare letteralmente crollare il mercato immobiliare, bruciando ricchezza in maniera assai superiore rispetto agli introiti generati.
Senatrice, proviamo a immaginare però un’Italia senza Imu: verrebbero meno risorse fondamentali, con cui lo Stato alimenta le proprie articolazioni centrali e locali. Quindi? Alleggeriamo la macchina pubblica?
Per forza. Io sono una sostenitrice, senza se e senza ma, dell’abolizione delle Province, in toto. E credo anche che serva una drastica razionalizzazione sul fronte dei piccoli comuni. Ma, soprattutto, la macchina statale, e della pubblica amministrazione, va assolutamente snellita. So che ci sono in gioco tanti interessi di parte, e che da qualsiasi parte di cominci, si sollevano reazioni indignate. Ma questo è il momento del coraggio, e dobbiamo sapere anche rischiare l’impopolarità, per riformare davvero il Paese, e dare una prospettiva alle generazioni più giovani. Ripeto: il fenomeno dell’emigrazione giovanile di massa mi indigna. Un conto è andarsene altrove per inseguire un proprio progetto specifico, di vita e di lavoro. Ma qui stiamo parlando di ragazzi che vanno via semplicemente perché in Italia non trovano un lavoro! Io davvero temo che il baratro, il collasso del Paese sia un rischio che corriamo concretamente: e che per questo debba essere il collante che spinge i partiti a trovare soluzioni efficaci, nel vero interesse collettivo.
Secondo Grillo e i 5 Stelle il problema siete voi: il male non può essere anche la cura insomma, e dovete andare tutti a casa….
Guardi, io credo che il Movimento 5 Stelle sia cresciuto perché ha saputo dare voce al malcontento popolare. E come tale lo rispetto, e sarei in questa fase di vera emergenza assolutamente favorevole a dialogare anche con loro, ad ascoltare le proposte dei loro rappresentanti. Chiaramente, se loro continuano a dire no a priori, o ad avere l’atteggiamento anti sistema che lei ha sottolineato, ogni forma di collaborazione diventa impossibile, nei fatti.
Senatrice, le famose riforme istituzionali si faranno mai?
A questo punto, credo siano indispensabili. Sul superamento del bicameralismo cosiddetto ‘perfetto’ mi pare ci sia un’ampia convergenza: due camere che fanno le stesse cose oggi sono solo un rallentamento procedurale. Una Camera legislativa può bastare: se deve essercene una seconda, assegniamole compiti decisamente diversi. E naturalmente riduciamo il numero complessivo dei parlamentari. Puntando, è la mia opinione, su una forma di semi presidenzialismo che dia più forza e potere al governo.
E il cosiddetto “porcellum”? Anche lei è per un ritorno al sistema delle preferenze?
Assolutamente no, e trovo che sulla legge elettorale ci sia davvero troppa demagogia. Io non difendo, né boccio in toto, il porcellum. Mi limito a ricordare che tanti di quelli che oggi esaltano il ritorno alle preferenze, un tempo ne evidenziavano i limiti: e davvero oggi ci raccontano una brutta favola. In realtà si tratta di un meccanismo che privilegia chi ha più soldi da investire nella campagna elettorale, e oltretutto i rischi di controllo clientelare si moltiplicano. E poi, diciamocelo: il meccanismo della conoscenza diretta di chi stai eleggendo può valere per elezioni locali, e in piccoli centri. Non certo per elezioni di parlamentari, o europarlamentari. No, la strada è un’altra….
E quale?
Certamente ci vuole una legge elettorale equilibrata, ma quel che conta sono soprattutto le scelte dei partiti: è lì che va recuperata una credibilità, e un rapporto vero con il territorio. E sono i partiti che devono saper proporre al loro elettorato candidature autorevoli. Che naturalmente si dimostrano tali se gli elettori le premiano, e non in caso contrario.
Senatrice Repetti, eccoci dunque al territorio: lei è anche segretario provinciale del Pdl. Non crede che il suo partito abbia vissuto a lungo di luce riflessa, ossia del carisma di Silvio Berlusconi, a discapito, anche a casa nostra, di vero dibattito, di vera partecipazione?
Che il Presidente sia un unicum, per le sue capacità personali e per come riesce a dialogare in maniera diretta con l’elettorato moderato (che è maggioranza nel Paese) non ci sono dubbi. Nonostante una politica di “pane e odio” che la sinistra ha praticato per vent’anni nei suoi confronti, ogni volta gli italiani dimostrano quanto lo apprezzano, e quanto si fidano, a ragione, di lui. Non per niente, il periodo di offuscamento del Pdl ha coinciso con il suo “passo indietro”, e io sono tra coloro che gli hanno sempre chiesto di essere alla nostra testa, perché davvero non riesco ad immaginare un centro destra senza la guida vincente di Berlusconi. Però attenzione, non è vero che il Pdl, anche sul nostro territorio, sia in difficoltà. Persino nei mesi in cui sembrava che, nei sondaggi, stessimo perdendo consenso, io ho sempre avvertito, fra gli iscritti, gli attivisti e i militanti una presenza forte, e grande determinazione.
Ad Alessandria, però, nel 2012 avete perso il comune capoluogo….
Quella di Alessandria è una vicenda molto particolare e difficile, legata ad una situazione delicata, che gli alessandrini conoscono molto meglio di me, nei dettagli. Posso dirle che il Pdl alessandrino c’è, ed è in fase di forte riorganizzazione, con tanti progetti e gruppi di lavoro legati a temi concreti.
Abbiamo diversi giovani amministratori, anche di piccoli comuni del circondario, che stanno crescendo, e daranno un contributo importante. E poi ad Alessandria si voterà solo tra quattro anni, a meno di novità. Quindi c’è tutto il tempo di ragionare sul futuro. Se crede ne riparliamo più dettagliatamente tra qualche mese.
Nel 2014, invece, andranno alle urne Casale, Tortona, Ovada e la sua Novi. Da qualche parte si comincia a parlare di larghe intese con il Pd: il governo Letta farà “tendenza”?
Lo escluderei, davvero. Credo che l’alleanza Pdl Pd non possa che essere un percorso “una tantum” e nazionale, legata all’eccezionalità del momento. Naturalmente, come coordinatrice provinciale del Pdl, mi confronterò con tutte le diverse realtà locali, e a decidere candidati e possibili alleanze sarà comunque chi opera sul campo, e conosce da vicino le questioni cittadine. Posso dirle che, a Tortona, Berutti in questi anni ha fatto molto bene, partendo da una situazione ereditata di enorme difficoltà. Credo quindi che sarà ancora lui il candidato di tutto il centro destra. A Novi, invece, nel 2009 abbiamo perso una grande occasione, e io stessa riconosco di aver commesso errori di valutazione. I tempi, però, sono maturi per riprovarci, e sono certa che le diverse anime del centro destra locale nei prossimi mesi sapranno incontrarsi, dialogare e trovare una candidatura unitaria, capace di proporre alla città l’alternativa vera di cui c’è bisogno da tempo.
Ettore Grassano
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