840 mila euro all’anno per i servizi di pulizia a Palazzo Rosso (comprese le sedi decentrate dell’ente e il Tribunale) sono tanti e sono pochi?
Decisamente troppi, pare di capire leggendo le riflessioni dedicate al tema su Cattivi Pensieri,
il blog dell’Rsu Cgil del Comune di Alessandria a cui vale sempre la pena dare un’occhiata, perchè ricco di spunti interessanti.
Allora, vediamo: pare che sul finire del 2011 (gestione Fabbio, dunque: i dirigenti però sono gli stessi di oggi, e forse sarebbe il caso di chiamarli in causa un po’ più spesso e direttamente) il comune di Alessandria abbia affidato l’appalto per le pulizie ad una cooperativa per cinque anni senza bando di gara, in affidamento diretto tramite convenzione Consip.
Tutto legittimo, sicuramente: ma la procedura fece storcere un po’ il naso a qualche cooperativa alessandrina che riteneva di avere tutte le carte in regola quanto meno per partecipare ad una eventuale selezione.
Già, piccolo particolare: l’incarico quinquennale fu assegnato ad un consorzio di Ivrea, la Manital, che a giudicare dai dati aziendali pubblicati sul sito internet pare in effetti essere una realtà di primo livello. Ma è vero che il servizio è stato poi subappaltato ad un’altra realtà cooperativa, questa volta torinese, come qualcuno sostiene? E, se è vero, perché?
Ma soprattutto: ha ragione l’Rsu della Cgil, quando dice che, conti alla mano, il costo dei 24 lavoratori (part time, talora per poche ore settimanali) ingaggiati per espletare concretamente il servizio “si aggira sui 300 mila euro lordi annui”, a fronte del contratto da 840 mila? Ed è vero che, come sono pronti a sussurrarti in diversi, ai lavoratori stessi è stato chiesto di svolgere le stesse mansioni precedenti, ma in un numero di ore minori? Insomma, pare che siano richiesti ritmi da Speedy Gonzales, ma naturalmente senza far venir meno la qualità del servizio!
Questo è quanto siamo riusciti a sapere. Ma naturalmente saremo lieti di raccogliere al riguardo vostri contributi e segnalazioni. Non perché ci piaccia fare scandalismo, anzi. Vorremmo però poter riflettere, pacatamente, su alcuni criteri di gestione e alcune scelte, passate e presenti.
L’Rsu Cgil, sulla vicenda, conclude in sostanza con un: “assai meglio internalizzare”. Magari sorvolando sul fatto che quei costi, internalizzando il servizio, ovviamente lieviterebbero parecchio. Noi, invece, che al ruolo delle cooperative crediamo eccome, vorremmo però capire se in quel settore sono davvero tutti uguali, e così non pare. Pensiamo anche ad altri esempi recenti, proprio sul fronte pulizie, relativi ad alcuni istituti di credito.
Insomma: è un bene appaltare a soggetti che hanno testa (e cuore, e portafogli) lontano dal territorio? E chi appalta un servizio non dovrebbe anche vigilare poi sul rapporto retribuzione/prestazioni richieste dall’appaltante ai lavoratori?