Il comune di Alessandria si salverebbe con 50-60 milioni di euro, il valore di mercato del bomber del Napoli Edinson Cavani, detto El Matador.
L’immagine, efficace, l’ho letta ieri, attribuita ad un sindacalista. Insieme a tutta un’altra serie di considerazioni sull’importanza di “fare squadra” a Roma, giocando uniti per la salvezza della città, ecc ecc…Peccato, naturalmente, che negli spogliatoi di Palazzo Rosso un Cavani da mettere sul mercato proprio non c’è: e non andiamo oltre nel paragone sui brocchi da svincolare a parametro zero, o finisce che qualcuno si offende.
Però, insomma, quando il gioco si fa duro, gli italiani (in questo caso alessandrini) ricorrono alle metafore e ai paragoni calcistici. Berlusconi ci ha costruito un carrierone politico senza eguali, quindi figuriamoci se non possiamo provarci pure noi. Anche se, fateci caso, pure su questo terreno corriamo sempre per la sopravvivenza, mai per lo scudetto. Questione di forma mentis, probabilmente.
Comunque sia: lunedì prossimo alla Camera del Lavoro è previsto un nuovo summit tra sindacati, sindaco di Alessandria e parlamentari del territorio. Obiettivo: convincere Roma a lanciarci un salvagente, una scialuppa, o quant’altro possa servire a non annegare. Insomma, ci dica il Governo con quanti zeri si scrive solidarietà, e ne aggiunga il più possibile. Anche se continua a non essere chiaro se vogliamo farci regalare quattrini “una tantum” (come si è sempre fatto e si fa tutt’ora con le disastrare e scaltre città del sud), oppure se puntiamo ad un prestito dall’apposita Cassa (Depositi e Prestiti, appunto), da restituire in tempi lunghi.
Se si tratta di caval donato, beh c’è poco da dire: non gli guardiamo in bocca, e quel che arriva arriva. Ma in genere questi sono canali tanto più consistenti, quanto più il territorio esprime personaggi davvero rilevanti, o capacità ricattatoria della plebe inbufalita. E sono entrambe frecce che non abbiamo al nostro arco, diciamocelo.
Nel caso del prestito, la domanda invece è la solita: i prestiti per definizione vanno restituiti, e il comune di Alessandria ha a tutt’oggi uno sbilanciamento di bilancio assai significativo. Insomma, ogni anno spende molto più di quel che incassa, che non è esattamente una strada compatibile, in prospettiva, addirittura con la restituzione di nuovi prestiti. Oltre ai significativi debiti già contratti.
Insomma, siamo sempre qui, in oscillazione tra emergenza e progetto (che significa riorganizzazione e ristrutturazione serie). Se non c’è il secondo, la prima è un tamponare “falle”, giusto per evitare alla barchetta di affondare. Ma è la rotta del Comune di Alessandria (e società annesse) a non essere ancora chiara.