Il “Disastro” di Alessandria

ArcipelagoFigurarsi se con la mia storia personale alle spalle non mi schiero dalla parte dei lavoratori delle municipalizzate alessandrine che si trovano senza stipendio e addirittura rischiano di essere licenziati. Ma… una volta sgombrato il campo da ogni equivoco, che regolarmente viene sfruttato dall’apparato ‘democratico’ per emarginare chiunque si discosti dalla lettura ‘condivisa’ della situazione, vorrei portare alcuni elementi di giudizio per evitare che la crisi alessandrina si incancrenisca tra scontati riti di protesta, altrettanto scontate attribuzioni di colpa a chi ha portato Alessandria al disastro, al governo cieco e sordo al grido di dolore ecc.ecc..

Saldamente guidata dalla sinistra fin dall’inizio del secolo scorso (salvo le parentesi del fascismo, del primo controsinistra, della lega nord e del più recente centro destra) Alessandria ha goduto di politiche lungimiranti di attenzione ai più deboli e di una spesa pubblica indirizzata a sostenere l’economia locale che ha trovato, per esempio, una mirabile espressione nella programmata demolizione dei bastioni per fare spazio a nuove aree di edilizia urbana.

Ma se vogliamo essere davvero sinceri dal secondo dopoguerra in poi la ‘sinistra locale’ con l’ampio consenso dell’opposizione democristiana ha usato, e abusato, del ‘pubblico’ per far fronte alla progressiva decadenza del tessuto economico, esemplificato paradigmaticamente dalla crisi della Borsalino. In sostanza, come nel meridione, in mancanza di coraggiose politiche di riforma, si largheggiava in pensioni sociali e di invalidità, qui da noi si gonfiavano gli organici del Comune e della Provincia, si approfittava della ‘disponibilità’ della Cassa di Risparmio come dell’Azienda Ospedaliera, delle Ferrovie come delle Cooperative o delle Poste e Telegrafi, delle case popolari oppure anche del sindacato, per dare risposta alle richieste di lavoro e, contemporaneamente, mettere in piedi un sistema di voto di scambio perfettamente oliato.

All’occorrenza, nei periodi più critici si provvedeva ad espandere il settore controllato dalla ‘politica’ con la creazione di opportune municipalizzate e di società di ogni genere destinate a imboccare non il cammino dell’efficienza aziendale (con relativo beneficio sociale), ma quello di riserve di posti di lavoro da assegnare agli iscritti ai partiti e di ruoli dirigenziali destinati ai favoriti, o favorite (non importa) di turno.

Lo sapevamo? Sì lo sapevamo e lo sapevano anche quelli che pur incolpevolmente, facevano il giro delle sette chiese per trovare un posto alla moglie o al figlio. Lo sapevano poi benissimo anche quelle famiglie numerose che in forza di tessere partitiche trovavano occupazione a interi clan progressivamente rimpolpati da sorprendenti microfenomeni immigrativi.

Sì lo sapevamo, e allora se non vogliamo continuare a raccontarci delle balle, prepariamo un bel tavolo di discussione, pulito da tutte le incrostazioni e i residui del passato. Attorno al quale magari si discuta, senza tirare in ballo le colpe di questo o di quello, di come far fronte a una pianta organica comunale, per esempio, surdimensionata almeno del 35 per cento, con relativo, pletorico, organigramma dirigenziale.

La crisi è gravissima e non si risolve con facili slogan di piazza. E neppure con panzane del tipo ‘terziario avanzato’. Né tanto meno facendo ricorso a smacchiati certificati di innocenza.

E’ giunto il momento di ‘tirare la riga’ e riscrivere le regole che governano il nostro stare insieme: come a livello nazionale così in Alessandria apriamo percorsi di discussione che coinvolgano quei cittadini che responsabilmente e in modo trasparente decidono di cominciare a contare, che vogliono dire la loro senza farsi intermediare da nessuno perché questa rappresentanza politica comunale, che viene da lontano, non è più “titolata” a governare alcunchè!

Utilizziamo un qualsiasi blog e realizziamo questa “nuova rappresentanza”; poi iniziamo a incontrarci zona per zona, quartiere per quartiere e affrontiamo, approfondiamo – con la concretezza che la gente possiede ancora mentre i partiti sembra l’abbiano persa – i problemi che emergono dal blog e decidiamo le relative proposte; io a questo blog mi iscrivo fin da subito.

Carlo Viscardi
Associazione Arcipelago