Odio gli indifferenti diceva Antonio Gramsci.
A volte sono arrivato a pensare che il nostro bel paese fosse marcato a vista dall’indifferenza.
Mentre ricorre l’anniversario della scomparsa di un mio carissimo amico, lo scrittore Stefano Tassinari, contemporaneamente le pagine dei giornali e i tg ci violentano con la notizia che se ne è andato un pezzo della storia d’Italia con la scomparsa, alla veneranda età di novantaquattro anni, di Giulio Andreotti.
Commemorarlo fa parte di una oligarchia istituzionale italiana dove il popolo si accoda muto facendo la fila. Sono rimasto stupito che durante il minuto di silenzio sui campi di calcio i tifosi del Torino abbiano alzato le immagini di Falcone e Borsellino. Ancor di più sono rimasto stupito quando il consigliere di minoranza della Regione Lombardia Ambrosoli nel momento della commemorazione si è alzato e se ne è andato suscitando commenti disparati in tutto il paese.
Forse ci siamo trovati a dirlo più volte, questo paese non ha memoria storica, ma ha un’anima, un’anima fiera e tenace che ne muove i comportamenti, giusti o sbagliati che siano.
Ho pensato a questo mentre ricorreva il primo anniversario della morte di Stefano, intanto il comune di Bologna nella persona del sindaco Merola decideva di dedicargli una sala in omaggio e alla memoria. La sala dei Tribuni della Plebe di Palazzo d’Accursio sarà intitolata a Stefano Tassinari.
Ho conosciuto Stefano nel lontano 1987, all’uscita di un suo libro per un piccolo editore di Milano nostro comune amico. Il libro si intitolava “All’idea che sopraggiunge”. Lui allora lavorava a “Tele Kabul,” Rai Tre da Sandro Curzi. Siamo sempre rimasti in contatto e in amicizia, io, mandrogno di questo basso Piemonte quasi di frontiera e lui emiliano, ferrarese, di quella Ferrara immaginaria di Ariosto, dell’Emilia rossa. Stefano è stato scrittore di rango, politico rigoroso, divulgatore letterario.
Certo, il sindaco Merola aveva promesso una sala del comune in suo onore e la richiesta non è partita da una solita oligarchia politica, ma dal basso, dalla gente comune che ha conosciuto Stefano e ne ha apprezzato le grandi qualità, da intellettuali, scrittori, compagni e amici che hanno incalzato e sollecitato le istituzioni perché il suo lavoro non andasse perduto e la memoria restasse viva.
Anche il sindaco Merola ha fatto qualcosa di sinistra ascoltando le tante voci che soffiavano dal basso, anche la politica alle volte ha un’anima.
A ricordare Stefano a un anno dalla sua scomparsa ci ha pensato pure un editore di rango e di grande qualità, Edizioni Alegre, che ha ristampato un suo libro ormai fuori catalogo “L’amore degli insorti” nella collana scritture resistenti.
La collana è una garanzia, l’editore anche. Se accettate un consiglio fate una salto in libreria e acquistatelo. Ci possono essere difficoltà a reperirlo, ma basta ordinarlo perché la distribuzione è sicura. Sono certo che non ve ne pentirete.