Primo maggio. La festa laica per eccellenza. Il Natale dei lavoratori. Senza il bambinello nella greppia e senza nemmeno il bue e l’asino nella grotta, ma con gli attrezzi della fatica quotidiana sollevati da terra, appoggiati in spalla con uomini e donne uniti, uno accanto all’altra, in una grande marcia collettiva verso il futuro. Da sempre, l’iconografia novecentesca ha rappresentato il primo maggio come un’onda di fazzoletti al collo, bandiere al vento, garofani all’occhiello e tanta musica. Il colore simbolo è il rosso che fa da sfondo a ogni manifestazione di piazza, alle voci che intonano antichi canti corali, o ai più vigorosi decibel dei concertoni urbani di più recente invenzione.
Ognuno di noi, in veste di cittadino attivo nel fare la propria parte con impegno e fatica, è invitato a dare un contributo alla festa dei diritti, quella per eccellenza, con la D maiuscola. Primo maggio, il giorno della grande riscossa degli umili. Un puzzle articolato tra simboli, idee, pensieri, prospettive e desideri che ha caricato di speranze più di cent’anni della nostra storia recente. Tutti invitati.
Tutti meno uno.
Il grande escluso al banchetto d’onore del 2013 sembra essere proprio lui, il padrone di casa. Il lavoro. A tutt’oggi si resta in attesa. Si sono perse notizie sul suo conto. Si può pensare che arriverà comunque, magari in ritardo. Forse ha smarrito la bussola tra gli svincoli e le deviazioni sulle strade d’Europa, o tra i sentieri più accidentati dell’Estremo Oriente. Oppure sarà alla periferia di casa nostra, fermo in coda al resto dei problemi in attesa che venga il suo turno per avere il via libera. O forse è rimasto impantanato nel caos della politica, aggrovigliato tra i meccanismi contorti e arrugginiti dell’attuale stallo parlamentare.
Il tempo scorre e questa assenza non dichiarata si fa sempre più inquietante e misteriosa. Tanto da ricordare quello che succede in una famosa parodia del film di genere giallo Invito a cena con delitto. Diretto nel 1976 da Robert Moore, fu scritto dal commediografo statunitense Neil Simon, e interpretato da un cast di fama internazionale. La pellicola può vantare anche la collaborazione di uno scrittore del calibro di Truman Capote. La trama si articola attorno alle figure di cinque tra i più grandi investigatori della letteratura gialla (Charlie Chan, la coppia Nick e Nora Charles, Hercule Poirot, Sam Spade, Miss Marple) invitati per un fine settimana in un tetro castello, una serata nebbiosa, un’atmosfera poco rassicurante che aleggia all’interno della casa di un misterioso quanto eccentrico milionario di cui non si vedrà il volto se non nel classico colpo di scena finale. Un coltello infilzato in una schiena, un morto, e i brillanti detective si buttano alla ricerca della soluzione del caso. Ma in gioco ci sono solo più loro e agli ospiti non resta che accusarsi a vicenda.
Come potrebbe succedere proprio il primo maggio. Un rimpallo di responsabilità tra chi un lavoro ce l’ha e chi no. Si parlerà di lui, del grande assente senza volto, il padrone di casa lontano dalla propria abitazione. Lo si giudicherà senza conoscerlo. Come si fa con uno straniero. Senza averlo visto in faccia. Perché tale rischia di diventare. Magari in attesa del colpo di scena finale.