Da un lato la logica dell’emergenza, e la necessità di rincorrere una quotidianità fatta di pignoramenti, casse vuote, lavoratori nel panico (sicuramente eccessivo). Dall’altro il tema della progettualità, e spesso della sua mancanza.
Il dibattito organizzato venerdì sera dal Psi di Alessandria era naturalmente centrato su Amiu. Sul futuro della partecipata alessandrina incombe la decisione del tribunale in merito all’istanza di fallimento presentata nei mesi scorsi, e conseguentemente una serie di scelte che riguarderanno la riorganizzazione dell’intera filiera dei rifiuti, su scala non solo comunale. E’ tutto lo scenario delle regole del settore ad essere prossimo ad uno stravolgimento, e presto ragioneremo non più in termini di consorzi locali, ma di autorità d’ambito su territori decisamente più vasti.
In tutto ciò, che ne sarà di un’azienda che sta fallendo pur avendo più crediti che debiti, e che si trova in questa condizione paradossale a causa di una inadempienza (clamorosa e pluriennale) del suo azionista, ossia il comune di Alessandria? Per anni Palazzo Rosso ha incassato la tassa rifiuti, e non l’ha girata ad Amiu che espletava il servizio. Utilizzando quelle risorse, è evidente, per fare altro. Così come ad Amiu non è stata pagata una serie di prestazioni aggiuntive, arrivando (secondo quanto emerso l’altra sera dalle parole del sindaco Rita Rossa) alla cifra “mostruosa” di 52 milioni di euro. Tra l’altro, la domanda più volte rimbalzata sulle labbra di diversi relatori è stata: “ma gli amministratori di Amiu che facevano nel mentre? Non avrebbero dovuto dar luogo ad un recupero forzoso dei crediti comunali, almeno a livello di tentativo formale?”.
In ogni caso, sul passato si faccia chiarezza nelle sedi opportune. Lo spazio della politica è certamente un altro, ossia quello di immaginare un futuro possibile per la filiera dei rifiuti, come per Alessandria nel suo complesso. Ed è qui che la capacità di “visione” di Felice Borgoglio ha in qualche modo caratterizzato la serata, grazie poi anche una serie di riflessioni aggiuntive di Lino Rava e Renzo Penna. Borgoglio non è stato “tenero” non tanto con il sindaco (che, oggettivamente, alle prese con emergenze quotidiane di ogni tipo, probabilmente tempo per progettare serenamente fino ad ora ne deve aver avuto davvero poco), quanto con i partiti che costituiscono l’attuale maggioranza.
Sembra di sparare sulla Croce Rossa, naturalmente, con tutto quel che sta succedendo in quel partito anche a livello nazionale. Ma davvero il Pd alessandrino, fino ad oggi, è sembrato poca cosa, sul piano dell’intelligenza di progetto. Se ha idee forti e vincenti, diciamo, nell’ultimo anno le ha tenute ben nascoste, magari per sorprenderci poi tutto d’un botto. Attendiamo fiduciosi, naturalmente.
Il deficit di progettualità però, e l’incapacità dei partiti politici di proporsi come laboratori di idee e proposte, è davvero la “cifra interpretativa” di questi anni. Non parliamo neppure, ad esempio, del Pdl, che sui territori semplicemente non esiste: è un marchio che alle elezioni campa di carisma berlusconiano, così tragicamente efficace nonostante tutto. Ma se Berlusconi ci mettesse solo la sua faccia, il suo nome, la sua grancassa mediatica e un’altra sigla, a caso, prenderebbe gli stessi identici voti.
E allora? Con i principali partiti allo sbando, non è che ad Alessandria toccherà di nuovo ai socialisti, quarant’anni dopo, proporre una visione di città “sostenibile”, che restituisca alla comunità la voglia di credere in se stessa? Il dibattito è aperto….