Un buon primo tempo di “rendicontazione politica” delle attività svolte in Consiglio Comunale dai consiglieri Malerba, Cammalleri e Di Filippo. E un secondo tempo, più deludente, dedicato all’ascolto delle istanze portate dai cittadini (o, almeno, da quelli presenti all’incontro).
La serata “Un anno di Movimento 5 Stelle” di venerdì scorso potrebbe essere vista così, ossia come un film non completamente riuscito.
Se nella tranche iniziale, quella delle cose fatte, si è visto un movimento politico positivamente in azione, nella seconda parte, la “parola ai cittadini” [video], abbiamo assistito ad una forma di democrazia partecipativa orizzontale (“Ognuno vale uno”), su cui vale la pena fare qualche riflessione in più.
Non è facile rimanere composti di fronte al cittadino che propone di introdurre una moneta locale per Alessandria; o non sorridere per la simpatizzante (come lei stessa si definisce) che si chiede testualmente “perché il Comune non dà un po’ di orto ai cittadini”. Quando dal banco dei relatori le chiedono quali potrebbero essere i criteri di assegnazione, e lei risponde “non so, quelli che ci sono adesso…”, ecco che qualcuno ride (e si sente), uno dei tre consiglieri comunali annusa l’aria ed esce dalla sala a parlare con un amico, altri ancora se ne vanno a casa. Dal centinaio di presenti alla ex Taglieria del Pelo (sala piena, caldo asfissiante, gente anche in piedi) si passa nel giro di un quarto d’ora alla metà.
Non è il caso di fare i nostalgici e rimpiangere il politichese classico, modello Pd-Pdl, che i 5Stelle stanno provando a mettere in soffitta. Ma a leggere le proposte raccolte durante la serata e coraggiosamente pubblicate sul sito dei 5Stelle alessandrini, è lecito avanzare qualche perplessità su questo particolare modello di partecipazione allargata. Che, pur avendo il merito di non sapere più di vecchia politica, rischia di scadere facilmente nella banalità, a volte un po’ ridicola, della chiacchiera da bar. Tertium non datur?
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