Ancora re Giorgio: la ditta è salva [Controvento]

Napolitano re

di Ettore Grassano.

Napolitano presidente, Amato premier, con vice Letta junior e Alfano. Dietro le quinte, a tirare le fila, Massimo D’Alema. Questa l’ipotesi agghiacciante che circola, dopo l’accordo per un “bis a termine” (cosa possa significare, immaginatevelo da soli) a Giorgio Napolitano.

La peggior restaurazione? Una quadriglia da oltretomba? Il gesto disperato di un’oligarchia al tramonto, incapace di lasciare, ma anche di rigenenerarsi?

Oppure invece l’unica strada percorribile per un Paese che cerca, non potendolo fermare in alcun modo, quanto meno di convivere serenamente con il proprio declino?

Comunque la pensiate, continuiamo la navigazione in questo limbo, in cui la seconda repubblica è morta, e la terza non nasce. In cui ci sono due partiti, Pd e Pdl, soci in affari al di là delle finte baruffe, che si rivolgono a nonno Napo perché salvi la baracca, e gli interessi correlati. E il raffinato manovratore accetta, non si sa se pro tempore, obtorto collo o con quale altra postilla in latino. Certamente per “forte senso di responsabilità”. Ah beh, sì beh, avrebbe commentato Enzo Jannacci.

Lasciamo da parte l’etica (ma stabiliamo che d’ora in poi, soprattutto nel centro sinistra e almeno qui da noi, chiunque osi sproloquiarne si fa un’ora in ginocchio sui ceci, e si prende una dose di pernacchie). Parliamo di ragion pratica invece, e speriamo che, almeno, questo indecoroso fine settimana serva a ridare all’Italia un po’ di fiato, un minimo orizzonte di stabilità. Anche se ci pare speranza vana, e questo governo “di unità nazionale” ci sa tanto di bunker hitleriano. Ma sia chiaro, noi siamo gente assai più saggia dei nazisti: perchè qui, all’italiana, davvero nessuno intende morire prima del tempo. Anzi.

Ora attendiamoci un bel salvacondotto (passato, presente e futuro) per Silvio, che insieme a Beppe Grillo è l’unico vincitore di questo sfascio politico. E il Pd? Lì hanno fatto veramente il miracolo, se pensate a come si gonfiavano il petto due mesi fa: dai sogni di (stra)potere all’harakiri, nel giro di poche settimane. Forse è giusto così: non ci mancheranno.