Priano: “se il sindaco fossi stato io…”

Priano 1E’ stato il primo capogruppo di Forza Italia a Palazzo Rosso, e anche l’ultimo, quando il partito di Berlusconi si trasformò in Pdl. Da pochi giorni, dopo 16 anni di presenza ininterrotta in consiglio comunale, Fabrizio Priano ha lasciato il proprio scranno di consigliere, per la sopraggiunta incompatibilità con un altro ruolo, quello di consigliere di amministrazione della Fondazione CrAl, nel quale è presente dal 2005, è dove è stato recentemente confermato per il prossimo quinquennio. Ma attenzione: quello di Priano è tutt’altro che un addio all’impegno politico.

Priano, lei ormai è un ex consigliere comunale: un addio in qualche modo previsto, ma dopo 16 anni un po’ di commozione c’è stata?
Sicuramente sì, perché sono stati anni intensi, in parte all’opposizione e in parte in maggioranza, ma sempre per mia scelta come consigliere, e non come amministratore. Perché partecipare al dibattito del consiglio, a lungo tra l’altro come capogruppo, mi interessava di più che non gestire.

Borgoglio FeliceLei arrivava da una precedente militanza nel partito socialista?
Sì, ma come semplice iscritto: nel Psi non ho mai avuto incarichi ufficiali, anche se ho sostenuto nelle diverse campagne elettorali sia mio padre, che Felice Borgoglio (nella foto), che Angiolino Rossa, papà dell’attuale sindaco. Ma la prima volta che ho deciso di impegnarmi in prima persona, candidandomi, è stato nel 1997 con Forza Italia. Che a Palazzo Rosso entrò allora, poiché alle elezioni del 1993 ci fu il “boom” della Lega, ma per il resto esistevano ancora i partiti della prima repubblica. Ricordo che fummo eletti io, Giuseppe Giordano e Franco Stradella.

Da allora il debito di Palazzo Rosso è cresciuto esponenzialmente, fino alle conseguenze attuali. Lei che lettura dà, e quanto si sente responsabile?
Non entro, me lo consentirà, in questioni giudiziarie:  ci sono organi deputati a stabilire come sono andate le cose, e se ci sono responsabilità, e di chi. Tra l’altro, come tutti gli altri esponenti della maggioranza di centro destra del quinquennio 2007-2012, ho subìto una condanna in primo grado dalla Corte dei Conti in merito ad una vicenda per la quale ritengo onestamente che il consiglio comunale non avesse alcuna responsabilità. Comunque, ripeto, lasciamo che siano i giudici ad esprimersi, anche nei gradi successivi. Invece posso darle la mia interpretazione politica di questi anni…

Prego….
Cercare un singolo capro espiatorio è sbagliato, a prescindere dagli errori che ognuno può aver commesso. L’indebitamento del comune di Alessandria è simile a quello della gran parte di altre realtà, ed è stato determinato da diversi fattori, tra i quali certamente anche il variare delle normative e delle regole di gestione degli enti locali, e il peggioramento dell’economia nazionale. Basti pensare a quali erano gli oneri di urbanizzazione che si incassavano dieci anni, e agli introiti attuali, e si capisce bene la dimensione del problema. Anche se….

Non mi dica che lei l’aveva detto?
E’ così invece: basta andare a controllare atti e dichiarazioni ufficiali, e si scoprirà che, nel 2007, Giuseppe Giordano (che poi fu assessore all’Urbanistica) ed io, non appena vinte le elezioni, chiedemmo ripetutamente che fosse commissionata una due diligence della reale situazione finanziaria dell’ente, esattamente come si fa con le aziende private. Perché il legittimo dubbio di trovarci già allora in una situazione molto delicata a noi venne, eccome. Si decise diversamente, e noi per disciplina di partito ci adeguammo. Ecco, se mi posso imputare una responsabilità personale è proprio quella di non aver battuto, allora, i pugni sul tavolo con maggior decisione. E, se fossi stato io il sindaco, certamente avrei fatto scelte diverse.

Ad un certo punto lei è sembrato sul punto di uscire dal Pdl (a lungo in statoCraxi-stefania-2 confusionale, e non solo ad Alessandria) per tornare al primo amore socialista, nel partito di Stefania Craxi. Poi cos’è successo?
Stefania è un’amica, con cui abbiamo ad un certo punto condiviso il progetto di una lista di ispirazione riformista, con cui cercare di rinnovare l’offerta politica, ma sempre nell’ambito del centro destra. E sempre a sostegno del Pdl, non in contrasto con Berlusconi. Quando, in piena campagna elettorale, la Craxi ha deciso diversamente, e di correre da sola, io come molti altri ci siamo sfilati. Non credo nella frammentazione.

E adesso? Ha intenzione di appendere al chiodo il gagliardetto della politica?
Ma neanche per idea. A dire il vero non ho neppure detto addio alla mia passione amministrativa locale, ma solo arrivederci. Esiste un’incompatibilità, di cui prendo atto. Ma la considero una pausa di riflessione. Nel frattempo, peraltro, intendo impegnarmi in maniera più intensa all’interno degli organismi del Pdl, a livello comunale e provinciale. Abbiamo costituito diversi gruppi di lavoro, ed è incoraggiante constatare che si stanno riavvicinando alla politica tanti giovani: avendo un po’ di esperienza su come funzionano le dinamiche amministrative, cercherò di metterle a disposizione.

Anche attraverso una nuova associazione culturale, si dice in giro.
Esatto, vedo che è ben informato. Si chiamerà Liberamente, laboratorio di idee. Siamo prossimi al lancio, e anche se si tratta di un’associazione alessandrina, l’orizzonte e i temi spazieranno in molte direzioni, non solo locali. Organizzeremo dibattiti, presentazioni di libri, incontri con protagonisti della vita politica, sociale e culturale. In realtà esiste già un preciso carnet di incontri per i prossimi mesi, che renderemo noto a breve. Posso aggiungere, però, che daremo ampio spazio e risalto ai tanti artisti alessandrini (in senso cittadino e provinciale) che faticano a trovare spazi, fisici e culturali, dove esprimersi.

Priano 2Ma perché ha scelto il consiglio della Fondazione, rispetto a quello del consiglio comunale? Sa bene che i maligni ironizzano sul fatto che i gettoni sono di entità un po’ diversa…
E lasciamoli ironizzare, ognuno ha pienamente diritto ad esprimersi, se rispetta le opinioni altrui, e non stravolge i fatti. La realtà è che le Fondazioni non sono banche, anche se naturalmente hanno anche partecipazioni bancarie (il che in questi anni significa soprattutto confrontarsi con non poche difficoltà). Sono invece organismi che incidono moltissimo sul territorio, finanziando progetti, iniziative e strutture con una forte valenza sociale, e territoriale. Io ho completato il primo mandato (che è stato di sette anni), e mi appresto a vivere il secondo, è ultimo, di altri cinque. Con risorse sicuramente in contrazione, ma anche la volontà di essere ancora volàno del territorio. Speriamo di dare un contributo significativo: sappiamo tutti quanto Alessandria e tutto il territorio circostante ne abbiano bisogno.

Ettore Grassano