Tutti ieri mattina (complici i titoli dei giornali cartacei e on line) ci aspettavamo un governo Amato, diciamoci la verità.
Così, all’annuncio dell’incarico esplorativo a Enrico Letta, in tanti hanno tirato un sospiro di sollievo. Perchè il potenziale premier non è certo un giovane (anzi, fin da ragazzo sembrava un “nongiovane”), ma non è neppure un “tuffo” in diretta nella prima Repubblica. Perché fa sicuramente parte di una famiglia che è casta, e pure trasversale, ma almeno le mani direttamente nelle tasche degli italiani, come il dottor Sottile, non le hai mai messe.
E poi di Letta junior si legge e si dice un gran bene, in termini di competenza, studi effettuati (e completati: tra i politici italiani è roba rara!) e capacità di tenere un “profilo basso”. La sua sobrietà, di questi tempi, piace alla gente che piace. Mentre gli elettori, si sa, oramai sono variabile secondaria: Monti docet.
Ora, naturalmente, resta da verificare se i partiti lo sosterranno davvero. A partire dal suo, il Pd, che oramai è un insieme di “schegge impazzite”, e di punti interrogativi.
E, se da un lato un governo che affronti alcuni snodi critici è ormai indispensabile, dall’altro staremo a vedere se, in nome della stabilità, non cercheranno di farci credere che il prossimo esecutivo è legittimato a governare il Paese per i prossimi cinque anni.
Perché, sia chiaro, così non è: immaginatevi se, a fine febbraio, gli italiani fossero stati chiamati alle urne con l’ipotesi di votare un governo Letta, appoggiato dall’asse Pd Pdl. Cosa avrebbero fatto? Quanti di loro avrebbero votato Grillo, e quanti si sarebbero astenuti? Quando, allora, una democrazia cessa di essere tale, e diventa altro?
Buon 25 aprile a tutti, naturalmente!