E ora che succederà? Qualcuno a Roma darà risposte immediate e concrete alla richiesta di Rita Rossa (“entro 48 ore vorrei avere lo strumento giusto per fermare le liquidazioni delle aziende partecipate, insieme alla data certa del primo tavolo tecnico interministeriale”), oppure “passata la festa gabbato lo santo”, e le parole dei rappresentanti istituzionali di giovedì scorso erano solo un modo elegante per “togliersi dai piedi” il problema Alessandria?
Lo scopriremo presto, anche perchè nel giro di pochi giorni gli amministratori alessandrini sono tenuti, per legge, a rispondere alle numerose osservazioni ministeriali sul bilancio stabilmente riequlibrato, e le due questioni sono in realtà una sola. Ossia: si possono o no cambiare rapidamente le norme che impongono a Palazzo Rosso l’immediato riequilibrio dei conti, oppure si dovrà procedere con metodi drastici, che in soldoni significa (anche) licenziamenti, a partire dalle partecipate?
La questione, se ci pensate, è legata in gran parte anche all’instabilità della politica romana. Dove tutti, da Napolitano in giù, sono sostanzialmente in scadenza, o già scaduti, o comunque incapaci di capire che ne sarà del Paese di qui a qualche settimana, o mese. In questo contesto, la questione Alessandria (ma anche quella delle Province, ad esempio: condannate al momento a morire per “asfissia”) rimane gravissima, ma marginale.
Soprattutto, chiedere garanzie agli interlocutori di oggi è come pretendere da un supplente in scadenza a giugno di impegnarsi sulle regole che saranno in vigore a settembre, più o meno.
Fare l’amministratore locale, in queste condizioni di emergenza, è come stare sulle “montagne russe”: da un lato lavoratori e cittadini che ti chiedono chiarezza, dall’altro autorità centrali che promettono generici “tavoli di confronto”, e intanto tu non sai come pagare gli stipendi e garantire un futuro a gente che poi incontri per strada, e in buona parte conosci personalmente. Qualcuno di voi, oggi, invidia Rita Rossa?
Ps: nel frattempo Confindustria e sindacati su un tema concordano: l’economia del Paese è davvero alla canna del gas. Dai costi peraltro sempre più proibitivi, a quanto pare: vero Amag?